Siria, le ragioni dietro al veto della Russia all'Onu

Russian Deputy Ambassador to the United Nations Vladimir Safronkov votes against a draft resolution condemning the reported use of chemical weapons in Syria at the Security Council meeting on the situation in Syria at the United Nations Headquarters in New York, U.S., April 12, 2017

Russian Deputy Ambassador to the United Nations Vladimir Safronkov votes against a draft resolution condemning the reported use of chemical weapons in Syria at the Security Council meeting on the situation in Syria at the United Nations Headquarters in New York, U.S., April 12, 2017

Reuters
Al Consiglio di Sicurezza Mosca ha bloccato il testo sul presunto attacco con armi chimiche. Clima di scontro in aula e duro intervento del diplomatico russo nei confronti del rappresentante britannico. Qual è la posizione della Federazione e quali ripercussioni ci saranno?

Il vice rappresentante permanente della Russia all’Onu, Vladimir Safronkov, 12 aprile 2017. Fonte: ReutersIl vice rappresentante permanente della Russia all’Onu, Vladimir Safronkov, 12 aprile 2017. Fonte: Reuters

La Russia ha posto di nuovo il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla Siria che questa volta riguardava le accuse lanciate contro il regime di Assad per il presunto attacco con armi chimiche compiuto contro il suo popolo. La discussione sul documento è ripresa dopo i bombardamenti americani in Siria del 7 aprile e il vertice dei capi dei dicasteri di politica estera della Russia e degli Usa. Sergej Lavrov e Rex Tillerson avevano dichiarato di essersi accordati su un riesame della situazione. Tuttavia, alla seduta dell’Onu ha dominato un clima di scontro.

Qual è il contenuto della risoluzione?

Il documento è stato presentato da tre paesi: Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna e riguardava il presunto utilizzo di armi chimiche in Siria nella città di Khan Shaykhun (nella provincia sud di Idlib) il 4 aprile scorso. Come si legge nel rapporto del governo degli Usa, l’esercito di Bashar Assad avrebbe usato il gas sarin “contro l’opposizione per evitare la perdita di un territorio ritenuto cruciale per la sua sopravvivenza”. Secondo i servizi segreti americani, l’attacco avrebbe provocato un numero di 50-100 vittime tra la popolazione locale. Gli Stati Uniti sono convinti che l’azione non sia stata messa a segno dall’opposizione.

La bozza di risoluzione mirava a ottenere dalle autorità siriane tutte le informazioni sulle azioni aeree compiute nel giorno dell’attacco su Khan Shaykhun. Damasco avrebbe dovuto rivelare i nomi “di tutti i comandanti di tutti i velivoli” e convocarli e aprire anche l’accesso alle basi militari da cui sarebbe potuto partire l’attacco. Nel caso di una conferma dei sospetti, la Siria rischiava di essere colpita da sanzioni e di subire un intervento militare.

La risoluzione non è stata accolta. Perché?

Il 12 aprile 10 membri del Consiglio di Sicurezza hanno votato a favore del documento, mentre Russia e Bulgaria si sono dichiarate contrarie. Altri tre membri del Consiglio – Cina, Etiopia e Kazakhstan – si sono astenuti. Benché la bozza di risoluzione avesse ottenuto la maggioranza dei voti necessari per la sua approvazione, la Federazione Russa, in quanto membro permanente, è ricorsa al diritto di veto.

Il rappresentante permanente della Gran Bretagna, Matthew Rycroft, ha dichiarato che la Russia “ha abusato” del diritto di veto, difendendo il governo siriano. Il vice rappresentante permanente della Russia all’Onu, Vladimir Safronkov, ha replicato che Londra “serve gli interessi dei gruppi armati, molti dei quali sgozzano i cristiani e le altre minoranze in Medio Oriente”.

Qual è l’opinione della Russia sulla risoluzione?

La Russia è contraria alla risoluzione che considera “incoerente”. Consentire la sua attuazione equivarrebbe “di fatto a legittimare l’attacco missilistico degli Usa contro la Siria”, compiuto in violazione del diritto internazionale, vale a dire prima dello svolgimento di un’inchiesta e prima che venissero adottate delle sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha spiegato Vladimir Safronkov, chiarendo la posizione russa.

Il suo intervento alla seduta dell’Onu è stato memorabile. Safronkov ha reagito con durezza alle parole di Rycroft, che ha accusato Mosca per il suo “sostegno irresponsabile” al regime di Assad che è “un assassino e un criminale” e aggiungendo che Mosca “ha perso la fiducia”, anche se il Cremlino potrebbe fare ancora in tempo a ricredersi.

“Tutto il problema sta nel fatto, come ormai è risaputo all’Onu, che l’idea che potremmo cooperare con gli Stati Uniti vi spaventa e vi fa perdere il sonno. Lo temete e fate di tutto per minare un’intesa reciproca”, ha dichiarato Safronkov, rivolgendosi direttamente al diplomatico britannico con il “tu”. Dopo di che richiamando la sua attenzione gli ha detto: “Guardami, guardami negli occhi, perché distogli lo sguardo?”.

Più tardi il Cremlino ha dichiarato ritenere l’intervento di Safronkov del tutto accettabile. “Non è stato detto niente di offensivo. […] Una manifestazione di debolezza potrebbe produrre in futuro conseguenze assai deplorevoli”, ha commentato il portavoce del Presidente della Federazione Russa Dmitrij Peskov.

Alla Russia non è piaciuta la risoluzione della “troika”, ma cosa ha proposto in alternativa?

Oltre a quella della risoluzione della troika sono state presentate al Consiglio di Sicurezza altre due bozze. Una di esse era una versione “di compromesso” della risoluzione proposta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. In tale versione la richiesta di rendere note tutte le informazioni sui voli e sull’accesso alle basi militari veniva sostituita dalla richiesta di “offrire piena collaborazione” al gruppo d’indagine e all’Onu.

La terza bozza era quella proposta dalla Russia. In sostanza chiedeva l’avvio di un’indagine “senza designare i colpevoli prima di aver verificato i fatti”. La Federazione Russa aveva proposto di inviare sul posto, a Khan Shaykhun, degli esperti dell’Onu e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.

Quali ripercussioni ci saranno?

Con ogni probabilità nessuna. È già l’ottava volta che la Federazione Russa blocca una risoluzione dell’Onu sul conflitto siriano e ogni volta questa decisione non ha prodotto alcuna seria conseguenza. “La stessa tribuna dell’Onu ormai da un pezzo è più che altro un grande forum di dibattito, una sorta di parco scuola internazionale”, sostiene Evgenij Minchenko, direttore dell’Istituto internazionale di analisi politiche. A suo avviso, più passa il tempo e meno l’Onu è in grado di prendere decisioni concrete, pur essendo questa tribuna un meccanismo necessario.     

“Sapevamo in anticipo che sarebbe stato posto il veto a questa bozza di risoluzione. E la domanda allora è: che senso ha?”, ha chiesto il diplomatico boliviano nel suo intervento alla seduta, avanzando l’ipotesi che si sia trattato di un mezzo dell’Occidente per influire sui negoziati tra Stati Uniti e Russia. Ma a detta di Andrej Suzdaltsev, vice preside della Facoltà di Economia e politica internazionale dell’Alta Scuola di Economia di Mosca, si tratta prevalentemente di una “grande illusione”, anche se qualcuno dei partner occidentali ritiene di poter esercitare delle pressioni sulla Russia, isolandola.

“Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu oggi è l’unica piattaforma nel sistema di relazioni internazionali dove si possano avanzare tutte le proprie richieste, presentando le proprie argomentazioni. E tra l’altro è un bene che tutti cerchino di parlare apertamente. Anche i nostri partner non hanno dato prova, del resto, di un particolare autocontrollo. La diplomazia talvolta lascia il posto alle polemiche e ciò qualche volta può risultare utile”, conclude Suzdaltsev. 

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