Nei nuovi scontri che stanno interessando la regione sarebbero morte nelle ultime ore oltre trenta persone.
: ReutersIl Ministero della Difesa della Repubblica autoproclamata del Nagorno-Karabakh ha comunicato che nella notte del 2 aprile l’esercito della Repubblica non riconosciuta del Nagorno-Karabakh ha effettuato delle operazioni difensive. A sua volta, il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha parlato di colpi di cannone sparati da parte armena, mentre il Ministero della Difesa armeno ha reso noto di aver abbattuto due elicotteri Mi-24/35 delle forze aeree azere. Successivamente il portavoce del Ministero della Difesa del Nagorno-Karabakh ha dichiarato di aver distrutto due carri armati azeri e due velivoli autopilotati.
Il risultato è che si parla di un bilancio di almeno 33 morti e di oltre 200 feriti. Tali dati sarebbero stati diffusi il 3 aprile dall’Ufficio della Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari.
Il conflitto tra Azerbaigian e Armenia ha avuto inizio nel 1988 quando la regione autonoma del Nagorno-Karabakh (la cui popolazione u00e8 prevalentemente di etnia armena) aveva dichiarato la sua uscita dalla compagine della Repubblica socialista sovietica azera. Alla fine dei conflitti degli anni 1992-1994 Baku aveva perso il controllo del Karabakh e di sette distretti limitrofi. Il Nagorno-Karabakh ha proclamato lu2019indipendenza e si trova di fatto sotto il protettorato armeno. Dopo lu2019accordo sulla tregua, i negoziati sul Karabakh procedono sulla base dei cosiddetti u201cprincipi di Madridu201d, concordati tra i co-presidenti del Gruppo di Minsk dellu2019Osce u2013 Russia, Francia e Stati Uniti u2013 nel dicembre 2007. Lu2019Azerbaigian considera ufficialmente la Repubblica del Nagorno-Karabakh un suo territorio.
La regione del Nagorno-Karabakh rischia di ritornare una zona calda di guerra come negli anni 1992-1994, osserva il giornale Vzgliad. Come ha dichiarato l’ex ambasciatore russo in Armenia, Vladimir Stupishin, la politica della Turchia, che l’Azerbaigian ritiene il suo alleato più stretto, potrebbe fornire il pretesto per un’escalation della situazione. A novembre il primo ministro turco Ahmed Davutoglu aveva dichiarato che Ankara avrebbe fatto quanto era in suo potere perché i territori dell’Azerbaigian occupati venissero liberati.
A detta del colonnello generale in congedo Valerij Manilov, ex vice capo di Stato Maggiore, la situazione inasprendosi potrebbe degenerare in un conflitto di lunga durata tra Armenia e Azerbaigian, e “senza una dimostrazione di buona volontà da parte degli attori del conflitto, esso potrebbe assumere proporzioni più estese e travolgere l’intera regione”.
Lo spettro della guerra
Maksim Yusin, analista del giornale Kommersant, ritiene, al contrario, che nessuna delle parti sia ancora in grado di scatenare un conflitto su larga scala. I politici azeri intendono evitare il rischio di uno scontro vero con l’Armenia. L’Armenia è alleata con la Russia e in caso di aggressione in linea teorica potrebbe sussistere la minaccia di un coinvolgimento di Mosca nel conflitto.
Tuttavia, l’opinione pubblica in Azerbaigian sembra orientata in modo assai più radicale. “Le autorità sono costrette a tener conto di questa situazione e periodicamente devono inscenare azioni al fronte per evitare che la popolazione possa pensare che il Presidente si stia rassegnando a una sconfitta” afferma il giornalista.
In altre parole in tempi brevi non bisogna attendersi una stabilizzazione del conflitto. Verranno ciclicamente inscenati dei conflitti, ma la buona notizia è che una guerra inscenata non è ancora guerra.
Gli Usa e la Turchia
“Da una serie di avvisaglie l’Occidente poteva essere informato della provocazione armata che stava mettendo a segno l’Azerbaigian”, ha dichiarato al giornale on line Svobodnaia pressa Stanislav Tarasov, capo redattore della redazione dell’Est dell’agenzia di stampa Regnum. “Alla vigilia Stratfor ha pubblicato delle previsioni per il secondo semestre 2016, in cui si legge tra l’altro: “l’Azerbaigian inasprirà la contesa con l’Armenia sulla questione del Nagorno-Karabakh per distogliere l’attenzione della popolazione dalle difficoltà economiche interne, ma tuttavia sono scarse le probabilità che vengano intraprese delle serie azioni militari. Russia e Turchia cercheranno di influenzare l’andamento dei negoziati tra i due Paesi, facendo leva sulla loro posizione di alleati”.La Turchia avrebbe spinto negli ultimi tempi l’Azerbaigian verso azioni aggressive. A confermarlo sarebbero le dichiarazioni rilasciate dal Presidente azero Ilham Aliyev: nel corso del summit sul nucleare di Washington avrebbe detto che “Siamo grati al governo degli Stati Uniti per gli sforzi compiuti nella ricerca di una soluzione dell’annoso conflitto tra Armenia e Azerbaigian e riteniamo che tale conflitto debba essere risolto sulla base di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che preveda un immediato ritiro delle truppe armene dai nostri territori”, ha affermato Aliyev a margine dell’incontro con il segretario di Stato americano John Kerry.
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