Il villaggio di Kakhib si trova a 160 km da Makhachkala, la capitale del Daghestan. Il centro di questa cittadella è composto da rovine di pietra, costruite secoli fa sul fianco ripido della montagna che domina il fiume Kahibtlar.
Le rovine sono inserite in modo così armonico nel paesaggio che si “fondono” visivamente con le rocce circostanti e si confondono con l'ambiente. A uno sguardo più attento, l'antica città abbandonata appare in tutta la sua magnificenza.
Gli storici ritengono che queste spettacolari case e torrette siano apparse nell'VIII-X secolo d.C. Si ipotizza che la gente si sia stabilita in questa zona così inaccessibile per respingere gli invasori.
Queste strutture dall'aspetto inquietante, che ricordano un set cinematografico post-apocalittico, non sono altro che i resti dell'industria agricola sovietica. Ne avevamo parlato qui. In epoca sovietica, queste gigantesche strutture di cemento erano utilizzate per immagazzinare riserve strategiche di grano ed erano quindi recintate e strettamente sorvegliate. La loro esatta ubicazione era spesso riservata.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, molte di queste strutture sono state abbandonate; oggi sono mostri di cemento in rovina che attirano blogger e visitatori occasionali.
Questo veicolo di fabbricazione sovietica riposa abbandonato sulle rive del Mar Caspio, in Daghestan. Conosciuto come “Ekranoplano Lun”, era un progetto militare sovietico abbandonato alla fine del secolo.
Questa enorme macchina da guerra era stata creata per combattere le portaerei nemiche e avrebbe dovuto volare vicino alla superficie dell'acqua, eludendo così i sistemi radar nemici.
Smantellare un’imbarcazione può essere più difficile che costruirla. Per questo in molti casi, anziché demolirla, la si abbandona in mare. Un processo assai dannoso per l’ambiente ma piuttosto comune in Russia, dove le vecchie navi vengono abbandonate in veri e propri “cimiteri navali” negli oceani Artico e Pacifico.
Il cimitero navale più famoso si trova vicino alla base navale della Flotta del Nord, a Olenja Guba, nella regione di Murmansk. Qui riposano decine di navi e persino alcuni sottomarini che hanno terminato il loro servizio nell'esercito.
Ne abbiamo parlato qui.
Negli anni ‘50 in Jakuzia i geologi sovietici scoprirono enormi riserve di diamanti. La leggenda narra che, dopo questa scoperta, inviarono un messaggio in codice a Mosca: “Abbiamo fumato la pipa della pace. Il tabacco è ottimo”. Da qui il nome della cava di diamanti: “Mir” (“pace”, in russo), presumibilmente chiamata così in seguito al messaggio in codice.
La cava di diamanti “Mir” ha assunto dimensioni enormi: più di 500 metri di profondità e 1.200 metri di diametro. Ma a un certo punto, lo sviluppo e la manutenzione della cava sono diventati pericolosi e il proprietario l’ha chiusa, optando per un metodo alternativo di estrazione dei diamanti.
Prima di essere abbandonato, questo gigantesco pozzo a cielo aperto ha prodotto diamanti per un valore di circa 17 miliardi di dollari. Negli anni successivi, alcuni architetti hanno tentato di utilizzare la cava per progettare una città futuristica, sotto una cupola, ma i loro piani sono falliti e la miniera è tuttora abbandonata.
Questo magnifico faro abbandonato è da anni un'attrazione turistica. Costruito dai giapponesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si trova sul Capo Aniva, in uno dei luoghi più inaccessibili dell'isola.
Purtroppo nel corso degli anni la struttura si è deteriorata talmente tanto che, secondo molti, potrebbe essere pericoloso visitarla.
Qui vi abbiamo raccontato la storia del faro di Aniva.
Questa città fantasma è stata abbandonata a seguito della chiusura delle vicine miniere, che hanno smesso di funzionare dopo un brutto incidente nel quale persero la vita sei minatori. In questa zona, oggi fantasma, non restano che i ruderi di quella città, costruita negli anni ‘40 dai prigionieri dei gulag.
Sebbene la città fantasma sia stata dichiarata completamente spopolata nel 2010, alcuni viaggiatori hanno riferito di aver avvistato alcuni residenti che si sono rifiutati di andarsene.
Negli anni '80, gli scienziati sovietici progettarono di costruire un collisore di adroni per studiare le particelle. Il progetto richiese molti scavi: furono costruiti enormi tunnel sotto la città di Protvino, nella regione di Mosca. Ma quando il progetto si arenò, dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la conseguente mancanza di fondi, anche i tunnel vennero abbandonati. Si trovano a 60 metri di profondità e superano i 20 chilometri di lunghezza; oggi attirano avventurieri e digger che li percorrono a proprio rischio e pericolo.
La centrale idroelettrica di Chemalskaja è stata costruita nel 1935 da circa 700 prigionieri. Nel 2010 si è verificato un incidente all'interno dell'impianto e la struttura è stata parzialmente allagata. Da allora, l'impianto non è più in funzione. A volte, gruppi di turisti visitano l'impianto abbandonato.
Nella città di Primorsk, nella regione di Kaliningrad, si trova una villa dall'aspetto spettrale. Fu costruita intorno al 1905, quando la città era conosciuta con il suo nome tedesco: Fischhausen.
Il suo proprietario, un uomo d'affari di successo, acquistò oltre 100 ettari di terreno e costruì una villa di 13 stanze con un seminterrato e una soffitta. Quando la città divenne territorio sovietico, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'edificio fu trasferito al Ministero della Difesa sovietico e trasformato in un sanatorio dove si curava la tubercolosi.
Oggi la villa è abbandonata e inquietante, e sembra uscita da un film dell'orrore.
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