I russi sono tutti comunisti?

Evgenij Kurskov/TASS
Sfatiamo un mito: nemmeno nell'URSS la maggior parte delle persone aderiva al Partito Comunista. Ecco come si è evoluta l’ideologia tra la gente e qual è la situazione al giorno d’oggi

Il Comunismo ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la vita di molte generazioni di russi. Il movimento comunista in Russia è nato da gruppi ideologici dispersi, ed è cresciuto fino a diventare l'ideologia ufficiale di Stato, prima di essere bandito dallo spazio politico, anche se per un breve periodo di tempo.

Il fantasma del Comunismo

L’Impero Russo non fu immune all’influenza delle idee di Marx che si stavano diffondendo in Europa; queste idee attecchirono facilmente nel Paese grazie alla relativa libertà che si respirava: le élite al potere non ostacolavano questa ideologia e non ne perseguivano gli esponenti. Alcuni giornali pubblicati negli anni Novanta del XIX secolo, ad esempio, promuovevano il marxismo liberamente.

Sebbene il regime zarista, all'inizio del nuovo secolo, avesse iniziato a reprimere più attivamente i comunisti, ciò non impedì al Partito di formarsi, anche se all’estero. Il Partito Operaio Socialdemocratico Russo, predecessore del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, si formò infatti nel 1903 a Bruxelles, a causa della totale illegalità dei partiti politici nell'Impero Russo dell'epoca. In seguito, però, il Comunismo si diffuse a macchia d'olio in tutta la Russia.

Quando l'Armata Rossa che combatteva per i bolscevichi ebbe la meglio, la Russia divenne pian piano il principale “porto” del Comunismo mondiale. Tuttavia, anche nel nuovo Stato proclamato comunista, la maggior parte della popolazione non era affatto iscritta al Partito.

L'avanguardia

La Costituzione adottata nel 1936 rendeva l'adesione al Partito Comunista volontaria; al contempo, però, “cementificava” ufficialmente il Partito al centro della vita sociale e politica dell'URSS.

“I cittadini più attivi e consapevoli, provenienti dalle file della classe operaia, dei contadini e degli intellettuali, si uniscono volontariamente al Partito Comunista dell'Unione Sovietica, che è la sezione principale dei lavoratori nella loro lotta per costruire una società comunista, e rappresenta il nucleo direttivo di tutte le organizzazioni dei lavoratori, sia pubbliche che governative”, recitava l'articolo 126 della nuova Costituzione sovietica.

Vladimir Lenin nel 1897

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In realtà, però, solo una piccola parte della popolazione sovietica era effettivamente membro del Partito Comunista.

“Uno degli slogan del periodo sovietico era che il PCUS rappresentava l'avanguardia dei costruttori del Comunismo. La parola chiave è ‘avanguardia’, il che significa che venivano selezionati solo i migliori tra i migliori. Bisogna capire che non tutti venivano accettati nel Partito, anche se spesso veniva dichiarato il contrario”, commenta un uomo che ha vissuto in URSS.

Bambini senzatetto e giovani pionieri alla manifestazione del Primo Maggio

Al suo apice, alla fine degli anni '80, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica contava quasi 20 milioni di membri. Per fare un confronto, all'epoca nell'Unione Sovietica vivevano 286,7 milioni di persone; ciò significa che meno del 7% della popolazione era comunista, nonostante il Paese si proclamasse ufficialmente uno Stato comunista.

Il manifesto

L'adesione al Partito Comunista era difficile da ottenere, ma prometteva opportunità altrimenti impensabili per la maggior parte dei sovietici. I candidati venivano accuratamente selezionati; in cambio dei “grattacapi” a cui si ritrovavano ad andare incontro, ricevevano opportunità di avanzamento di carriera.

Un gruppo di lavoratori si congratula con il collega per la sua ammissione al PCUS

“Formalmente i comunisti non avevano diritti e privilegi speciali, ma in realtà la tessera di Partito dava loro l'opportunità di fare carriera più velocemente, di ricoprire incarichi amministrativi nel Partito e di ricevere alcuni benefici prima degli altri. Questo non significa che gli altri non avessero nulla da guadagnare, ma quando si esaminava un fascicolo personale, l'appartenenza al PCUS veniva considerata prioritaria”, ha scritto un ex cittadino dell'URSS.

Il disincanto 

Nonostante i privilegi, alcune persone evitavano ben consapevolmente di far parte del PCUS.

L'appartenenza al Partito comportava anche alcune gravi responsabilità: un membro del PCUS aveva il dovere di svolgere lavori sociali e di propaganda (“agitazione”) che ovviamente non erano retribuiti. Spesso le persone dedicavano gran parte del loro tempo e molti sforzi per adempiere a questi obblighi, ma in cambio ricevevano ben poco, poiché i privilegi maggiori si applicavano solo alla crème de la crème dell'élite dirigente sovietica. 

Così, con il tempo crebbe la disillusione nei confronti dell'ideologia comunista in URSS.

“Negli anni '70 erano poche le persone che credevano nell'ideologia comunista… Tuttavia ce n’erano alcune. Quando sono entrata all'università, mi sorprese conoscere studentesse di questo tipo”, ha raccontato Ludmila Novikova da Mosca. 

Mentre il PCUS si espandeva con l'ammissione di nuovi membri, sempre più persone alimentavano una certa disillusione nei confronti degli slogan comunisti e della propaganda ufficiale.

L'età dell'oro del Comunismo in Russia si concluse con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991.

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Ideologia vietata

Dopo il fallito tentativo di colpo di Stato da parte di un gruppo di integralisti politici che volevano riportare l'URSS nella sua forma originaria, nell'agosto del 1991 scoppiarono a Mosca massicce proteste anticomuniste. Il colpo di Stato fallì. La conseguenza fu il crollo del Partito Comunista e, successivamente, la definitiva dissoluzione dell'URSS. 

Carri armati e autobus bloccano la strada davanti alla Casa Bianca di Mosca durante il tentativo di colpo di Stato del 1991

Poco dopo, il primo presidente russo Boris Eltsin mise al bando il Partito Comunista dell'Unione Sovietica in Russia. Nella Russia moderna, i sostenitori dell'ideologia comunista si sono riorganizzati sotto il nuovo Partito Comunista della Federazione Russa, che opera ora legalmente.

Sebbene il numero dei suoi membri sia drasticamente diminuito rispetto al tardo periodo sovietico (162.000 membri nel 2020, contro i 20 milioni degli anni '80), il Partito ha conquistato 57 seggi su 450 nella Camera bassa del Parlamento russo nel 2021, ottenendo il secondo miglior risultato dopo il partito al governo.

Al di là dell’ultimo modesto successo ottenuto nella politica russa di oggi, la base di sostegno del Partito sta invecchiando rapidamente: l'età media dei suoi membri è di 55,6 anni.

Sebbene oggi in Russia vi siano alcuni comunisti convinti, la maggior parte del popolo russo non si definisce per niente comunista.

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