La copertina della rivista di propaganda sovietica Bezbozhnik ("Senza Dio")
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Dominio pubblicoLe sue vignette disegnate a mano e poi stampate circolavano già da una decina di anni quando Dmitrij Moor, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, decise di realizzare manifesti di propaganda. Grande maestro di vignette satiriche, mise la sua arte al servizio del proletariato. Con essa derise la borghesia e prese in giro il cristianesimo. All’epoca, infatti, la religione era considerata un nemico del Comunismo. I suoi manifesti venivano affissi all’ingresso delle chiese: con essi, si esortava alla confisca dei beni della Chiesa a favore dello Stato e dei poveri.
Cresci in pace! 1956
Dominio pubblicoIraklij Toidze nacque a Tbilisi, in Georgia, dove fu educato all’arte dal padre, Moisej Toidze. A 17 anni Iraklij aveva già sviluppato uno stile di pittura molto vicino al Realismo socialista. E il suo lavoro ebbe un ruolo molto significativo nell’affermazione della questione sovietica nell’arte georgiana.
Iraklij Toidze. Discorso di Stalin alla riunione cerimoniale dedicata al 24° anniversario della Rivoluzione del 1917. 1947
Dominio pubblicoNel 1937, Toidze si trasferì a Mosca, dove iniziò a lavorare a manifesti idealisti. Accanto ai suoi famosi ritratti di Stalin, Toidze affrontò spesso anche il tema militare. Il suo stile rappresentava un’idea di Madre Patria carica di patriottismo, romanticismo ed eroismo.
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Dominio pubblicoRiproduzione di un manifesto, dal Museo Storico di Stato
Pavel Balabanov/SputnikKukryniksij era un trio composto da Mikhail Kupriyanov, Porfirij Krylov e Nikolaj Sokolov, pittori e artisti grafici. I loro lavori furono più volte pubblicati sui giornali socialisti come Pravda e Krokodil. Il collettivo Kukryniksij si occupava di ritrarre gli eventi politici in URSS e all'estero con uno stile caricaturale satirico. Il tema antifascista fu una parte importante della loro opera: il manifesto “Noi sconfiggeremo e distruggeremo senza pietà il nemico!” fu uno dei primi ad apparire in URSS dopo l'inizio della Seconda guerra mondiale.
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Stalin tra i comandanti della 1° Armata di cavalleria, 1936
Dominio pubblicoAleksandr Gerasimov. Stalin e Voroshilov al Cremlino, 1938
Galleria TretjakovAllievo dell'impressionista Konstantin Korovin, sorprende che Gerasimov si fosse avvicinato al Realismo socialista. Nel 1925 si unì all'Associazione degli artisti della Russia rivoluzionaria e concentrò il proprio lavoro principalmente sulla pittura, ritraendo i leader dell'URSS. I dipinti di Stalin realizzati da Gerasimov furono particolarmente apprezzati; per questo ricevette quattro premi Stalin e il plauso del leader sovietico.
Dmitrij Nalbandkan. La costruzione di Erevan. 1972
Dominio pubblicoDmitrij Nalbandyan. Lenin e Stalin durante lo sviluppo del piano di elettrificazione GOELRO, 1957
Dominio pubblicoNalbandyan fu un altro artista molto premiato; oltre all’arte di propaganda, realizzò paesaggi e nature morte. Vero maestro del ritratto, dipinse i leader sovietici come Stalin, Khrushchev, Brezhnev e i rappresentanti d'élite del Partito Comunista. Per questo ricevette il titolo non ufficiale di “primo pennello del Politburo” nella scena artistica sovietica.
Boris Ioganson. Interrogatorio dei comunisti, 1933
Galleria Tretjakov; S.Kogan/SputnikIoganson è considerato uno dei “padri” del Realismo socialista, uno stile che lui intese come stile principale dell'arte sovietica. Lo sviluppo della cultura e dell’ideologia socialista dell'URSS furono profondamente influenzati dalle sue opere.
Boris Ioganson. Liberazione, 1946
Museo d'arte di KalugaCome la maggior parte dei suoi colleghi, anche lui si impegnò attivamente nell’arte di propaganda, creando diversi manifesti patriottici anti-Hitler. Nel 1941, ricevette il premio Stalin per il quadro “Alla vecchia fabbrica degli Urali”, che ritraeva l'esacerbazione dell'opposizione di classe nella società russa.
Isaak Brodskij. Lenin alla fabbrica Putilov nel maggio 1917, 1929
Museo Statale di storiaBrodskij dedicò buona parte del suo lavoro alla Rivoluzione. Nel 1920 partecipò a un congresso a Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) dove realizzò dei bozzetti di Lenin; glieli mostrò e chiese al leader di firmarne uno. In un primo momento, il leader della Rivoluzione disse che quei disegni non gli assomigliavano affatto, ma, convinto del contrario dai presenti, disse: “Per la prima volta nella mia vita, sottoscrivo qualcosa con cui non sono d'accordo”. E autografò il disegno.
Isaak Brodskij. Lenin allo Smolnyj, 1930
Galleria TretjakovBrodskij ebbe un ruolo importante nella scuola d'arte sovietica: a capo dell'Accademia Russa delle Arti, formò svariati artisti sovietici, successivamente molto apprezzati.
L'operaio e la ragazza del Kholkoz
Anatolij Sergeev-Vasilyev/SputnikContadina
SputnikMukhina fu allieva dell'artista francese Antoine Bourdelle. Creò sculture nell'ambito del cosiddetto “Piano Lenin di Propaganda Monumentale” e divenne famosa per la sua celebre scultura chiamata “L’operaio e la ragazza del kolkhoz”, realizzata per il padiglione sovietico dell'Esposizione Universale di Parigi. Questa scultura, che fu riportata in patria dopo la Fiera (oggi è esposta a VDNKh a Mosca), divenne uno dei principali simboli dell'URSS e apparve all'inizio di ogni film prodotto da Mosfilm, il più grande studio cinematografico dell'Unione Sovietica. In vita, Mukhina ricevette cinque premi Stalin.
Aleksandr Dejneka. La staffetta sull'anello B, 1947
Galleria TretjakovAleksandr Dejneka. La difesa di Sebastopoli, 1942
Museo RussoLa Rivoluzione d'Ottobre determinò il destino di Dejneka. Mentre l'ideologia socialista cominciava a diffondersi nell'URSS appena fondata, lui in breve tempo sarebbe diventato il principale rappresentante dell’arte al servizio della Rivoluzione. Lavorò come fotografo, produsse manifesti e prese parte a spettacoli teatrali sovietici. Fu fortemente ispirato dal poeta Majakovskij. Entrambi gli artisti scelsero temi simili per le loro opere, ispirate alla stessa cosa: alla fede sincera nella Rivoluzione e nel potere sovietico, e all'amore per il proletariato. Dejneka creò alcune delle immagini più potenti dei combattimenti contro il fascismo e intese la propaganda come un dovere nei confronti della società.
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Aleksandr Samokhvalov. Ragazza in maglietta, 1932
Museo RussoNegli anni ‘20 e ‘30, Samokhvalov concentrò la sua arte sull'argomento principale in quel momento: i piani quinquennali e le varie fasi di attuazione dell'industrializzazione del Paese. Nel 1935, sei mesi dopo l'inizio delle purghe, Stalin formulò il motto: “La vita è diventata migliore, la vita è diventata più allegra”. L'artista Samokhvalov, che a quei tempi collaborava con Aleksandr Dejneka, espresse abilmente quelle parole nella sua arte e per questo ottenne l’apprezzamento di Stalin.
Aleksandr Samokhvalov. Sergej Kirov saluta gli atleti della parata, 1935
Museo RussoAnche se queste storie evidenziano il lato molto oscuro dell’arte di propaganda, non sono prive di un rovescio della medaglia: molte opere ebbero un effetto positivo sul morale della popolazione e riuscirono a promuovere la speranza, la fratellanza e uno stile di vita sano. I dipinti di Samokhvalov che raffigurano le feste e lo sport divennero iconici, veri capolavori del Realismo socialista.
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