Ecologia: nell’Artico russo c’è una città riscaldata da una centrale nucleare galleggiante

Aleksandr Ryumin/TASS
Questa centrale è già stata ribattezzata la “Chernobyl galleggiante”: costruita sopra una chiatta attraccata al porto, riscalda l’acqua e le case dell’intera città

Nella città artica di Pevek, in Russia, è stato testato e introdotto un nuovo modo per riscaldare le case. Un anno fa, nel porto locale, ha attraccato la gigantesca chiatta Akademik Lomonosov, sormontata da una centrale nucleare alimentata da un reattore relativamente piccolo. Da quel momento, i residenti di Pevek riscaldano le proprie abitazioni grazie a questo reattore nucleare “portatile”.

“Non è il tipico reattore con enormi torri di raffreddamento - ha scritto il New York Times il 5 novembre 2021 -. Ma è il primo esempio di una nuova generazione di impianti nucleari più piccoli e potenzialmente versatili: in questo caso [collocato] a bordo di una chiatta che galleggia nelle vicinanze nell'Oceano Artico”.

Come funziona 

A differenza di altri luoghi in cui il nucleare viene utilizzato per produrre energia, la chiatta nucleare di Pevek funziona secondo un principio diverso. Convenzionalmente, le grandi centrali nucleari come quelle che si trovano negli Stati Uniti, in Europa e in Asia generano elettricità, che viene poi utilizzata per alimentare i sistemi di riscaldamento nelle aree residenziali.

La centrale nucleare galleggiante vicino a Pevek, invece, trasferisce il calore direttamente dal reattore alle case residenziali attraverso un sistema di cosiddetti “anelli d'acqua” e “scambi di calore” che catturano l'acqua contaminata dalle particelle radioattive all'interno della centrale, trasferendo però il calore ai tubi che riforniscono la città.

Cosa pensano i residenti

Nonostante i pericoli solitamente associati all'energia nucleare, la maggior parte dei 4.500 residenti della remota città portuale di Pevek, situata sopra il Circolo polare artico, in Chukotka, hanno accolto con favore questa tecnologia, così come scrive il Times. E anche gli scettici si sono adeguati, visto che il sistema ormai riguarda l’intera città.

La gente fa la doccia, lava i bambini e vive con il calore generato da questa centrale nucleare galleggiante, che alcuni dei residenti intravedono dalle finestre dei loro appartamenti.

Tra le misure di sicurezza adottate dal fornitore di energia nucleare (la compagnia nucleare statale russa Rosatom), ci sono la differenza di pressione tra l'acqua che circola negli edifici e il circuito di raffreddamento dell'impianto (un modo per prevenire perdite accidentali di radiazioni); la resistenza dell'impianto a un impatto esterno come un incidente aereo; e un “cappotto” di contenimento costruito nella chiatta.

Cosa dicono gli altri paesi

Anche se questa forma di riscaldamento domestico prodotto con una centrale nucleare galleggiante è piuttosto raro, nel corso degli anni alcuni paesi si sono affidati a piccoli reattori come quello di Pevek. Secondo il New York Times, gli Stati Uniti hanno gestito un reattore simile e la Svezia ha utilizzato il riscaldamento nucleare in alcune zone di Stoccolma tra il 1963 e il 1974.

Inoltre, alcune aziende negli Stati Uniti, in Cina e in Francia starebbero considerando i benefici di questa tecnologia attualmente impiegata nella città dell’Artico russo. La Germania, invece, ha messo fine all’energia nucleare dopo il disastro di Fukushima avvenuto in Giappone nel 2011.

Secondo gli scienziati intervistati dal Times, l'uso di questo tipo di reattore nucleare per il riscaldamento domestico nelle aree residenziali potrebbe essere vantaggioso per l’ambiente, poiché ha il potenziale per decarbonizzare la rete elettrica e, quindi, ridurre le emissioni rilasciate nell’atmosfera.

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