Perché i russi non riescono a fare a meno delle buste di plastica?

Legion Media
In Italia i sacchetti inquinanti della spesa sono vietati dal 2011. La Russia ha iniziato a discutere alla Duma il possibile bando dal 2025. Ma i cittadini non sembrano del tutto pronti alla rivoluzione ecologista

Nel sud-est di Mosca c’è il più grande mercato della Russia, chiamato “Sadovod.” Con una temperatura vicina ai 30 gradi qui c’è un odore che è un misto di sudore, salsicce e profumi da quattro soldi. E, inoltre, questo è il regno dei sacchetti di plastica. I venditori ci mettono dentro tutto: abiti cinesi, pantaloni, kebab, cosmetici… 

Tra infinite file di vestiti e scarpe ci sono bancarelle più piccole. Da una, per debole soffio di vento, iniziano a volare sacchetti di negozi famosi, con i marchi che vanno da Chanel a H&M. Davanti al banco c’è una donna dai capelli castani, un po’ paffuta, di circa 45 anni, che con aria seria sceglie tra una busta D&G e una Fendi, che costano 30 rubli l’una (0,41 euro). 

“A cosa le serve una simile busta di plastica?”, mi interesso io. 

“Come a cosa? Per portare l’ombrello pieghevole e il pasto al lavoro. Tutto in borsa non mi ci sta!”, risponde, mostrando la piccola borsetta che ha a tracolla. 

“Va beh… ma allora perché non si compra una borsa più grande o una di tela…” 

“Ma senti un po’! Sì, ora ci vado con il trolley al lavoro!”, si infastidisce lei, che alla fine ha scelto quella con il marchio D&G, lancia i soldi sul banco, e sparisce nella folla. 

La venditrice orientale spiega che queste imitazioni dei sacchetti con marchi famosi hanno lo stesso successo di un abito Gucci tarocco. E molti li comprano per incartarci i regali.

“E come la mettiamo con l’ecologia?”, faccio una domanda del tutto fuori posto. 

“Ma chissenefrega dell’ecologia! Il tentativo di nascondere che non si hanno abbastanza soldi per comprare abiti costosi è più importante”, respinge la mia obiezione ecologista. 

Costa troppo salvare il Pianeta 

Secondo un’indagine statistica del Centro panrusso di studio delle opinioni della società, l’85% dei russi si dicono pronti a fare a meno del tutto o in parte dei sacchetti di plastica della spesa, quelli che in Italia sono vietati dal 2011. 

In realtà, i russi sono ancora lontani dal dire addio alle amate buste. Si tratta in primo luogo di abitudine e di comodità. 

“E come facciamo con la spazzatura senza i sacchetti di plastica? Dobbiamo tornare a usare come un tempo i bidoni di metallo che poi andavano lavati? No, grazie!”, dice la 35enne parrucchiera Evgenija Zubova, che evidentemente non è a conoscenza dei sacchetti biodegradabili, né differenzia i rifiuti. 

Molti poi si dimenticano le buste multiuso a casa e finiscono per prenderne sempre di nuove quando fanno la spesa. 

“A casa abbiamo un sacco di avoska [i sacchetti di corda sovietici] e di solito le portiamo con noi. Ma in ogni caso, appaiono continuamente sacchetti di plastica. Tante volte esci senza idea di comprare qualcosa e poi ti fermi per strada a fare due compere”, commenta Polina Zhushman su Vk.

Un altro grande problema del passaggio ai sacchetti di carta o alle buste ecologiche è il loro prezzo elevato, ritiene il 22enne Eduard Klichinkov, studente. 

“La Russia non è economicamente pronta a passare totalmente alle buste ecologiche, perché molte persone hanno pochissimi soldi. Perché non provare a farle più economiche, scendendo dagli attuali 15-50 rubli (0,20-0,68 euro) a 5-10 (7-14 centesimi di euro)?”, fa notare. 

Con lui è d’accordo anche Irina Tikhonova, 50enne segretaria di Mosca. I sacchetti di plastica sono resistenti e possono essere usati come sostituto di borse e zaini e riutilizzati molte volte prima che si rompano.

“In Unione Sovietica tutto veniva messo nella carta, anche il burro, e non si pagava nemmeno. E ora? Con i prezzi che hanno le vostre buste biodegradabili, che vada al diavolo l’ecologia!”, dice. 

Il sacchetto con i sacchetti 

Sofja Logvinova, attivista del movimento ecologista “Razdelnyj sbor” (“Raccolta differenziata”) è sicura: le persone non hanno informazioni sufficienti per capire quanto negativamente influisca tutta questa plastica sull’ecologia.

“A qualcuno basta sapere che una persona usa centinaia di sacchetti di plastica all’anno, che si decompongono solo in 200-300 anni. Qualcuno, invece, per iniziare a riflettere, ha bisogno di leggere dei danni della microplastica o che la Coca-Cola produce 200 mila bottiglie di plastica al minuto. Servono diversi approcci al tema, ha detto Logvinova. 

Un’altra utente di Facebook, Dina Khitrova di Ekaterinburg, dice di aver sostituito già due anni fa un’autentica istituzione di ogni casa russa, il “paket s paketami” (il sacchetto con dentro i sacchetti) con una ecoborsa con sacchi che cuce lei stessa. 

“A pochi passi da casa non ci sono solo grandi supermercati, ma anche piccoli chioschi con frutta, verdura, pane, ecc. Sono un punto di riferimento locale. A volte alla cassa sento esclamazioni” Oh, dov’è che ha preso queste borse?”. Oppure: “Probabilmente le cose ci si conservano meglio!”, scrive sulla sua pagina Facebook. 

Dice che ci sono altre persone che iniziano a voler seguire il suo esempio. 

“Ammetto che in Russia questo è un argomento nuovo e certo non ancora di massa. Ma forse verrà il giorno in cui la stragrande maggioranza delle persone capiranno che bisogna passare alle eco-borse. La cosa principale è dare l’esempio!”. 

Le grandi catene di vendita al dettaglio in Russia sostengono l’idea di lasciare i sacchetti di plastica. Alla fine di maggio 2019, la catena di supermercati russa Pyaterochka ha lanciato la vendita di borse e sacchetti di carta riutilizzabili nelle principali città russe. Altri grandi rivenditori, come Vkusvill, Auchan e Azbuka vkusa avevano già in precedenza iniziato a dare sacchetti di plastica solo a pagamento e ad offrire l’acquisto di borse riutilizzabili. 

Infine, ad aprile, la Duma ha proposto di vietare l’uso di sacchetti di plastica dal 2025.

 

I russi sono pronti per la raccolta differenziata

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