Nelle scuole materne, i bambini sovietici avevano coperte di feltro colorate e soffici. Nel corso del tempo, si consumavano e venivano inviate al riciclaggio come materiale di recupero. Oggi, Roma Uvarov, ventiquattrenne stilista russo, le ha riportate in voga e le ha inserite in una collezione di vestiti e accessori apparsi persino sulla versione russa di “Vogue”.
Giacche e felpe sono state ricavate da quelle vecchie coperte, e parte di loro è finito pure nelle borse da donna. Il risultato sono pezzi unici: una giacca, un paio di felpe e di borse. Ora è previsto un nuovo lotto, ma di un colore diverso. Guardando questi oggetti alla moda, non si capisce immediatamente che dietro di loro c’è la vita quotidiana sovietica. Certo, a qualcuno faranno evocare vaghi ricordi dei syrnik con il kefir, la tipica merenda, e del “tikhij chas” (l’ora di riposo obbligatoria) di un asilo dei tempi dell’Urss, ma in generale, la stampa floreale stilizzata sembra fresca e moderna, e i capi sono degni di una passerella contemporanea. E di solito vengono mostrati lì: il marchio “Roma Uvarov Design” partecipa regolarmente alla Moscow Fashion Week. A gennaio 2021, il marchio ha compiuto cinque anni. Gli abiti di Roma sono indossati da varie celebrità russe: ad esempio, la conduttrice televisiva ed ex candidata alla presidenza Ksenja Sobchak, la diva della moda Aljona Doletskaja, la stella del pop Filipp Kirkorov…
Il marchio produce anche articoli in serie, ma questa è piuttosto un’eccezione. La maggior parte dei capi a marchio “Roma Uvarov Design” sono pezzi unici esclusivi. Tutto sta nelle materie prime: il dna del marchio è il restyling del vintage. Tutto può fungere da materiale di partenza e da fonte di ispirazione: vecchie fotografie di un album di famiglia o abbecedari malandati trovati in una casa abbandonata, fino agli oggetti quotidiani più comuni.
“Mi piace trasformare in vestiti quello che mi va; qualunque cosa attiri l’occhio”, racconta lo stilista di Russia Beyond. “Realizziamo un tale riciclo della vita: prendiamo e aggiorniamo le cose più ordinarie, sia vintage sovietico o pre-rivoluzionario, che cose degli ultimi anni Novanta e anche più moderne”.
Vecchi cucchiai di alluminio, che venivano usati nelle mense pubbliche, colletti di pizzo (un must della moda degli anni Sessanta), tappeti della nonna, uniformi scolastiche; tutto questo trova improvvisamente una seconda vita sotto forma di dettagli spettacolari nel guardaroba del pubblico bohémien. Un progetto recente del marchio è una collaborazione con la Biblioteca di Stato russa di Mosca, in cui i ragazzi hanno realizzato un “set di Capodanno” (con tanto di maschera, petardi di carta, sciarpa…) sulla base di vecchi cataloghi, cartoline e manifesti pubblicitari di un dipartimento speciale della biblioteca dove finiscono oggetti da collezione non di tipo librario. I petardi, ad esempio, sono stati fatti di quella vecchia carta nella quale venivano avvolti i libri, per rimandare tattilmente e visivamente al codice culturale del passato.
L’attuale collezione del brand è dedicata al tema dell’infanzia e alla bellezza simbolica dei bambini, che possono diventare una potente arma di manipolazione, perché è così difficile dire no a un bimbo. Lo stile sembra quello di un adulto che indossa qualcosa dal guardaroba di un figlio o di una figlia, ma della sua taglia. In tutti i capi si riconoscono modelli del passato. Quindi, la forma dei grembiuli di pizzo ricorderà qualcosa a tutti coloro che hanno studiato in una scuola sovietica. Sono realizzati anche con vecchi merletti, che lo stilista e il suo team hanno trovato in un negozio di tessuti vintage e restaurato con cura. “Abbiamo ‘visto’ davanti a noi tutti questi festival di giovani e studenti, quando le ragazze indossavano fiocchi”, racconta Roma. “Non vorrei che le mie cose riportassero a quarant’anni fa. Noi non portiamo il vessillo della sovieticità, e i nostri vestiti non vengono acquistati per nostalgia. Ma amiamo il messaggio emotivo e il romanticismo che c’è dietro”.
La collezione comprende cappelli fatti con giocattoli di gomma che toccheranno nel profondo quasi ogni russo quarantenne. Lo stilista realizza “occhiali da sole” con cucchiai da minestra in cupronichel e un mono-orecchino alla moda con cucchiaini da dessert. C’è anche una serie di clip a forma di riconoscibili cani di porcellana.
Lo stilista ha diversi fornitori di tessuti vintage, ma compra molto online o nei mercatini delle pulci. I cani sono proprio uno di questi “ritrovamenti”: si tratta di una serie di statuine in porcellana dipinte a mano della famosa fabbrica di Gzhel. Lo stilista ha acquistato l’intera serie, 400 pezzi, da una donna la cui madre lavorava in questa fabbrica (negli anni Novanta, i salari venivano spesso pagati in Russia con la merce prodotta, invece che in soldi).
Abiti alla moda con vecchi tessuti sovietici? Il miracolo di una giovane stilista