Cos’è l’ospitalità russa e perché un piatto caldo e un letto non si possono negare a nessuno

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ANNA SOROKINA
In Russia non troverete grandi sorrisi e modi di fare melliflui, ma riceverete sempre un’accoglienza sincera e cordiale

Probabilmente avrete sentito parlare del “festeggiare alla russa”. È quando qualcuno è pronto a tirar fuori fino all’ultimo spicciolo di quello che ha, pur di organizzare una festa in grande stile per i suoi ospiti. Persino Baba Jagà, nelle nostre fiabe, anche se ha l’intenzione di mangiare un bel ragazzotto, non può rifiutargli l’ospitalità, che è sacra, evidentemente, anche per le streghe.

Dar da mangiare, da bere e da dormire

L’atteggiamento particolare dei russi nei confronti degli ospiti è principalmente associato ai vasti spazi in cui viviamo. Anche ora, nell’epoca delle auto, basta allontanarsi di cento chilometri dalla capitale, per sentirsi sperduti nelle vaste distese, in posti dove dall’alloggio più vicino o persino da una stazione di benzina ci separano grandi distanze. Per un viaggiatore nella Russia del passato, spostarsi era un’esperienza assolutamente estrema. Solo da San Pietroburgo a Mosca servivano 5 giorni a cavallo.

E che dire delle altre regioni più remote e ancora più deserte, come la Siberia e l’Estremo Oriente? E anche con la circolazione delle notizie era dura, per le stesse ragioni. Tutte le notizie da lontano diventavano note sono quando arrivava qualcuno.

Pertanto, in molti, molti anni di questa vita i russi hanno maturato la tradizione di aprire le porte della loro casa e dare qualcosa da mangiare anche agli sconosciuti. Si dice che a un ospite ci sia da dargli “da mangiare, da bere e da dormire”, e che solo allora gli si possa fare qualche domanda. La parola “ospite”, “gost”, nel russo antico aveva il significato di “forestiero, “mercante in visita”. Mentre tra le nazioni dell’Europa occidentale, parole simili, come “gast” o “guest” significavano “alieno” o addirittura “nemico”. Sebbene oggi queste parole siano considerate linguisticamente equivalenti, nella memoria delle generazioni si sono in parte conservati i significati originali.

Nelle fiabe popolari russe si narra spesso di un eroe che arriva da Baba Jaga (è qualcosa come una vecchietta cannibale della foresta), la quale, invece di mangiarselo subito, lo invita a bere un tè e gli offre pure qualche dolcetto. Ora sapete perché.

Tutto il meglio per l’ospite

In precedenza, i padroni di casa uscivano sempre per accogliere l’ospite e si inchinavano, e l’ospite doveva contraccambiare. I proprietari salutavano il nuovo venuto con pane e sale (il pane simboleggiava la salute e il sale era raro e mostrava prosperità, come vi abbiamo raccontato qui). Gli ospiti, a loro volta, non dovevano presentarsi a mani vuote. Gli oggetti d’oltremare erano particolarmente apprezzati: tessuti, sciarpe, gioielli. Ma in tavola erano accolti dal meglio che c’era in casa. Pagnotte e torte appena sfornate, carne (in passato veniva mangiata sporadicamente), pesce e dolci. Ma questo non avveniva solo nelle case e nelle tenute delle famiglie benestanti. Anche i poveri contadini davano il meglio per gli ospiti, e potevano persino prendere in prestito dai vicini i prodotti necessari per accogliere in modo degno anche un completo estraneo. Dopotutto, oltre al fatto che l’ospite portava le notizie da lontano, avrebbe continuato a raccontare di come si era trovato da loro ad altri. E tutti volevano fare una buona impressione.

Chi è l’ospite inatteso?

Ma dal momento che i russi sono così cordiali e ospitali, vi chiederete perché siano anche così duri e chiusi. In effetti, ci sono alcune contraddizioni. La risposta va cercata, come al solito, nella storia. Nel XIII secolo, i nomadi provenienti da Oriente iniziarono a visitare e poi a occupare permanentemente la Russia (e i russi dovettero trascorrere più di 200 anni sotto il giogo tartaro-mongolo). Apparve così il modo di dire: “Nezvànyj gost khuzhe tatàrina”; “L’ospite inatteso (non invitato) è peggio di un tataro”. Gli invasori tataro-mongoli, infatti, non solo non portarono nulla di buono, venendo in visita, ma devastarono intere città russe. E sebbene le tradizioni ordinassero ai russi comunque di far sedere a tavola chi veniva da fuori e di accogliere tutti con pane e sale, l’atteggiamento nei confronti degli “ospiti” cambiò molto. I russi, ovviamente, divennero molto sospettosi: che tipo di persona è il forestiero, da dove viene, di cosa ha bisogno? E questa doppiezza nel comportamento è diventata, in un certo senso, un tratto nazionale. I russi non sorridono agli estranei fino a quando non conoscono le loro intenzioni nei loro confronti. Ma dar da mangiare e da dormire è rimasto qualcosa di sacro.

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