Come un orso si è stabilito in un aerodromo russo e vive da anni con i piloti

Andrej Ivanov
L’orsacchiotto aveva probabilmente perduto la mamma e vagava tra le piste. All’inizio era piccolo e fu necessario nutrirlo con il biberon. Ora pesa 250 chili, ma resta tra i suoi amati aeroplani (anche se volare non gli piace)

Un bel giorno, all’aerodromo di Orlovka (190 chilometri a ovest di Mosca, nella Regione di Tver, fece la sua comparsa un orsacchiotto. Nessuno sa di certo come accadde: forse si era perso nel bosco, forse era rimasto senza la mamma. Era spaventato, terribilmente affamato, e in conclusione si avvicinò agli uomini. Gli aviatori non gli fecero certo del male: lo riscaldarono, lo nutrirono e iniziarono a pensare a cosa fare di lui. L’orfanello fu ribattezzato “Mansur”, che nella lingua altaica significa “orsetto” (il direttore del campo di volo è originario degli Altaj). Alla base aerea, Mansur si fece tanti nuovi amici, ma il rapporto più stretto nacque con il pilota Andrej Ivanov.

Come Mansur è stato salvato una seconda volta

“Non pianificavamo certo di allevare un orso. Di fatto qualcuno lo ha mollato nell’aerodromo”, ricorda Andrej. “Era piccolino, delle dimensioni di un cucciolo, e gli davamo da mangiare con il biberon. Sembrava un peluche. Durante il primo anno di vita gli orsetti sono proprio bellini”.

Nessuno sapeva cosa fare con l’orsetto. Finché era così piccolo, ricacciarlo nel bosco avrebbe significato mandarlo incontro a morte certa. Non sapeva nemmeno che d’inverno doveva andare in letargo! “Il primo anno lo abbiamo dovuto mettere noi a nanna;  non capiva cosa stesse accadendo al suo organismo”, racconta Andrej. “Mi si è addormentato sulle ginocchia”.

Allora il personale dell’aerodromo ha deciso di rivolgersi a degli specialisti. All’Assessorato alle Risorse naturali e all’Ecologia della Regione di Tver hanno dato loro il contatto di un esperto, che avrebbe dovuto portare Mansur nella riserva naturale specializzata sul Lago Seliger. Ma quello, invece di portarlo lì, lo ha condotto in un centro in cui i cani vengono addestrati ad aizzarsi contro gli orsi. Quando Andrej e i suoi compagni l’hanno ritrovato, Mansur saltava letteralmente di gioia. “Meno male che siamo arrivati in tempo”, dice Andrej, “non ha avuto nemmeno il tempo di capire che triste destino lo stava aspettando”. Il proprietario del centro ha ridato loro l’orsetto senza fiatare.

Mansur è tornato all’aerodromo. Gli aviatori hanno anche preso contatti con la famiglia Pazhetnov, che si occupa della riabilitazione degli orsacchiotti rimasti orfani. Ma là dissero loro, che Mansur aveva ormai passato troppo tempo in mezzo agli esseri umani, e non si poteva più rimandarlo nella natura selvaggia.

“Quando l’orso prende l’uomo per amico, non lo teme più”, spiega Andrej. “Si sarebbe potuto reintrodurre in natura entro il primo anno, e sarebbe sopravvissuto alla grande, ma avendo passato un periodo più lungo con le persone, ormai era tardi. Finirà per continuare ad avvicinarsi alle persone. E immaginate la scena: non appena si avvicina a un villaggio, gli sparano”.

Così si è deciso il destino di Mansur: è rimasto a vivere all’aerodromo. Solo che ormai il piccolo territorio di quello di Orlovka gli stava stretto, e così la sua casa è diventato l’enorme aerodromo di Oreshkovo, nella regione di Kaluga: qui ci sono sia il bosco che gli aeroplani, ormai tanto abituali per Mansur.

Per una grande confortevole recinzione sono stati raccolti fondi con il crowdfunding; superando i 4 milioni di rubli (56.760 euro). Così ora l’orso ha la sua casa comoda nel bosco, dove può almeno cercare le formiche, arrampicarsi sugli alberi e ha persino una piscina dove fare il bagno. E non bisogna più, come l’anno scorso, rinfrescarlo un po’ con la sistola.

Gli orsi si ricordano di chi fa loro del male

Alla nuova casa Mansur si è abituato in fretta. All’aerodromo c’è sempre qualcuno: vuoi i guardiani, vuoi gli aviatori, ma all’orso piacciono soprattutto le donne che gli danno da mangiare. E ovviamente “babbo” Andrej, che viene spesso a fargli visita.

“Ormai è nel quarto anno di vita ed è già un orso adulto e in salute. Adesso pesa 250 chilogrammi ed è alto 2,50 metri e, immaginate, ha voglia di giocare!”, racconta Andrej. “Ma prima di avvicinarmi, cerco sempre di capire di che umore sia. Se è tranquillo, allora si può socializzare, ma meglio non rischiare. Capita, che esageri troppo nel giocare, e in quei casi è meglio interrompere e lasciarlo da solo”.

Adesso gli aviatori si avvalgono della consulenza dei Pazhetnov e degli specialisti dello zoo di Mosca. Gli scienziati da tempo hanno messo in guardia: che a nessuno venga in mente di giocare con lui a chi è più forte. Finché l’orsetto è piccolo, un essere umano è più forte, ma lui si ricorda tutto e ad anni di distanza può ridarle con gli interessi.

“A quanto ne so, gli uomini sono stati spesso attaccati proprio da orsi che in passato erano stati offesi da qualche persona”, dice Andrej. “Non di rado a questi orsi aggressivi vengono poi trovati vecchi proiettili in corpo, segno che qualcuno gli aveva sparato nel passato, magari alle spalle”.

“Dei piloti di elicotteri della regione di Magadan hanno raccontato come diversi anni fa hanno notato due persone su una barca, entrambe gravemente ferite da un orso”, ricorda Andrej. “Uno è morto a bordo, l’altro ha detto che erano bracconieri e che avevano sparato a un orso mentre era intento a catturare il pesce. Non lo avevano ucciso ma solo ferito, e l’orso era riuscito a scappare. Ma il fiume fa un’ansa, l’orso li aspettò più a valle e li attaccò. Non aveva dimenticato.”

Quindi i lavoratori del campo di aviazione cercano di comunicare con Mansur come un pari e nessuno cerca di addestrarlo. “Un orso non è un animale domestico. Ha le sue opinioni e i suoi desideri. È possibile mettersi d’accordo con lui, attirare in qualche modo il suo interesse, proprio come una persona, ma non costringerlo a fare qualcosa”, spiega Andrej.

Ama gli aerei, ma non vuole volare

Tuttavia, la vita dell’orso nell’aerodromo è molto diversa da quella che farebbe nella foresta. Mansur è molto interessato alla tecnologia: già da cucciolo, iniziò ad arrampicarsi sugli aerei. I piloti decisero persino di portarlo a fare un giro in cabina di pilotaggio, ma si spaventò molto. Gli orsi sono generalmente animali paurosi, sebbene molto curiosi.

“Quando abbiamo iniziato il rullaggio, ha avuto paura, mi è salito sulle ginocchia, ha infilato il muso fuori dal finestrino e mi ha abbracciato il collo con le zampe. Poi ho sentito i pantaloni diventare caldi, caldissimi… Se la stava facendo addosso!”, ride Andrej. “Cinque minuti dopo, tornato a terra, correva in giro come se niente fosse. Ma abbiamo deciso di non spaventarlo più.” Andare in macchina, invece, lo adorava, finché le dimensioni glielo consentivano. Una volta a bordo, era difficile farlo scendere. In seguito, alla vista di ogni camion, si precipitava e iniziava a cercare di aprire la portiera della motrice con la zampa.

Lo scorso inverno, Mansur non è nemmeno andato in letargo. “Anche se gli esperti non sono stati in grado di spiegarci il perché, hanno detto che non c’era da preoccuparsi per questa insonnia”, afferma Andrej.

Fino a poco tempo fa, chiunque lo desiderasse poteva venire a trovare Mansur, ma così tanti visitatori si sono presentati che il personale dell’aeroporto ha dovuto limitare i numeri per non irritarlo. Inoltre, alcuni gli davano da mangiare del cibo non salutare. “La gente faceva la fila fuori come se fosse il Mausoleo di Lenin o lo Zoo di Mosca”, spiega Andrej. “Abbiamo deciso di autorizzare le visite solo se le persone erano disposte a lavorare come volontari, in una specie di subbotnik (“il sabato delle pulizie” di tradizione socialista). In questo modo fanno qualcosa di utile e si divertono un po’ con Mansur.”

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