Perché i russi sono una nazione di masochisti ma sanno trarre benefici dalla sofferenza?

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OLEG EGOROV
Gli abitanti della Russia non sono certo famosi nel mondo per essere degli allegroni, eppure questo loro approccio alla vita e il loro continuo rimuginare sui problemi li rende più forti di fronte alle avversità dell’esistenza

Se la Russia è considerata costante in una cosa, è nell’essere un Paese di persone tristi e meditabonde. Quella russa è una storia di inverni rigidi e di invasioni straniere costanti, insieme a riforme spesso disumane da parte di governanti come Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Stalin, solo per citarne alcuni. Tutto ciò ha contribuito a formare lo spirito di una popolazione che ha vissuto quasi costantemente sull’orlo del baratro. I livelli di stress qui non sono mai stati adatti a una vita sana.

Contro ogni probabilità, i russi sono sempre riusciti a superare le difficoltà in qualche modo. Tuttavia, questo li ha portati a essere non proprio le persone più felici del mondo. Per questo molti all’estero pensano che i russi non sorridano molto. Ma, insomma, date queste premesse, come tirano innanzi?

Una ricerca degli psicologi americani ha fatto luce sull’arma segreta russa contro lo stress: l’amore per la sofferenza. A quanto pare, l’abitudine di meditare e lamentarsi, i livelli quasi distruttivi di autoanalisi e l’amore per film e libri tragici salvano i russi dalla sofferenza. 

Il “rimuginare” come caratteristica nazionale 

Nel 2010, Igor Grossmann e Ethan Kross della Michigan University hanno trovato una cosa molto importante che differenzia i russi e gli americani: il loro atteggiamento nei confronti dell’autoanalisi. Nell’ambito dell’esperimento, gruppi di soggetti russi e americani hanno ricevuto una serie di vignette “che descrivono una persona che analizza o meno i suoi sentimenti quando è arrabbiata”.

Successivamente, gli scienziati hanno chiesto alla persona di trovare la figura a cui trovavano più facile associarsi.

Mentre le simpatie degli americani si dividevano quasi allo stesso modo per entrambi i tipi di protagonisti, la stragrande maggioranza dei russi (68 su 83) si è schierata con quella che analizzava profondamente i suoi momenti più bui. Quindi, i russi tendono a farlo molto più degli americani. 

Esiste un termine scientifico per descrivere tale atteggiamento: la ruminazione, che ha origine dalla parola latina per “ri-masticare”; il che significa che i russi tendono a rivivere le loro esperienze negative più e più volte. “È vero: ci fissiamo sugli eventi che tendono ad innescare emozioni negative”, ha detto a Russia Beyond, Evgenij Osin, vice capo del laboratorio internazionale di psicologia positiva della personalità e della motivazione.

Meccanismo di salvezza 

A prima vista, sembra orribile: una nazione che si crogiola nel dolore 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alcuni autori, tra cui Daniel Rancor-Laferriere, professore emerito di Russo all’Università della California “Davis”, descrivono il carattere nazionale russo come masochista: “Il masochismo è diventato un fatto quotidiano in Russia.” Forse può essere vero in una certa misura, ma gli scienziati dimostrano che a volte la capacità dei russi di concentrarsi sul lato negativo aiuta molto.

Nella seconda fase dell’esperimento di Grossmann e Kross, i ricercatori hanno scoperto che i “ruminatori” russi, alla domanda sul loro “rivivere” le esperienze negative di solito menzionavano il fatto di allontanarsi dagli eventi del passato, reinterpretandoli dal punto di vista di qualcun altro, mentre gli americani tendevano semplicemente a richiamare alla mente le scene del passato dalla loro prospettiva. 

Gli scienziati considerano l’approccio russo più salutare: in questo modo in realtà non provoca ma previene la depressione, in quanto aiuta a uscire dalla situazione negativa e andare avanti con la propria vita.

“Noi [i russi] abbiamo i nostri modi di affrontare i sentimenti negativi: quando ce li troviamo di fronte, non ci spezzano in due e non ci sentiamo disperati; li prendiamo, invece, come qualcosa di naturale. Ci diciamo ‘okay, è uno schifo, ma, fanculo, andiamo avanti”’, dice Evgenij Osin. Secondo lui, questo approccio, che abbraccia tristezza e fatti negativi invece di cercare di bloccarli e negarli, mostra che la cultura russa è più vicina a quella orientale, dove il dolore è considerato una parte inevitabile della vita. Dopotutto, non abbiamo altra scelta che tirare avanti.

 

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