Chi sono gli amici veri di Vladimir Putin?

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EKATERINA SINELSHCHIKOVA
Ovviamente il presidente ha molti conoscenti e amici, e molti che si vantano di conoscerlo. Ma sono poche le persone con cui ha un rapporto di fiducia indissolubile, che dura nei decenni. Eccole

Sergej Roldugin
Solista e direttore d’orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, imprenditore nel campo musicale, mecenate, virtuoso violoncellista noto in tutto il mondo: sono molte le definizioni per descrivere Sergej Roldugin. Tra queste, “miglior amico di Vladimir Putin” per lunghi anni non è stata la principale. Nonostante non abbia mai nascosto la sua lunga amicizia con il presidente, non ha mai messo nemmeno un particolare accento sulla cosa. Del suo essere “migliore amico” si sono ricordati solo nel 2016, quando il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ) ha cercato di tirarlo dentro alla questione dei Panama Papers.

Nella biografia di Putin del 2000, “In prima persona”, Roldugin racconta come si conobbe con il futuro presidente nel 1977 e come, da allora, non si siano mai persi di vista. “Per me è come un fratello. Quando non sapevo dove cacciarmi, andavo da lui e lì dormivo e mangiavo”. All’epoca Rodulgin aveva poco più di 25 anni (è nato, sull’Isola di Sakhalin, il 28 settembre del 1951). Putin, che è un anno più giovane di lui, aveva finito la Facoltà di Legge e stava già lavorando nelle file del Kgb. “Volodja (diminutivo di Vladimir, ndr) studiava con mio fratello. Fu lui a parlarmene per primo quando una volta andai a Leningrado” (l’attuale San Pietroburgo, ndr).
Rodulgin è l’unico tra gli amici di Putin che in pubblico non solo si riferisce al presidente chiamandolo con il nome di battesimo, ma addirittura usando le confidenziali e affettuose forme del diminutivo e del vezzeggiativo: Volodja e Vovka.
Da giovani insieme facevano uscite a quattro con le loro ragazze, sono finiti un qualche rissa di strada, hanno fatto corse su auto scassate per le vie cittadine durante la notte, e insieme andarono a prendere all’ospedale, quando nacque, la figlia di Putin, Masha (di cui Rodulgin è padrino di battesimo). A quei tempi, in confronto a Putin, il violoncellista era ben più ricco. Aveva concluso il Conservatorio di Leningrado e era già stato in tournée in Giappone: “Avevo più soldi di Vovka. E dal viaggio in Oriente gli portai qualche souvenir, delle T-shirt, mi pare di ricordare”.

Tikhon Shevkunov
Ormai da più di quindici anni, questo influente vescovo (nato il 2 di luglio del 1958) è considerato dai media e da alcuni politici la guida spirituale di Putin, sebbene padre Tikhon non abbia mai pubblicamente confermato questo (né alcuna conferma ci sia stata dal parte del Cremlino). Gli attribuiscono una stretta amicizia con il presidente, e si dice che nessuno conosca Putin da vicino come lui.

“Io conosco appena Vladimir Vladimirovich Putin”, replica invece, serafico, il religioso, parafrasando il Vangelo: “e chi è pronto a dire di conoscere benissimo il nostro presidente, scagli contro di me la prima pietra”.
Si ritiene che l’amicizia tra i due sia nata dopo che, nel 1993, l’ex moglie di Putin, Ljudmila, per poco non morì in un incidente stradale, e lui iniziò a guardare in modo diverso alla vita.
“Una volta venne da noi, perché il nostro monastero si trovava vicino al suo posto di lavoro di allora”, dice Tikhon. Già prima della conoscenza con Putin, questo religioso godeva della fama di “prete della Lubjanka”, dal nome della sede del Kgb; sarebbero stati infatti non pochi gli agenti dei servizi a rivolgersi a lui per consigli spirituali.
Dicono anche che Tikhon Shevnukov abbia una forte influenza su Putin. Ma lui ha smentito più di una volta: “Non sono l’eminenza grigia di Richelieu”; “un uomo capace di influenzare Putin in natura non esiste”; “anche perché il presidente non sopporta chi cerca, in modo diretto o per vie traverse, di condizionarlo”.
Shevnukov, che ha studiato al Vgik, uno dei più prestigiosi istituti cinematografici del Paese, fa riprese della vita del monastero, una sorta di cronaca video, partecipando in prima persona. Inoltre scrive libri e memorie, ma neppure una volta ha citato nelle sue opere il presidente.

Viktor Medvedchuk
All’inizio degli anni Duemila era “come un extraterrestre”. “Del tutto europeo, per niente simile agli altri, colto, educato e molto efficiente”, così descrivono Viktor Medvedchuk i politologi moscoviti nel libro di Mikhail Zygar “L’esercito del Cremlino. Breve storia della Russia contemporanea”. Adesso l’uomo “assolutamente europeo” è praticamente irraggiungibile. Per provare a parlare con lui, bisogna passare per decine di aiutanti, portavoce e consiglieri.

La sua amicizia con Putin è largamente nota: ebbe inizio quando Medvedchuk era a capo dell’amministrazione del presidente ucraino Leonid Kuchma, tra il 2002 e il 2005.
Putin è il padrino di battesimo della figlia di Medvedchuk, Darija, ed è stato ospite della sua dacia. Secondo Putin, Medvedchuk è un nazionalista ucraino, parole che a lui non piacciono, perché preferisce definirsi un patriota illuminato.
“Ma non è un segreto che suo padre sia stato attivo tra le file dell’Oun (l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini) e condannato da un tribunale sovietico alla prigione, e deportato in Siberia, nel Territorio di Krasnojarsk, dove Medvedchuk è nato” (nel villaggio di Pocet, il 7 agosto del 1954), ha ricordato una volta Putin, senza dare nessuna valutazione del fatto.
In tutto questo tempo, Medvedchuk è sempre stato un attivo mediatore tra Mosca e Kiev, cosa confermata ufficialmente dal Cremlino. Come ha scritto Zygar, al tempo della Rivoluzione arancione del 2004-2005, Vladimir Putin si fidava solo di una persona a Kiev, del suo amico Viktor Medvedchuk.

Lazar Matveev e Sergej Chemezov

C’è anche chi è convinto che Putin si fidi solo “di quelli di Dresda”, ovvero dei colleghi del Kgb che lavorarono con lui nella Germania dell’Est dal 1985 al 1990. Questi “amici per la vita” sono Sergej Chemezov (nato il 20 agosto del 1952 nella regione di Irkutsk), attuale capo della enorme corporation Rostec e il “maestro di vita” di Putin, il suo capo a Dresda, Lazar Matveev. A distanza di anni, continua a rimanere in contatto con lui. E quando a maggio scorso ha compiuto 90 anni, il presidente, assieme a Chemezov, è andato a trovarlo nel suo semplice appartamento di un quartiere moscovita per fargli gli auguri e regalargli un orologio e una copia della “Pravda” del suo giorno di nascita. 
“Perché negare quello che è stato? È vero. Abbiamo lavorato entrambi nella Ddr a quel tempo. Vivevamo nello stesso palazzo, e ci frequentavamo sia per lavoro che nel tempo libero”, ha raccontato Chemezov. All’epoca entrambi erano sposati e anche le consorti avevano fatto amicizia.