Il violoncellista Sergej Roldugin, il cui nome apparirebbe nelle carte dello scandalo Panama Papers.
: EPA / Vostock-photoLa bufera non si placa. Lo scandalo dei conti offshore, ribattezzato “Panama Papers”, continua a far parlare di sé. Esponenti del mondo politico e culturale della Federazione continuano a commentare i dati emersi dall’inchiesta. E il 10 aprile scorso, nel corso del programma “Notizie della settimana”, trasmesso sul canale Rossiya 1, è andato in onda uno speciale dedicato al “Dossier di Panama” e al suo “protagonista” principale, il celebre violoncellista Sergej Roldugin, amico intimo di Putin. Il programma conteneva un’intervista allo stesso Roldugin al quale, nell’inchiesta condotta dall’International consortium of investigative journalists (ICIJ), sono stati attribuiti trust e offshore per un valore di parecchi miliardi di dollari.
Gli amici mecenati
Sergej Roldugin non guadagna miliardi, anche se ha cercato di lanciarsi nel mondo degli affari come “molte personalità artistiche russe”. A rilasciare queste dichiarazioni nel programma “Notizie della settimana” è il Presidente Vladimir Putin, che ha con Roldugin un rapporto di amicizia di vecchia data. “Ma qual è il suo business?”, dice Putin. “Roldugin è socio minoritario di una delle nostre società ed è così che guadagna i suoi profitti”.
Com’è noto, Roldugin è socio minoritario della banca Rossiya. Secondo i documenti della banca il violoncellista nel 2005, in seguito a un’ulteriore emissione, avrebbe ottenuto il 3,96% di azioni per un valore pari a 375 milioni di rubli (13 milioni di dollari secondo il corso del 2005).
Alcuni mecenati russi (di cui non è stato reso noto il nome) avrebbero trasmesso a Roldugin una “discreta quota dei profitti” per consentirgli di finanziare autonomamente delle attività culturali senza dover “mendicare”. Era stato lo stesso violoncellista a confessare di aver dovuto “mendicare” delle donazioni per acquistare degli strumenti musicali per i giovani talenti. “Andavo a mendicare da chiunque perché gli strumenti musicali sono costosi. Volevo solo che avessero il meglio: i migliori strumenti, i migliori professori, le sale migliori. Costa tutto una follia. Chiedevo a chiunque potesse aiutare”.
In definitiva, grazie al business, Roldugin era riuscito a incassare abbastanza per poter acquistare strumenti molto costosi all’estero, farli arrivare in Russia e donarli alle scuole pubbliche. Quasi tutto il denaro è stato utilizzato a questo scopo, spiega Putin nel programma televisivo.
Salvare il palazzo
Un altro “attivo”, in cui Sergej Roldugin avrebbe profuso miliardi, è palazzo Alekseevskij sulla riva del fiume Moika. Il palazzo ospita oggi la sede pietroburghese della Casa della Musica della quale il violoncellista è direttore artistico dal 2005.
A detta di Roldugin, grazie a lui il palazzo si sarebbe riscattato dai tempi bui: vi è stato un tempo in cui dietro le sue finestre “si sparava” (quando a Pietroburgo le bande si spartivano il territorio) e all’interno “c’erano schiere di ragazze per banditi di ogni risma”. La società che affittava da 11 anni il palazzo, non ne curava la manutenzione. “Le tubature dell’acqua erano state convogliate in cantina per inondare e distruggere tutto in modo da dover demolire il palazzo o poterlo acquistare poi per pochi copechi. Di fatto lo abbiamo salvato”, ha dichiarato Roldugin.
Società offshore utilizzate per operazioni speciali
Nel programma trasmesso sul canale Rossiya 1 si è chiarita, tra l’altro, la situazione delle società di Roldugin a Panama sui conti delle quali, secondo l’inchiesta svolta da ICIJ, sarebbe stato depositato il denaro di società pubbliche russe. Esse, come si è spiegato nel programma, sarebbero parte di un’operazione speciale ideata dall’Fsb e sarebbero state utilizzate come copertura.
La sostanza della storia è la seguente: nel 2008 l’Fsb aveva scoperto che i servizi segreti americani erano interessati agli attivi del settore delle telecomunicazioni russe. A fare queste rivelazioni nel programma “Notizie della settimana” è stato un collaboratore dell’Fsb. Gli americani s’interessavano alla società “National telecommunications” dell’imprenditore russo Suleyman Kerimov. Attraverso le società americane gli Usa erano quasi riusciti ad acquistare la holding, che ha un pubblico di parecchie decine di milioni di spettatori, da Kerimov, che per la vendita aveva già trasferito le sue attività offshore. Dopo aver scoperto che le reti via cavo stavano per finire nelle mani di un operatore straniero, era stato deciso di riportare senza indugio le attività nel paese. Ma in quel momento le azioni della holding “National telecommunications” erano stimate in un miliardo e mezzo di dollari. “Le nostre reti via cavo andavano acquistate proprio là”, hanno spiegato all’Fsb e lo Stato non avrebbe potuto raccogliere rapidamente una simile somma offshore. Così per non perdere tempo è stato deciso di rivolgersi al mondo della finanza. Il risultato è che nell’aprile 2008 un pool di società russe aveva acquisito tutte le azioni.
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