Sei stranieri famosi che hanno studiato il russo

Russia Beyond (Foto: Hulton Archive, Ullstein bild, SSPL/Getty Images)
Questa lingua ha affascinato molti personaggi celebri, che l’hanno ammirata, e, pur lamentandosi della sua complessità, si sono dati da fare per parlarla sempre meglio o almeno un po’

1 / G. Wells (1866-1946)

Il celebre scrittore britannico è stato in Russia tre volte. La prima volta fu nel 1914. Prima di partire per il suo viaggio, l’autore de “La guerra dei mondi” e de “L’uomo invisibile” studiò con impegno un libro di russo da autoapprendimento. O meglio, cercò di farlo. Per sua stessa ammissione, aveva memorizzato solo alcune parole leggendo la traslitterazione in caratteri latini. Imparò però a contare fino a cento nella nuova lingua. Dopo una visita di due settimane in Russia, Wells scrisse un saggio, “What is Coming? A Forecast of Things after the War”, in cui proponeva di introdurre il russo come terza lingua straniera dopo il francese e il tedesco nelle scuole britanniche. La principale difficoltà nell’apprendimento del russo, secondo lo scrittore, era l’alfabeto cirillico, che Wells definiva “un modo irrazionale di scrivere le parole”. Suggerì di utilizzare la trascrizione latina delle parole e di pubblicare libri in lingua russa in alfabeto latino. Ma non solo: nel suo romanzo “Joan and Peter” i personaggi viaggiano a San Pietroburgo e a Mosca, proprio come lo scrittore.  E dalle pagine del libro emergono Mosca con le sue vetrine colorate, le mura del Cremlino, un giro in slitta sul fiume ghiacciato e gli spettacoli del Teatro d’Arte di Mosca.

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2 / Giacomo Casanova (1725-1798)

Il famoso veneziano visitò molti Paesi durante la sua vita, tra cui la Russia. Si recò alla corte di Caterina II per offrire all’imperatrice di organizzare una lotteria di Stato. In Francia, Casanova era il principale gestore del gioco e riusciva a guadagnarci molto bene. Per persuaderla, come faceva sempre, decise di imparare qualche frase nella nuova lingua. Ma si rese conto che non stava concludendo nulla. Casanova era così arrabbiato che non esitò a fare paragoni: nelle sue memorie definì il russo “un dialetto quasi primitivo” e si lamentò di non essere mai riuscito a pronunciare una sola parola di questa “lingua da bovini”.

3 / Alexandre Dumas (1802-1870)

L’autore de “I tre moschettieri” viaggiò in Russia su suggerimento del conte Grigorij Kushelev-Besborodko. Il suo tour non si limitò a Mosca e San Pietroburgo. Dumas padre viaggiò lungo il Volga fino ad Astrakhan, visitò il Caucaso, scrisse diversi libri sulla Russia e pubblicò un giornale con appunti di viaggio. Nel complesso, lo scrittore trascorse in Russia circa un anno e imparò a poco a poco la lingua russa. Nei suoi appunti, ha sottolineato che “la lingua russa non ha definizioni intermedie”. E ancora che “l’assortimento di parolacce è tanto vario quanto i giri di parole che esprimono un tenero amore”. Oltre agli appunti di viaggio, Dumas riuscì a tradurre in francese le poesie di Nekrasov, incontrato a San Pietroburgo, di Vjazemskij e di Pushkin. In questo venne aiutato dal lavoro dello scrittore e traduttore Dmitrij Grigorovich.

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4 / Otto von Bismarck (1815-1898)

Bismarck trascorse tre anni in Russia come ambasciatore prussiano. Egli prese la nomina con senso di responsabilità: iniziò a imparare il russo da solo. Poi, già a San Pietroburgo, iniziò a studiare con un precettore. Una volta alla settimana, metteva da parte tutti gli affari per dedicare due ore alla grammatica e alla sintassi russa. All’inizio, Bismarck si lamentò che capire il russo era più difficile che combattere una battaglia contro l’esercito francese. Ma ben presto si trovò a leggere “Un nido di nobili” di Ivan Turgenev in lingua originale. Ma non disse mai a nessuno di aver imparato la lingua. La verità venne fuori solo quando Alessandro II si accorse che Bismarck teneva d’occhio la sua conversazione con il ministro degli Esteri Aleksandr Gorchakov. Dovette confessare. Lungi dall’essere infastidito dal comportamento dell’ambasciatore prussiano, l’imperatore si complimentò con lui per la rapidità con cui aveva imparato il russo. È interessante notare che Bismarck scriveva spesso postille ai documenti in russo o in un mix di russo e tedesco: poteva scrivere “Alles ничего” o rifiutare qualcosa contrassegnandola con la scritta «невозможно» (“impossibile”).

5 / Prosper Mérimée (1803-1870)

Lo scrittore francese decise di studiare il russo dopo aver letto la “Storia dello Stato russo” di Nikolaj Karamzin. Mérimée era un poliglotta e conosceva perfettamente il greco, il latino, l’inglese, l’italiano, il tedesco e lo spagnolo. Il russo lo affascinava. Il bibliografo Sergej Sobolevskij presentò lo scrittore a Varvara, ex damigella d’onore della granduchessa Marja Nikolaevna, che lo istruì. Gli studi andarono così bene che Mérimée iniziò a dedicarsi alle traduzioni dal russo. Così “La dama di picche” e le poesie di Pushkin e “L’ispettore generale” di Gogol apparvero in francese. Definì il russo “la più bella delle lingue europee, che è come se fosse stata creata per esprimere le sfumature più sottili”.

6 / Lewis Carroll (1832-1898)

Il matematico e scrittore si recò in Russia con l’amico teologo Henry Liddon. Erano in viaggio per stabilire legami con la Chiesa ortodossa russa. E portavano lettere del vescovo Wilberforce di Oxford al metropolita Filarete di Mosca e Kolomna. Carroll se la cavò brillantemente. Era intimorito dal fatto che il russo è molto complicato e ha molte parole lunghe: nel suo diario ne scrisse una: “защищающихся”; “zashchishchájushchikhsja”, participio presente plurale del verbo russo “difendersi”. Tuttavia, con l’aiuto di un dizionario e di un frasario, l’autore de “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” iniziò a imparare il russo a poco a poco. All’inizio, si segnava le parole nuove, poi iniziò a imparare intere frasi. Nonostante Carroll avesse costantemente bisogno di un dizionario vicino per esprimersi, ebbe un discreto successo comunicativo: riuscì persino a commerciare alle fiere.


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