Perché il cantante lirico Shaljapin nel celebre ritratto di Boris Kustodiev indossa una pelliccia?

Cultura
ANNA POPOVA
Invece di ritrarlo sul palcoscenico, il pittore lo mette sullo sfondo di una fiera e con indosso il pesante indumento invernale. Ecco come mai

Il cantante Fjodor Shaljapin (1873-1938) acquistò nella primavera del 1922 l’ultimo ritratto di se stesso realizzato in vita, poco dopo che era stato esposto a una mostra, e non se ne separò mai più. Era stato dipinto da Boris Kustodiev (1878-1927). Ma perché il pittore non lo ritrasse sul palcoscenico mentre si esibiva, ma sullo sfondo di una fiera, e con indosso una pelliccia?

La pelliccia era un esproprio proletario

Nel 1920, il Teatro Mariinskij mise in scena l’opera “Il potere del Male”, in cui Shaljapin era regista e interprete del ruolo del fabbro Eremka. Egli propose a Boris Kustodiev di occuparsi della scenografia dello spettacolo. A causa di una malattia, l’artista era già costretto su una sedia a rotelle da diversi anni, e il cantante si recò personalmente a casa sua per avanzargli questa proposta di lavoro. Kustodiev accettò e si offrì, senza perdere tempo, di realizzare anche un ritratto di Shaljapin con gli abiti che aveva indosso in quel momento. Gli piaceva molto la pelliccia. 

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Il cantante lirico rise: a quanto ne sapeva era “rubata”. Raccontò che qualche settimana prima l’aveva ricevuta come compenso da qualche istituzione statale. E ricordò lo slogan bolscevico: “Grab nagrablennoe”; “Ruba quanto è già stato rubato” (calco russo dell’“espropriazione degli espropriatori” marxista). Quindi, a quanto pare… il basso non era il primo proprietario di questa bella pelliccia, che era stata sequestrata a qualcuno.

Kustodiev rispose ridendo: “Bene, Fjodor Ivanovich, e noi la immortaleremo sulla tela! Non è una cosa originale? Attore, cantante… e con la pelliccia sgraffignata”.

Il pittore mise in posa il cane preferito del cantante

Dopo la première dell’opera, il lavoro sul ritratto riprese. Ma Shaljapin aveva una sua condizione: che l’artista lo ritraesse pure con quel cappotto “nazionalizzato”, ma necessariamente con il suo amato bulldog francese, Rojka, ai piedi. Affinché il cane stesse in posa, fu messo un gatto sull’armadio, e lui lo fissava mentre Kustodiev faceva gli schizzi.

Il quadro si riempì gradualmente di personaggi. L’artista raffigurò le figlie di Shaljapin, Marfa e Marina, accompagnate dal segretario personale del cantante, Ivan Shaljapin. Kustodiev scelse come sfondo delle attrazioni di una fiera: in lontananza si vedono le impalcature di un teatro di strada e un manifesto con il nome di Shaljapin. Era come se il cantante fosse arrivato in tournée in una nuova città nel pieno del periodo di Maslenitsa… 

Shaljapin portò con sé il ritratto in Francia: la tela era appesa sopra il camino del suo appartamento parigino. Solo nel 1968 le figlie del cantante trasferirono il quadro al Museo del Teatro di Leningrado. Una replica dell’autore, di dimensioni più ridotte, si trova invece al Museo Russo di San Pietroburgo.


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