All’epoca di Stalin, dopo gli esperimenti costruttivisti e art déco dei primi anni di potere sovietico, nel Paese si affermò il “neoclassicismo staliniano” (“stálinskij neoklassitsízm”), che, a sua volta, dopo la Seconda guerra mondiale si trasformò in architettura ipermonumentale, conosciuta oggi in Russia come “stile impero staliniano” (“stálinskij ampír”) e talora anche “stil triumf” (“stile trionfo”). Il Paese che aveva sconfitto il nazismo ora reinterpretava il classicismo e glorificava il suo passato, non solo nelle forme architettoniche esterne, ma anche negli interni degli edifici, nel design dei mobili e nei decori. Il nuovo stile doveva dimostrare la grandiosità e la potenza del Paese dei Soviet.
Nel periodo sovietico, e tanto più ai tempi di Stalin, questo stile veniva chiamato semplicemente “architettura sovietica”. Soltanto in seguito si cominciò a chiamarlo “staliniano”, mentre il termine “impero staliniano” per molto tempo fu in uso soltanto tra gli specialisti. Uno dei primi a proporre questa definizione fu il critico d’arte Selim Khan-Magomedov (1928-2011).
Lo stile impero staliniano integrava la maggioranza degli stili architettonici. In esso, l’architettura rinascimentale (con innumerevoli colonne, portici, sculture e una perfetta simmetria) si abbinava alle volute e altre bizzarrie del rococò e del barocco, e ai bronzi dello stile imperiale. Era visibile anche l’influenza dei grattacieli americani dell’epoca art déco. Un elemento frequente erano lo stemma dell’Urss con la falce e martello e la stella a cinque punte.
Il nuovo stile cominciò a formarsi ancora negli anni Trenta. Il primo progetto (mai realizzato), corrispondente ai canoni della nuova architettura, fu il Palazzo dei Soviet che si voleva costruire sul posto della Cattedrale di Cristo Salvatore, demolita nel 1931. Al concorso parteciparono molti importanti architetti, ma alla fine fu approvato il progetto di Boris Iofan.
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Si credeva che il promotore e l’ispiratore della maggioranza delle costruzioni fosse Stalin, che approvava personalmente tutti i progetti. Tra gli architetti che avevano intuito quello che il leader voleva vedere nei nuovi edifici, c’erano Lev Rudnev, Arkadij Mordvinov, Modest Shepilevskij, Vladimir Shchuko e diversi altri.
Tutti gli edifici dell’Esposizione delle conquiste dell’economia nazionale (VdnKh) furono costruiti nel pomposo stile dell’architettura staliniana. Ogni repubblica sovietica aveva un proprio padiglione, nel quale i motivi nazionali si combinavano con l’architettura ufficiale. Qui furono costruite anche delle fontane enormi, fra cui la fontana “Amicizia dei popoli” con sculture dorate che simboleggiano le repubbliche dell’Urss, e che rievocava gli splendori della reggia imperiale di Peterhof.
Lo stesso stile caratterizza anche l’ingresso del Gorkij Park.
Un altro monumento dell’architettura impero staliniano è l’edificio del Severnyj Rechnoj Vokzal (Stazione fluviale Nord) di Mosca, che aveva anche un’importanza simbolica, perché costruito in concomitanza con l’inaugurazione del canale di Mosca (canale Mosca-Volga), uno dei più grandi progetti di Stalin.
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I principali simboli di questo stile sono i sette grattacieli di Mosca, noti come le “Sette Sorelle”. Il progetto di ogni singolo edificio fu approvato personalmente da Stalin.
Costruiti in tempi record e decorati con i materiali più costosi (non si badava a spese), questi edifici monumentali con le loro guglie sono un vero monumento all’epoca staliniana.
Gli architetti sovietici usavano su ampia scala gli elementi decorativi, mutuati dallo stile imperiale, nato in Francia ai tempi di Napoleone. Pur avendo rinunciato all’eccessiva pretenziosità barocca, si continuava a usare oro, rilievi, intagli e sculture che si potevano vedere sia dentro, che all’esterno degli edifici staliniani.
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Oltre ai grattacieli, nel centro di Mosca furono costruite moltissime case soprannominate “stálinki”, cioè, “case staliniane”. Le facciate di questi edifici sono decorate con colonne, erker (finestre a protrusione) e cornicioni. Un vero capolavoro dell’architettura impero stalinista è, per esempio, l’edificio residenziale costruito nella seconda metà degli anni Quaranta per i dipendenti del Ministero per la sicurezza dello Stato dell’Urss. Per questo lavoro, l’architetto Evgenij Rybizkij ricevette il Premio Stalin.
Due strutture residenziali a semicerchio in piazza Gagarin, finite nel 1950, costituirono invece il nuovo ingresso monumentale del centro di Mosca.
Molte stazioni della metropolitana di Mosca, che oggi sembrano dei veri palazzi sotterranei, sono costruite in questo stile. Le loro caratteristiche distintive sono le colonne, i bassorilievi, i mosaici e gli enormi lampadari.
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La vetrina dello stile impero staliniano è certamente Mosca, ma anche in molte altre città, in primo luogo nei capoluoghi delle regioni, furono costruite numerose “stalinki”.
A Stalingrado, dove le truppe sovietiche ottennero una delle più importanti vittorie della Seconda guerra mondiale, la centralissima Piazza degli Eroi Caduti (Ploshchad Pavshikh Geroev) con albergo, posta centrale, teatro e stazione ferroviaria, fu costruita interamente nello stile impero staliniano.
Anche nelle sue residenze, Stalin volevo lo stile a lui così caro. In tutti i suoi uffici e in tutte le sue dacie sono presenti, anche se in scala limitata, degli elementi di pomposità: pesanti tende di velluto con frange, intarsi in legno, grandi lampadari e altro.
Lo stile impero staliniano, quello “del trionfo”, dei “vincitori” della guerra, fu onnipresente fino alla metà degli anni Cinquanta, ma scomparì in un attimo dopo la morte di Stalin (nel marzo del 1953). Nel 1955 fu emanata la risoluzione “Sull’eliminazione degli elementi superflui nella progettazione e nella costruzione degli edifici”. Gli “eccessi” dell’epoca staliniana furono duramente criticati da Khrushchev. La nuova parola d’ordine era: semplicità e austerità. In questo modo, al classicismo monumentale subentrò la tecnologia delle case prefabbricate con decori pressoché inesistenti. L’epoca delle “stalinki” finì, cominciava quella delle “khrushchjovki”.
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