Dieci opere di Ilja Kabakov che ogni appassionato di arte deve conoscere (FOTO)

Igor Russak/NurPhoto via Getty Images
L’artista sovietico di maggior successo al mondo, uno dei fondatori del concettualismo moscovita, ha dato vita a opere che assomigliano a romanzi. Nelle sue “installazioni totali”, i personaggi da lui creati vivevano e morivano, volavano nello Spazio, litigavano e si dissolvevano nel loro viaggio verso il futuro…

1 / “Ragazzo”, 1961

Collezione di Ilja ed Emilija Kabakov

L’incontro di Ilja Kabakov (1933-2023) con l’arte avviene durante la Seconda guerra mondiale: evacuato a Samarcanda, inizia a seguire le lezioni presso l’Istituto di pittura, scultura e architettura di Leningrado, che era stato spostato nell’Uzbekistan sovietico. Nel 1944, sempre con l’Istituto, va a Sergiev Posad, e poi alla Scuola delle Arti di Mosca, dove rimase in collegio dall’età di 12 anni fino all’iscrizione all’Istituto “Surikov”. Alla ricerca di un proprio linguaggio, Kabakov decostruisce le immagini classiche. Nasce così il “Ragazzo”, interpretazione dell’immagine vitruviana e metafora caustica delle immagini ufficiali. Non a caso, descrivendo questo quadro, Kabakov ha detto: “Il quadro ha l’aspetto di un modello…”. 

2 / “Autoritratto”, 1962

Collezione di Ilja ed Emilija Kabakov

Durante gli studi presso l’Istituto, Kabakov prese lezioni da Robert Falk, e descrisse le lezioni nel suo studio come un “contatto con la Grande Pittura”. Le sue prime opere sono state influenzate dallo stile artistico del suo maestro, tra cui un autoritratto con un berretto da sci. Questo quadro è stato l’ultimo dipinto dall’artista in maniera classica.

LEGGI ANCHE: Quindici capolavori di Robert Falk, pittore libero e geniale, pioniere delle Avanguardie russe 

3 / “Doccia”, 1974

Collezione privata

Dopo essersi laureato in arti grafiche, Kabakov iniziò a illustrare libri e riviste. All’epoca erano popolari i giornali per bambini “Murzilka” e “Vesjolye kartinki”, e molte fiabe e letteratura educativa uscirono con i disegni dell’artista. La sua carriera di illustratore è durata trent’anni: durante questo periodo ha creato immagini per 150 libri. Certo, fare illustrazioni per bambini non gli piaceva granché, ma comunque le realizzava con enorme maestria.

Allo stesso tempo, dipingeva per se stesso, creando opere fondamentalmente diverse da quelle ufficiali. La serie “Doccia” è uno di questi esperimenti. È stata una delle prime a rivelare la visione artistica unica di Kabakov. Iniziò a lavorarci a metà degli anni Sessanta: nel 1965, “Doccia" fu esposta alla mostra “Realtà alternativa II”, in Italia, accanto a opere di René Magritte e David Hockney. In Urss disapprovarono, considerando quello di “Doccia” materiale proibito; una serie che avrebbe mostrato la povertà del popolo sovietico. L’Occidente scoprì il quell’occasione il nome dell’artista sovietico. 

4 / “Lo scarabeo”, 1982

Collezione privata

Alla fine degli anni Sessanta, Kabakov e l’artista Ülo Sooster (1924-1970), un pittore non conformista estone, allestiscono uno studio nella soffitta di una casa di boulevard Sretenskij a Mosca. Ben presto gli inquilini del vecchio appartamento moscovita – Kabakov, Bulatov, Viktor Pivovarov, Eduard Steinberg, Vladimir Jankilevskij – si guadagnarono il soprannome di “Scuola di boulevard Sretenskij”. In quel periodo, Kabakov iniziò a utilizzare sempre più spesso il testo nelle sue opere. Lo usò spesso in seguito, e anche nel dipinto figurativo “Lo scarabeo”, con una poesia tratta da un libro per bambini, che l’artista doveva illustrare. L’insetto seduto su una foglia  è dipinto a olio su compensato. È stato venduto per la cifra record di 5,84 milioni di dollari all’asta da Phillips de Pury nel 2008. 

5 / “L’uomo che volò nello spazio dalla sua stanza”, 1985

Centro Pompidou

Gli anni Ottanta furono un periodo di grande sperimentazione per Kabakov. I musei europei volevano organizzare le sue mostre personali. Ma l’artista non riusciva a portare all’estero il numero necessario di opere, così decise di compiere un passo rischioso: dipinse un manuale per farne delle copie. Le mostre furono inaugurate come previsto. Contemporaneamente, nel suo studio di Sretenskij boulevard, iniziò a lavorare a installazioni che sembravano lo scenario della vita di qualcuno. Gli spettatori potevano sbirciare all’interno ed esplorare la vita quotidiana di una persona inesistente, persino camminare all’interno di quest’opera. L’artista stesso iniziò a chiamare le sue opere “installazioni totali”, creando un nuovo genere di arte contemporanea. Una delle prime opere di questo tipo è “L’uomo che volò nello Spazio dalla sua stanza”. Al centro di una piccola camera, ricoperta di poster e progetti di macchine volanti, si trova una catapulta: a giudicare dal soffitto bucato che la sovrasta, l’abitante della stanza è riuscito a realizzare il suo sogno… 

6 / “Dieci personaggi”, 1988

Collezioni private, Zimmerli Art Museum, Galleria Tretjakov, MOMA di New York, Museo d’arte di Oslo, ecc.

Insieme a Viktor Pivovarov, Kabakov ha creato una corrente artistica a parte: gli album. Tra il 1970 e il 1975, l’artista ha lavorato al ciclo “Dieci personaggi”, i cui protagonisti – Vshkafushchij Primakov, Shedryj Barmin, Voknogljazkhij Arkhipov e altri abitanti di un vasto appartamento comune; una tipica kommunalka – cercano di ritirarsi nella loro vita privata e di fuggire dal mondo che li circonda. Inserendo i suoi personaggi nella vita quotidiana di un appartamento comune, l’artista ha creato un’immagine collettiva della vita sovietica: “In essa non si può vivere, ma non si può nemmeno vivere altrimenti”. Nel 1988, la Ronald Feldman’s Gallery di New York fece crescere le pareti di quella kommunalka: “Dieci personaggi” divenne un’installazione totale. Sbirciando nelle stanze, i visitatori vedevano come vivevano i vari personaggi, tra cui l’Artista senza talento e l’Uomo che raccoglie le opinioni degli altri. Ma loro stessi non si vedevano; tutti gli abitanti delle stanze, come negli album, erano scomparsi.

7 / “Labirinto. L’album di mia madre”, 1990

Tate Modern

Una delle opere più forti dal punto di vista emotivo di Kabakov è “L’album di mia madre”. Dai ricordi di sua madre, Berta Solodukhina, dattiloscritti e fotografie scattate a Zaporozhje e a Mosca, l’artista ha creato 76 fogli di “Album” per formare un’installazione totale. L’opera raffigura una vita piena di difficoltà, ansie e prove. Il viaggio attraverso l’installazione è accompagnato dall’artista che canta romanze russe. Ma quando i visitatori trovano la fonte del suono, non riescono a nascondere la loro delusione: è nascosta in un mucchio di rifiuti.

8 / “Vagone rosso”, 1991

Ermitage 

Nel 1989 Kabakov emigra a Berlino, dove conosce Emilija Lekakh; insieme la coppia si trasferisce negli Stati Uniti. Da allora sono coautori di tutte le loro opere, firmandosi “Ilya and Emilia Kabakov”. Pochi mesi prima del crollo dell’Unione Sovietica, l’artista presenta a Düsseldorf la sua installazione “Vagone Rosso”, una dichiarazione artistica sull’era sovietica. I visitatori entravano attraverso una scala costruttivista e si trovavano in uno spazio dove, sulle note della musica degli anni Trenta e Quaranta, potevano contemplare il panorama di un Paese ideale con dirigibili, edifici e varie costruzioni. All’uscita (si doveva scendere da una scala rotta), si incontravano i rifiuti e gli scarti rimasti dalla costruzione della carrozza. Il viaggio attraverso l’installazione era una sorta di “passeggiata” attraverso la storia dell’Urss, dal suo inizio alla sua fine. Qualche anno dopo, Ilja Kabakov ha ricevuto proprio per “Vagone Rosso” il Leone d’oro alla Biennale di Venezia. Nel 2011 l’artista ha donato questa installazione al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

9 / “Toilet”, 1992

Museo d’arte contemporanea di Gand

Negli anni Novanta le opere di Kabakov sono state esposte in importanti festival e musei d’arte, come la Biennale di Venezia, il Centro Pompidou e il MoMA di New York. Ha anche partecipato alla famosa mostra Documenta, per la quale l’artista ha creato appositamente l’installazione “Toilet”. In mezzo ai paesaggi idilliaci di Kassel è apparsa una tipica struttura di cemento con le lettere che indicano i bagni dei maschi e delle femmine, ma all’interno c’era un’abitazione con un divano e un tappeto alla parete, una credenza e un tavolo apparecchiato. Il significato dell’opera non era certo che il popolo sovietico era costretto a vivere nei gabinetti, ma che il Paese in cui gli abitanti potevano conciliare una vita in comune materialmente povera e alti valori umani, non esisteva più.

10 / “La nave della tolleranza”, 2005-oggi

Collezione di Ilja ed Emilija Kabakov

È uno dei progetti più longevi, che ha già fatto il giro del mondo. Il suo obiettivo è insegnare il rispetto reciproco e aumentare il livello di tolleranza. I bambini sono sempre coinvolti nella creazione dell’installazione e, nel corso di diversi mesi, partecipano a sessioni di discussione sull’accettazione delle altre culture. Allo stesso tempo, creano disegni sul tema, che diventano le vele della “nave”. Il primo progetto si è svolto nel 2005 nell’oasi di Siva in Egitto, patria della tribù berbera. La nave ha poi viaggiato in Italia, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Cuba e Russia.


LEGGI ANCHE: I dieci pittori russi da record alle grandi aste internazionali di arte 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie