Mikhail Bulgakov, lo scrittore sovietico più estraneo all’ideologia ufficiale

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Una giovane donna completamente nuda vola su una scopa sopra le strade di Mosca, un enorme gatto nero gioca a scacchi, Satana prende in giro i servizi segreti sovietici… Queste scene continuano ad appassionare le persone in tutto il mondo

Una donna sposata lascia suo marito, rinunciando alla vita agiata, per vivere con l’uomo che ama, un giovane e infelice scrittore. E per aiutarlo a pubblicare il libro da lui scritto, stringe un patto col diavolo, diventando una strega... 

Tale è, in sintesi, l’intreccio del romanzo “Il maestro e Margherita”, la principale opera di Mikhail Bulgakov (leggetene qui un breve riassunto). Molti ricercatori credono che, malgrado la componente magica, questa linea narrativa sia, in sostanza, autobiografica. 

Secondo Marietta Chudakova (1937-2021), che ha studiato l’archivio dello scrittore e ha scritto una sua biografia, l’ultima moglie di Bulgakov, Elena, poteva essere un agente segreto dell’Nkvd. La donna collaborava con la polizia per evitare che Bulgakov venisse arrestato e per dargli la possibilità di continuare a scrivere, mentre Bulgakov, sempre a detta della Chudakova, col suo romanzo, giustificava sua moglie, riconoscendo che aveva accettato di collaborare con la polizia per garantire la sicurezza del marito. 

Figlio di un teologo, diventato medico

La produzione letteraria di Mikhail Bulgakov è un fenomeno molto originale, in cui la fantascienza e la satira s’intrecciano con la classica narrativa russa. È da notare che quasi tutto quello che ha scritto è, in varia misura, autobiografico.

Mikhail Bulgakov nacque nel 1891 a Kiev (allora parte dell’Impero russo), nella famiglia di un docente dell’Accademia teologica di Kiev. Non volle tuttavia seguire le orme di suo padre, iscrivendosi invece alla facoltà di Medicina dell’Università di Kiev. Questa scelta non fu casuale, perché il fratello di sua madre, Nikolaj Pokrovskij, era un noto medico e un vero astro della scienza (oltreché una persona ricca). Per il giovane Bulgakov lo zio era un vero idolo. 

Proprio Nikolaj Pokrovskij ospitò il nipote di Kiev, quando questi venne per la prima volta a Mosca, città dove Bulgakov avrebbe poi vissuto per molti anni e nella quale morì. E proprio lui, lo zio medico, divenne il prototipo del professor Preobrazhenskij nel romanzo “Cuore di cane”, con la differenza che Pokrovskij era un ginecologo, mentre il Preobrazhenskij bulgakoviano è un chirurgo sperimentatore, che trapianta l’ipofisi e i testicoli di un uomo a un cane che, grazie a questo, si trasforma in un essere umano (o quasi).

Medico di campagna e morfinomane

Durante la Prima guerra mondiale, Bulgakov, per un po’ di tempo, lavorò come medico nella zona del fronte, dopo di che fu trasferito in un piccolo ospedale di campagna nella regione di Smolensk. Questa sua esperienza, e i vari episodi curiosi ad essa legati, furono da Bulgakov descritti in “I racconti di un giovane medico” (1925; in lingua italiana nota anche con i titoli “Memorie di un giovane medico” e “Appunti di un giovane medico”). Essendo ancora molto inesperto, era costretto a misurarsi da solo con le situazioni a cui, in sostanza, non era preparato: correggere la posizione del feto dentro l’utero della madre, curare un tumore all’occhio di un bambino, cavare i denti, tanto che, come confessava lo scrittore stesso, diverse volte dovette consultare i libri prima di operare il paziente. Nel 2012, in Gran Bretagna è uscita la serie tv “A Young Doctor’s Notebook” (“Appunti di un giovane medico”), ispirata a questo libro di Bulgakov, con Daniel Radcliffe, che tutti conoscono come Harry Potter. 

Questa serie televisiva contiene un episodio basato sul racconto “Morfina”, che formalmente non fa parte del ciclo “Appunti di un giovane medico”, ma viene spesso pubblicato assieme per il suo contenuto. Questo racconto è scritto in forma di diario di un medico di campagna, che casualmente diventa dipendente dalla morfina. Il medico descrive come lui, sotto gli effetti della droga, comincia ad avere delle allucinazioni, e in questo stato alterato di coscienza segue i cambiamenti rivoluzionari che stanno sconvolgendo il Paese. Non avendo le forze per rinunciare alla dipendenza che lo sta distruggendo, decide di suicidarsi. 

In un determinato periodo della sua vita, anche Mikhail Bulgakov fu dipendente dalla morfina. Quando ancora lavorava come medico di campagna, dopo una delle operazioni rischiava di contrarre la difterite. Per evitare il contagio decise di prendere una medicina, ma ebbe una fortissima reazione allergica. Per alleviare il suo stato, si fece un’iniezione di morfina, dopo di che queste iniezioni diventarono regolari. Anche a Kiev, dove ritornò nel 1918, continuò a farsi iniezioni di morfina. Riuscì a superare questa sua “malattia” (tale, tra l’altro, era il titolo del racconto nella versione iniziale) grazie alle cure di sua prima moglie, Tatjana Lappa.

Guerra civile e inizio di attività letteraria 

A Kiev Bulgakov aprì uno studio medico privato, occupandosi soprattutto di malattie trasmissibili sessualmente. La città era in preda alla rivoluzione, la Guerra civile imperversava, le leggi e i governi cambiavano da un giorno all’altro.

Il clima che regnava in quei giorni e la vita della sua famiglia furono descritti da Bulgakov nel suo romanzo “La guardia bianca”. I Turbin, famiglia nobile e dell’intellighenzia, cercano di vivere la vita di sempre, mentre il mondo sta crollando. Ospitano nella loro casa gli ufficiali dell’esercito Bianco, e lo stesso Turbin partecipa alla guerra contro i bolscevichi. Bulgakov simpatizzava per i Bianchi e anche in seguito lo ammise in diverse occasioni.

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Alla fine della Guerra civile Bulgakov lavorava come medico nel Caucaso (proprio nel Caucaso, per la prima volta, cominciò a scrivere). Lo scrittore diceva che il primo impulso per l’attività letteraria l’aveva avuto anni prima, ma soltanto dopo tutte le vicissitudini e gli sconvolgimenti a cui era sopravvissuto abbandonò la medicina per dedicarsi alla letteratura. All’inizio i suoi racconti venivano pubblicati da un giornale di Vladikavkaz, ma poi capì che doveva andare a Mosca. 

Nel 1921 Bulgakov arriva a Mosca e viene ospitato da suo zio, il medico Nikolaj Pokrovskij. I racconti di Bulgakov cominciano a essere pubblicati dai giornali e dalla riviste della capitale. Scrive racconti satirici, brevi saggi, reportage. Particolarmente fruttuoso fu il suo rapporto con il quotidiano dei ferrovieri “Gudok”, che aveva una sezione satirica, con la quale collaboravano Ilja Ilf, Evgenij Petrov (Kataev), Michail Zoshchenko e altri scrittori umoristi e satirici. 

Nel 1925, finalmente, una rivista letteraria pubblicò il primo romanzo di Bulgakov, “La guardia bianca”, e alcuni suoi racconti. Durante una perquisizione, allo scrittore fu sequestrata una bozza del romanzo “Cuore di cane”, satira spietata contro il nuovo ordinamento e contro il tipo “sovietico” di persona. Bulgakov fu convocato per un interrogatorio, ma, stranamente, non fu punito e, anzi, il manoscritto gli fu restituito (in Russia il romanzo fu pubblicato per la prima volta soltanto nel 1987, ai tempi della Perestrojka, e il film che ne fu tratto nel 1988 divenne subito un cult).

Drammaturgia e Stalin

La vera passione di Bulgakov era il teatro. Sulla base de “La guardia bianca” scrisse per il Teatro dell’Arte di Mosca “I giorni dei Turbin”. Lo spettacolo ebbe un enorme successo, lo stesso Stalin andò a teatro diverse volte a vederlo e intervenne personalmente per salvare lo spettacolo dalla censura.

A Stalin piaceva anche la commedia “L’appartamento di Zoja”, storia di una donna intraprendente che dietro la copertura di una sartoria apre una casa d’appuntamenti. Un’altra opera teatrale che ebbe molto successo fu “La corsa”, dramma che racconta l’ultimo tentativo dei bianchi di contrastare i bolscevichi e la loro successiva fuga dalla Russia. 

Negli anni Trenta le nubi si addensano. La fine satira di Bulgakov comincia a essere vista come un atto di sabotaggio politico. Con il rafforzamento del potere di Stalin, lo Stato esige dagli scrittori l’estrema chiarezza, il realismo e l’esaltazione dei successi del potere sovietico. Le opere teatrali di Bulgakov vengono bandite praticamente in tutti i teatri del Paese. 

Le tribolazioni che accompagnarono i suoi tentativi di mettere in scena una nuova pièce, vengono da Bulgakov rievocate nel suo “Romanzo teatrale” (1936), in cui egli ironizza sul mondo teatrale e letterario degli anni Trenta (la maggioranza dei personaggi ha dei prototipi tra le persone reali). Il romanzo, rimasto incompiuto, fu pubblicato soltanto negli anni Sessanta.  

Negli anni Trenta Bulgakov sbarca a malapena il lunario, nessuno lo pubblica, i teatri per lui sono chiusi. Disperato, scrive una lettera al governo. Chiede di dargli la possibilità di lavorare al teatro o, altrimenti, di emigrare. Dopo questa lettera gli arriva una telefonata di Stalin. La moglie dello scrittore ricordava che durante la conversazione Stalin fece una domanda strana: “Ma Lei è proprio stufo di noialtri?”. Sbalordito, Bulgakov risponde che, a suo giudizio, uno che scrive non può essere vero scrittore lontano dalla patria. Allora Stalin gli suggerì di presentare una domanda di assunzione al Teatro dell’Arte di Mosca. Naturalmente, dopo questa telefonata Bulgakov fu assunto, anche se ricevette soltanto la posizione, per lui umiliante, di aiuto regista. L’importante però era che adesso poteva lavorare e guadagnare dei soldi per la sua famiglia. 

Bulgakov, il maestro, e sua moglie, Margherita

Bulgakov scrisse “Il maestro e Margherita” per oltre 10 anni. Fu un lavoro molto difficile, anche perché lo scrittore capiva che il suo libro difficilmente sarebbe stato pubblicato in patria. Far pubblicare un romanzo su Cristo, quando nel Paese infuriava una campagna anti religiosa, era un’impresa senza speranza. Il libro, infatti, fu pubblicato soltanto vent’anni dopo, quando lo scrittore era già morto, per di più, in una versione fortemente censurata. 

Il fatto che il romanzo venisse comunque pubblicato, lo dobbiamo in gran parte alla moglie dello scrittore, Elena Sergeevna Bulgakova. A lei dobbiamo anche molte altre cose di Bulgakov, che oggi possiamo leggere, perché riuscì a mandare in Occidente diversi libri proibiti in Urss, per farli pubblicare all’estero, evitando così che venissero distrutti o sequestrati dal Kgb.

“Il maestro e Margherita” oggi è conosciuto, e viene letto, in tutto il mondo, e in Russia parecchie persone ne conoscono a memoria interi brani.

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