Cinque luoghi di San Pietroburgo in cui vi sembrerà di essere in Cina, Tibet, o nell’Antico Egitto

Arrivato in Russia dall’Europa fin dal XVIII secolo, l’orientalismo è stato accolto con entusiasmo e si è sviluppato con un tocco tipicamente russo

Per gli abitanti della città più europea della Russia, l’Oriente ha sempre avuto un’aura di romanticismo e mistero. Immagini di culture lontane ed estranee stimolavano l’immaginazione degli amanti dell’esotismo, e chi poteva permetterselo concretizzava quei sogni in edifici ed eleganti interni. Nel corso del tempo, grazie agli sforzi delle comunità estere presenti in città e allo sviluppo dei gemellaggi, sono apparse in città altre isole di architettura dell’Estremo e del Medio Oriente… Vediamo gli esempi principali.

Il “Palazzo cinese” a Oranienbaum

Oranienbaum è una delle residenze di campagna della dinastia Romanov. Nel 1762-1768, l’architetto italiano Antonio Rinaldi ricevette da Caterina II (la Grande) la commissione per la costruzione del Palazzo Cinese (in russo: Kitájskij Dvoréts). L’edificio presenta un esterno in stile rococò europeo occidentale, ma alcuni interni sono stati decorati in stile cinese, alla moda all’epoca. 

I motivi orientali sono facilmente riconoscibili nella decorazione della Sala dei Vetri: le pareti sono decorate con dodici pannelli ricamati con perline di vetro e con seta nello stile europeo delle cineserie (chinoiserie). La gran sala cinese e la piccola sala cinese, invece, sembrano davvero provenire da un paese lontano. I pannelli di legno stampati rappresentano scene di vita del Celeste Impero e le aperture delle finestre sono sorvegliate da draghi. 

La Grande Sinagoga Corale

A metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, l’imperatore Alessandro II allentò le disposizioni della legge che vietava agli ebrei di vivere nella capitale. La comunità cominciò a crescere rapidamente e con essa il numero di case di preghiera. Nel 1869, lo zar concesse agli ebrei di San Pietroburgo il diritto di costruire una sinagoga per sostituire le case di preghiera. Per altri dieci anni la comunità raccolse denaro e cercò un luogo dove edificarla. Quindi iniziarono le discussioni sulla forma da dare all’edificio, che venne infine costruito dal 1883 al 1893.  

Deve il suo aspetto al critico d’architettura Vasilij Stasov, che si ispirò alla Sinagoga nuova di Berlino, in stile arabo-moresco, progettata dall’architetto Eduard Knoblauch. Si pensa che le comunità ebraiche in Europa abbiano costruito sinagoghe in stile moresco per commemorare il periodo di massimo splendore della cultura ebraica nella Spagna musulmana. 

Il Datsan Gunzechojnej

Il tempio buddista più settentrionale del mondo è apparso a San Pietroburgo grazie al rappresentante del XIII Dalai Lama in Russia, il lama buriato Aghvan Dorzhiev. Nel 1908, dopo che erano state stabilite relazioni diplomatiche tra la Russia e il Tibet, riuscì a ottenere dalle autorità dell’Impero russo il permesso di costruire una struttura di culto buddista nella capitale. 

Il modello erano gli edifici sacri squadrati tipici del Tibet, ma il progetto venne rielaborato da architetti russi sotto l’influenza dello stile Art Nouveau settentrionale, di moda all’epoca. Il denaro per la costruzione venne donato da Dorzhiev, dal XIII Dalai Lama e dai buddisti della Buriazia e della Calmucchia.

Il tempio fu consacrato nel 1915. Durante la Guerra civile russa (1918-1923) fu danneggiato, negli anni Venti-Trenta passò alla Missione tibeto-mongola in Urss, ma nel 1938 fu chiuso, i lama vennero arrestati e l’edificio fu ceduto allo Stato. È stato restituito al culto solo all’inizio degli anni Novanta.

Le sfingi sul lungofiume

A San Pietroburgo si contano quasi trenta sfingi. La più antica e conosciuta “vive” sull’Universitetskaja náberezhnaja (lungofiume), di fronte all’Accademia delle Arti. Si tratta di autentiche sculture egizie in granito rosa, realizzate nel XIV secolo a.C. per decorare il tempio commemorativo di Amenofi III. Furono portate nella capitale russa nel 1832 e installate qui nel 1834. 

Una leggenda metropolitana dice che se si guarda a lungo negli occhi una sfinge si rischia di impazzire. La loro fama sinistra era ulteriormente accresciuta dal fatto che si diceva che sull’argine delle sfingi finissero per arenarsi i cadaveri di tutte le persone annegate nella Neva a monte di quel punto. 

Tra le altre sfingi di San Pietroburgo, spiccano due lugubri sculture di Mikhail Shemjakin, monumento alle vittime della repressione politica in Urss. Si trovano proprio di fronte alla famigerata prigione “Kresty”, dove erano detenuti i prigionieri politici. Le figure sono divise in due metà. Profili sensuali di fanciulle con seni nudi sono rivolti verso gli edifici residenziali, mentre i teschi sono rivolti verso la prigione. Questa tecnica simboleggia la tragedia di un popolo diviso: alcuni hanno vissuto “senza sapere”, altri sono morti sotto la dittatura. 

Il Giardino cinese dell’amicizia

È apparso sul prospekt Liteinyj nel 2003 come regalo di Shanghai, città gemellata, per festeggiare il 300° anniversario di San Pietroburgo. La piazza è una replica in miniatura del Giardino del Mandarino Yu di Shanghai. Le decorazioni centrali sono la Pagoda dell’Amicizia e il Muro dei Nove Draghi, che “allontana gli spiriti maligni”. 

Secondo la tradizione cinese, se vi mettete sotto il muro e ripetete a voi stessi la parola “successo” per nove volte, le cose vi andranno bene. 

Il giardino è inoltre decorato con sculture e pietre provenienti dal lago Tai Hu, nella Cina meridionale, che rappresentano le catene montuose. In primavera, quando fioriscono i ciliegi, il giardino si trasforma in un grande set fotografico per i pietroburghesi e i visitatori della città.

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