“Dolci montagne verdi! Quando mi sento triste, penso alle mie verdi montagne natali, e mi sembra che il cielo lì sia più alto e più chiaro, e la gente così gentile, e io stesso divento una persona migliore. Sì, cammino di nuovo su quelle montagne, salgo su pendii sassosi, scendo in gole profonde, mi siedo a lungo vicino a sorgenti di montagna, respiro la meravigliosa aria di montagna, intrisa di un profumo di erbe e fiori, e ascolto senza fine i sussurri di una foresta centenaria…”. Così lo scrittore russo Dmitrij Mamin-Sibirjak ricordava i suoi Urali nativi.
Gli Urali sono una grande “dispensa” della Russia, ricca di riserve naturali: quasi tutti gli elementi della tavola periodica di Mendeleev (si trovano qui.
Non c’è da stupirsi quindi che gli Urali siano diventati uno dei centri industriali e la base metallurgica più importante del Paese, dove, all’inizio del XVIII secolo, sono spuntati come funghi stabilimenti e fabbriche. L'industria locale ha avuto un ruolo non indifferente nell'aiutare la Russia ad affrontare le decine di guerre e conflitti in cui è stata coinvolta nel corso della storia.
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