Come i registi di tutto il mondo hanno trasportato al cinema “Le notti bianche” di Dostoevskij

Robert Bresson/Albina Productions, 1971
Luchino Visconti è stato uno dei primi a narrare attraverso la cinepresa il racconto romantico dello scrittore russo, originariamente ambientato in una dolce San Pietroburgo d’estate. Come lui, si sono cimentati nell’impresa anche registi francesi, tedeschi e asiatici

“Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che possono esistere solo quando siamo giovani, caro lettore”. Inizia così uno dei racconti più celebri e romantici di Dostoevskij: “Le notti bianche”. Ambientato nel periodo dell’anno in cui il cielo di San Pietroburgo non cede mai il passo alla notte, il libro accompagna il lettore nell’atmosfera incantata che si respira ogni anno, a giugno, nella città illuminata dalla luce intramontabile del nord. 

Passeggiando lungo i canali, sotto un cielo che anche in piena notte si tinge di rosa, arancio e latte, non possiamo fare a meno di chiederci se quel particolare edificio che abbiamo appena incrociato sia davvero il palazzo che ispirò Dostoevskij nella stesura del suo racconto, pubblicato nel 1848 sulla rivista “Annali patri” (“Otechestvennye zapiski”).  

Il narratore senza nome, il “sognatore” che “passa come un’ombra ai margini della realtà”, fra le strade e vicino ai canali, guida il lettore in una città che sotto certi aspetti oggi non è molto diversa rispetto a quel periodo.

La storia di questo giovane sognatore che si innamora di una fanciulla conosciuta per le strade di San Pietroburgo è stata tradotta in moltissime lingue e trasportata al cinema, attraverso i film di grandi registi che hanno interpretato a modo loro il capolavoro di Dostoevskij.

“Le notti bianche” del leggendario Luchino Visconti, 1957

Nel 1957 Luchino Visconti, uno dei padri del neorealismo italiano, gira il film “Le notti bianche”, che da allora è diventato uno dei classici del cinema internazionale. Invece che nella San Pietroburgo della metà del XIX secolo, il film è ambientato nella città toscana di Livorno. Non c'è una narrazione in prima persona degli eventi, ma gli spettatori vengono accolti da Mario, interpretato dal leggendario Marcello Mastroianni, e da Natalia, interpretata dall’attrice austro-svizzera Maria Schell. 

Mario è molto più vecchio del narratore della storia di Dostoevskij; mentre Natalia sembra essere molto meno innocente rispetto alla Nastenka del libro. 

Interamente girato in interni, al Teatro 5 di Cinecittà (Roma), il film è stato realizzato fra corsi d'acqua, monumenti ed edifici pubblici interamente ricostruiti in teatro.

“Nel film, Visconti gioca con elementi formali come l'illuminazione, il montaggio, i movimenti di macchina, i costumi, gli effetti speciali e la scenografia per evidenziare la complessità della tensione melodrammatica che matura fra i due protagonisti”, ha scritto Brendan Hennessey, professore di italiano, sulla rivista accademica della John Hopkins University “Modern Language Notes” (numero di gennaio 2011).

Il film ha vinto il Leone d'Argento alla 18° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 1957. 

“Helle Nächte” del regista tedesco Wilhelm Semmelroth, 1971

Qualche anno dopo l’uscita del film di Visconti, il giornalista e regista tedesco Wilhelm Semmelroth tentò di trasportare nel cinema una versione più autentica del racconto, seguendo fedelmente il testo. Semmelroth diresse il film “Helle Nächte” (“Bright Nights”) in una produzione speciale per l’emittente radiotelevisiva WDR (Westdeutscher Rundfunk Köln). Semmelroth, che aveva già adattato anche opere di William Shakespeare e Thomas Wolfe, ha però preferito lavorare con attori meno conosciuti.

Il narratore della storia si chiama Fjodor, come se il racconto di Dostoevskij fosse autobiografico; e all’amante di Nastenka, suo promesso sposo, viene affidata una parte di maggior rilievo. Il film di 75 minuti in bianco e nero fu trasmesso sulla WDR nel luglio del 1971 e ricevette il plauso della critica, ma non superò i confini della Germania. Oggi sfortunatamente la pellicola sembra essere andata perduta, con gli impiegati della WDR che hanno espresso completa impotenza quando sono stati contattati per riprodurla. Il film fu uno dei rari tentativi della Germania occidentale di capire la Russia durante l’apice della guerra fredda. 

Esiste un’altra pellicola tedesca con lo stesso nome, prodotta nel 2017, ma non è tratta dalla storia di Dostoevskij.

“Quattro notti di un sognatore” del francese Robert Bresson, 1971

Il regista francese Robert Bresson, uno dei pionieri del cinema minimalista, nel 1971 ha diretto “Quattro notti di un sognatore” (titolo originale, “Quatre nuits d'un rêveur”). Questo adattamento del racconto dello scrittore russo è ambientato principalmente a Parigi e Bresson ha lavorato soprattutto con attori non professionisti. Il narratore di Dostoevskij (Jacques, nel film) è interpretato da Guillaume des Forêts in una performance molto credibile. La nota attrice, modella e fotografa Isabelle Weingarten ha invece vestito i panni di Marthe, la controparte francese di Nastenka. 

Se il narratore della storia fosse stato “trapiantato” nella sognante Parigi dei primi anni '70, probabilmente sarebbe stato proprio come il bohémien Jacques. La storia d'amore tra l'artista e la ragazza, che vive con sua madre (a differenza di Nastenka, che nel libro abita con la nonna), è meravigliosamente ritratta attraverso sequenze notturne nella città. Anche la loro storia d'amore è ben rappresentata, con Marthe e Jacques che camminano per le strade e i ponti di Parigi, illuminati dalla luce e i colori soffusi della città dell'amore. 

Nello stesso anno il film fu proiettato al 21° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

“Noites Brancas”: l’adattamento in portoghese firmato da Zbigniew Ziembiński, 1973

La storia di Dostoevskij fu raccontata anche in portoghese, in un adattamento per il pubblico brasiliano realizzato dal regista ebreo-polacco Zbigniew Ziembiński, nato in Polonia ed emigrato in Brasile per fuggire dall’Olocausto.     

Nel 1941, quando arrivò a Rio de Janeiro, Ziembiński non parlava neanche una parola di portoghese, ma alla fine del decennio sarebbe diventato un importante regista teatrale. I tre decessi successivi furono per lui segnati da una brillante carriera nella settima arte. 

Nel 1973 ha diretto “Noites Brancas” (Notti Bianche) un film mandato in onda in tv in tutto il Brasile. La pellicola è stata interpretata dal leggendario attore brasiliano Francisco Cuoco, nel ruolo del narratore di Dostoevskij, e da Nívea Maria, conosciuta in Brasile come attrice di soap opera. L'amante sfuggente di Nastenka è invece interpretato da Cláudio Cavalcanti, che è stato anche scrittore, cantante e produttore. Proprio come l'adattamento televisivo tedesco, anche questa versione si avvicina abbastanza al racconto di Dostoevskij. Tuttavia, non è facile trovare una versione integrale della pellicola. Sorprendentemente, data la vicinanza delle lingue portoghese e italiana, la versione di Visconti ha goduto in Brasile di una maggiore popolarità rispetto alla versione locale. 

“Café Noir” del sudcoreano Jung Sung-il, 2009

Il racconto di Dostoevskij è stato adattato per il grande schermo anche da diversi registi asiatici, con varie produzioni in lingua indiana. La maggior parte dei film asiatici ambienta la storia nei luoghi d’origine dei registi, come avevano già fatto Visconti e Bresson.

Il sudcoreano Jung Sung-il ha diretto 카페 느와르 (“Ka-pe-neu-wa-reu” o “Café Noir”), un film in due parti che si sviluppa a partire da due grandi opere: “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang von Goethe e il racconto “Le notti bianche” di Dostoevskij.

La seconda parte è un adattamento del racconto russo con protagonista Young-soo, un insegnante di musica che incontra casualmente su un ponte Sun-hwa (Jung Yu-mi). La trama segue più o meno la storia di Dostoevskij e finisce con il cuore infranto del giovane, quando si accorge che la donna che brama va felicemente tra le braccia del suo inafferrabile amante. 

Il film, uscito nel 2009, ha fatto il giro di diversi festival in Asia e in Europa, tra cui Hong Kong, Venezia, Copenhagen e Los Angeles. Il suo successo rispecchia l'ascesa del cinema coreano e la crescente popolarità della cultura coreana nel panorama internazionale. 

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