Non solo marce e inni: dieci canzoni sovietiche dolci e romantiche

S.Gerasimov/TASS
La maggior parte dei brani della musica leggera dell’Urss erano scritti per essere orecchiabili e riconoscibili. Che ne dite di ascoltare alcune delle hit più amate degli anni Sessanta e Settanta?

La musica dell’Urss fu uno dei principali strumenti per diffondere l’ideologia e i valori sovietici al popolo. E rifletté i numerosi cambiamenti nel corso del XX secolo. La musica rivoluzionaria degli anni Venti chiamava i cittadini al loro dovere di ribellarsi nei confronti del passato regime e di costruire un Paese nuovo; le canzoni patriottiche degli anni Trenta rafforzavano e glorificavano il nuovo regime di Stalin. Poi, naturalmente, vennero le canzoni militaresche degli anni Quaranta, piene del dolore e dei lutti della Seconda guerra mondiale, che invitavano le persone a difendere la patria dai nemici. Durante il breve periodo di Nikita Khrushchev, il cosiddetto “Disgelo” della seconda metà degli anni Cinquanta, la musica sovietica si spostò invece su temi molto più romantici, individualistici e apolitici.

Quella che oggi generalmente pensiamo come “musica sovietica” deriva da una curiosa combinazione di varie influenze: melodie popolari, marce militari e persino musica pop occidentale (indipendentemente dall’opposizione alla sua diffusione da parte della leadership).

1 / Ekaterina Semjonkina e Ljudmila Zykina – “Ognéj tak mnoga zolotýkh”, 1957

Questa canzone, il cui titolo può tradursi “Ci sono così tante luci dorate” ebbe un grande successo negli anni Cinquanta, anticipando la nuova ondata della musica sovietica, che si stava allontanando dai temi eroici e pomposi. Il testo della canzone venne scritto nel 1953 e presenta la frase “Sono innamorata di un uomo sposato”, il che era piuttosto scioccante per la tarda era staliniana (Stalin morì proprio in quell’anno, il 5 marzo). Ecco perché la canzone apparve per la prima volta solo quattro anni più tardi, nel 1957, nel film “Delo bylo v Penkove” (ossia “La cosa è successa a Penkovo”), diretto da Stanislav Rostotskij. Sia il film che la canzone ebbero un grande successo e contribuirono a spostare l’attenzione popolare dalle storie sui risultati collettivi e le azioni di cittadini eroici ai drammi personali e ai sentimenti delle persone comuni.

Огней так много золотых

На улицах Саратова,

Парней так много холостых,

А я люблю женатого.

Эх, рано он завел семью -

Печальная история.

Я от себя любовь таю,

А от него тем более.

Ci sono così tante luci dorate

per le vie di Saratov

e così tanti ragazzi scapoli,

ma io ne amo uno sposato.

Eh, si è fatto una famiglia presto

che storia triste!

Nascondo questo amore a me stessa

e a lui ancor di più.

2 / Ljudmila Zykina – “Tecjót rekà Volga”, 1963

Questa canzone, il cui titolo si traduce “Scorre il fiume Volga”, eseguita nel 1963 da Ljudmila Zykina (1929-2009), celebre cantante russa, le fece guadagnare il nome di “Signorina Volga” che le rimase cucito addosso per tutta la vita. Dalla sua uscita, la canzone è stata particolarmente amata dalla gente delle province russe per il suo contenuto autentico e l’aria lenta e melodica, simile a quelle che si potevano ascoltare durante le riunioni di famiglia o le celebrazioni nei villaggi di tutta la Russia durante il secolo scorso.

Издалека долго течёт река Волга

Течёт река Волга, конца и края нет

Среди хлебов спелых, среди снегов белых

Течёт моя Волга, а мне семнадцать лет

Сказала мать бывает всё сынок

Быть может ты устанешь от дорог

Когда придёшь домой в конце пути

Свои ладони в Волгу опусти

Издалека долго течёт река Волга

Течёт река Волга, конца и края нет

Среди хлебов спелых, среди снегов белых

Течёт моя Волга, а мне уж тридцать лет

Da lontano a lungo scorre il fiume Volga

Scorre il fiume Volga, senza fine né confini

Tra il grano maturo, tra le nevi bianche

Scorre il mio Volga, e io ho diciassette anni

Me lo aveva detto la mamma, succede di tutto figliolo

può essere che tu ti stanchi della strada

e allora quando tornerai a casa alla fine del percorso

immergi i palmi delle mani nel Volga

Da lontano a lungo scorre il fiume Volga

Scorre il fiume Volga, senza fine né confini

Tra il grano maturo, tra le nevi bianche

Scorre il mio Volga, e io ho già trent’anni.

3 / Maja Kristalinskaja – “Nézhnost” (1965)

La regista Tatjana Lioznova (1924-2011) ha immortalato questa canzone meravigliosamente dolce e drammatica, (il titolo si traduce come “Tenerezza”), nel suo film “Tri tópolja na Pljushchikhe” (“Tre pioppi sulla via Pliushchikha”), del 1967, in una delle scene più belle ed emozionanti di tutto il cinema sovietico. In essa, la protagonista, Anna Grigorjevna è seduta in un taxi, il cui guidatore le ha appena detto che la sua canzone preferita si intitola “Nezhnost”. Anna cerca quindi di ricordare il nome della sua canzone preferita e inizia a cantarne una parte. Ironia della sorte, è proprio quella stessa canzone a cui stava pensando il tassista. Il canto dell’attrice Tatjana Doronina si trasforma nella meravigliosa registrazione della canzone di Maja Kristalinskaja, ed è il culmine di questa breve e insolita storia d’amore tra una donna sposata appena giunta nella capitale dalla campagna e un tassista mirabilmente interpretato da Oleg Efremov.

Опустела без тебя земля

Как мне несколько часов прожить

Так же падает листва в садах

И куда-то всё спешат такси

Только пусто на земле одной без тебя

А ты, ты летишь и тебе

Дарят звёзды свою нежность

Il mondo senza di te si è svuotato

come posso vivere anche solo poche ore

Come sempre cadono le foglie nei giardini

e i taxi corrono da qualche parte

Ma è vuota la vita sulla Terra da sola senza di te

E tu, tu voli, e a te

le stelle donano la loro tenerezza

4 / Elena Kamburova – “Màlenkij prints”, 1968

Il “Piccolo Principe” (questo il titolo della canzone) di Elena Kamburova (1940-) è un perfetto esempio di come, mentre solo un decennio o due prima i sovietici cantavano di sogni industriali e obiettivi socialisti, gli interpreti della nuova generazione si erano spostati già verso sogni di favole e testi molto personali. Il brano si ispira all’omonimo racconto di Antoine de Saint-Exupéry. E senza riferimenti politici o sociali, questa musica è piena di speranza per il futuro; un futuro individuale, pieno di meraviglia e felicità.

Кто тебя выдумал, звёздная страна?

Снится мне издавна, снится мне она.

Выйду я из дому, выйду я из дому —

Прямо за пристанью бьётся волна.

Ветреным вечером смолкнут крики птиц,

Звёздный замечу я свет из-под ресниц.

Тихо навстречу мне, тихо навстречу мне

Выйдет доверчивый маленький принц

Chi ti ha inventato, Paese delle stelle?

Me lo sogno da tanto tempo, lo sogno io sola

Esco di casa, esco di casa

e proprio all’imbarcadero s’infrange un’onda.

Nella sera ventosa tacciono le grida degli uccelli,

noto di sottecchi una luce stellare

In silenzio verso di me, in silenzio verso di me

avanza con convinzione il piccolo principe

5 / Muslim Magomaev e Larisa Mondrus – “Razgovór ptits”, 1966

Un baritono sovietico di primo piano di discendenza azera, Muslim Magomaev (1942-2008), duellava con Larisa Mondrus (1943-) in questa canzone romantica, fortemente influenzata da brani americani, tra cui canzoni di Elvis e persino produzioni di Phil Spector. Quindi, se vi piace la musica americana degli anni Sessanta, questa canzone (che si traduce “Dialogo tra uccelli”) sarà una perfetta alternativa russa, con le belle voci dei solisti, un ampio accompagnamento orchestrale e, se guardate il video, naturalmente, anche molta neve e pellicce.

Ветер однажды песнь донес -

Пели две птицы в час ночной.

Был мне понятен их язык.

Вот эта песня, песня птиц.

- Люблю, я люблю, я люблю только тебя!

Il vento una volta mi ha portato un canto

Lo cantavano due uccellini all’una di notte

Io capivo la loro lingua

Ecco questa canzone, la canzone degli uccelli

– Amo, io amo, io amo solo te!

6 / Eduard Khil – “Zimà”, 1970

Il popolare baritono sovietico e russo Eduard Khil (1934-2012), noto al pubblico occidentale del XXI secolo principalmente come “Mr Trololo” ha avuto numerosi successi durante la sua carriera. La canzone “Zimà” (“Inverno”), ispirata alle fiabe popolari, evoca un’antica favola russa, mentre il video assomiglia di più alla televisione americana degli anni Sessanta, anche se più alla buona e scialba.

У леса на опушке жила зима в избушке,

Она снежки солила в березовой кадушке,

Она сучила пряжу, она ткала холсты,

Ковала ледяные, да над реками мосты

Al margine del bosco viveva in una isbuccia la signora Inverno [in russo il sostantivo è femminile, e quindi la personificazione dell’inverno è in una donna, ndr]

Lei metteva sotto sale i fiocchi di neve in un barile di betulla

Lei ritorceva il filato e filava la tela

E costruiva ponti di ghiaccio sui fiumi

7 / Aida Vedischeva - “Lesnój olén” (1971)

Aida Vedishcheva (1941-) ha interpretato questa canzone (il titolo si traduce: “Cervo della foresta”) nel film per bambini “Och uzh eta Nastja!” (“Ohi, questa Nastja!”), la storia di una ragazzina che non può fare a meno di inventare balle. Il personaggio della canzone chiede a un cervo della foresta di portarla nella terra lontana delle fiabe e dei sogni. Dopo l’emigrazione della Vedishcheva nelle lontane terre degli Stati Uniti nel 1980, le compagnie musicali e televisive cercarono di cancellare tutte le sue registrazioni audio e video per via del tradimento alla madrepatria, chiamando altri musicisti a eseguire i suoi pezzi. Ma questa performance originaria della Vedishcheva del 1971 è la più ricordata e amata dai russi.

Вернись, лесной олень,

По моему хотенью,

Умчи меня, олень,

В свою страну оленью.

Где сосны рвутся в небо,

Где быль живёт и небыль,

Умчи меня туда, лесной олень.

Он бежал, и сильные рога

Задевали тучи, облака.

И казалось, будто бы над ним

Становилось небо голубым

Torna indietro, cervo della foresta

realizza il mio desiderio

portami via, cervo,

nel tuo paese, cervo

dove gli abeti toccano il cielo

dove vivono le cose vere e quelle immaginarie

portami là, cervo della foresta

Lui corse e con le forti corna

infilzò nubi e nuvoloni

E sembrava che al suo passaggio

il cielo diventasse azzurro.

8 / Kola Beldy – “Uvezù tebjà ja v tundru”, 1977

Uno dei principali successi degli anni Settanta, e apparentemente una pubblicità di Aeroflot, “Ti porto nella tundra” promuoveva l’idea del multiculturalismo e dell’unità di tutte le diverse culture ed etnie del mondo e dell’Unione Sovietica. Nella canzone, il cantante si rivolge alla sua amata, promettendole che la porterà nella tundra e le darà tutti i doni tipici del Nord. Cantata da Kolà Beldý (1929-1993), appartenente al popolo dei Nenci, la canzone ha contribuito a un maggiore interesse per questa piccola etnia e cultura del Nord della Russia, portando allo stesso tempo consapevolezza della grandezza e dell’immensità del territorio sovietico.

Увезу тебя я в тундру, увезу тебя одну, 

Ярким северным сияньем твои плечи оберну.

 Звёздный иней загорится на ресницах серебром, 

Сколько хочешь самоцветов, мы с тобою соберём.

Увезу тебя я в тундру, и тогда поймешь ты вдруг, 

Почему к себе так манит и зовет полярный круг. 

Ничего, что здесь метели, не беда, что холода, 

Если ты полюбишь север, не разлюбишь никогда

Ti porto nella tundra, solo te ci porterò

e ti avvolgerò le spalle nell’aurora boreale

E una brina di stelle farà brillare d’argento le tue ciglia

E raccoglieremo tante pietre preziose, quante ne vorrai

Ti porto nella tundra e là capirai all’improvviso

perché attira a sé così tanto il Circolo polare

E che non c’è niente di terribile né nelle bufere né nel freddo

E che se ti innamori del Nord, quell’amore non passerà mai

9 / Anna German – “Sadý tsvetùt”, 1977

Come probabilmente avrete già notato, la maggior parte delle riprese sovietiche erano piuttosto calme e statiche, e si concentravano principalmente sui volti e sul canto degli artisti. Questa canzone (il titolo si traduce come “I giardini fioriscono”) è così drammatica e coinvolgente, tuttavia, che bilancia abbastanza bene questa fermezza. La canzone è interpretata da Anna German (1936-1982), una cantante polacca che ha incontrato un tragico destino, ma è stata estremamente amata in tutta l’Unione Sovietica e riceveva standing ovation dopo ogni esibizione.

Один раз в год сады цветут,

Весну любви один раз ждут.

Всего один лишь только раз

Цветут сады в душе у нас.

Один лишь раз, один лишь раз.

А звезды тихо падали, когда цвели сады,

О будущем загадывал, о свадьбе думал ты.

И я уже не прятала своих счастливых глаз,

Украдкой мама плакала от радости за нас.

И платье шилось белое, когда цвели сады.

Ну что же тут поделаешь - другую встретил ты.

Красивая и смелая дорогу перешла,

Черешней скороспелою любовь ее была

Solo una volta all’anno fioriscono i giardini

Gli amori aspettano solo una primavera

E solo una volta

fioriscono i giardini della nostra anima

Una sola volta, una sola

E le stelle cadevano silenziose, quando fiorirono i giardini

Tu immaginavi il nostro futuro, pensavi al matrimonio

E io ormai non nascondevo la felicità dei miei occhi

E la mamma di nascosto piangeva di felicità per noi

E cucivamo l’abito bianco quando fiorivano i giardini

Ma cosa ci si può fare, tu hai conosciuto un’altra

Bella e sfrontata ha attraversato la tua strada

e il suo amore è stato di ciliegia primaticcia

10 / Iosif Kobzon – “Mgnovénija”, 1973

La canzone “Mgnovenija” (“Istanti”), del compositore Mikhail Tariverdiev (1931-1996) divenne per la prima volta nota al pubblico nel 1973 come colonna sonora della serie tv di enorme successo “Semnadtsat mgnovenij vesny” (“Diciassette istanti di primavera”). I 12 episodi della serie raccontano la storia di una spia sovietica in missione nella Germania nazista negli ultimi mesi della guerra. Come ricordano alcuni testimoni, ogni volta che un nuovo episodio appariva in tv, le strade si svuotavano perché nessuno voleva perdersi la puntata. La famosa serie iniziava e finiva sempre con questa canzone, interpretata da Iosif Kobzon (1937-2018), che ovviamente divenne la hit di quell’anno.

Не думай о секундах свысока,

Наступит время, сам поймёшь, наверное.

Свистят они, как пули у виска,

Мгновения, мгновения, мгновения.

Мгновения спрессованы в года,

Мгновения спрессованы в столетия,

И я не понимаю иногда

Где первое мгновенье, где последнее

Non pensare ai secondi con alterigia

Arriverà il momento in cui capirai, probabilmente

che fischiano come pallottole vicine alla tempia

gli istanti, gli istanti, gli istanti

Istanti pressati in anni,

istanti pressati in secoli,

Anche io non capisco a volte

dov’è il primo istante, e dove l’ultimo.


Sei canzoni russe che faranno da colonna sonora al vostro capodanno 

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