Maddalena Fellini, Federico Fellini con in braccio la nipote Francesca, Ida Barbiani, mamma dei Fratelli Fellini e Riccardo Fellini con la figlia Rita
Archivio personaleProseguono in tutto il mondo i festeggiamenti per i 100 anni della nascita di Federico Fellini. E la Russia si è ritagliata un posto in prima fila nelle celebrazioni. Fino al 26 settembre, 5 città russe (Mosca, Nizhnij Novgorod, Ekaterinburg, Chelyabinsk e Vladivostok) ospiteranno il festival “Federico Fellini: centenario”: una grande retrospettiva dedicata ai capolavori del regista. Un evento esclusivo, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, dall’Ambasciata d’Italia e dalla compagnia di distribuzione “PilotKino”, che presenterà al pubblico dell’est 7 pellicole restaurate, diventate pietre miliari della filmografia mondiale.
In occasione di questa importante ricorrenza, la nipote del regista, Francesca Fabbri Fellini, condivide i suoi ricordi sull’amato zio e il rapporto che il maestro aveva con la Russia.
Mio zio in Russia si sentiva come casa, diceva che i volti delle persone gli ricordavano quelli della sua Romagna quando era bambino. A Mosca nel ‘63 ricevette il Premio al Festival del Cinema di Mosca per il suo film “Otto e mezzo”. I russi lo adorano da sempre, così come adorano Tonino Guerra.
Tonino Guerra, Federico Fellini e la nipote Francesca
Archivio personaleLe influenze russe di Fellini? Arrivavano dall’amico sceneggiatore Tonino Guerra, il più ‘russo’ tra gli italiani, che aveva sposato Eleonora Jablochkina, una signora russa. Tonino è stato amico dei più grandi e talentuosi figli dell'Unione Sovietica, da Andrej Tarkovskij a Bella Akhmadulina, da Yurij Ljubimov a Yurij Norshtejn e Georgij Danelija.
In un volume dal titolo “Intervista sul cinema” di Giovanni Grazzini, che raccoglie una lunga intervista a Fellini, lo zio Federico disse: “I classici del cinema devo vergognosamente confessare che non li ho mai visti, non ho mai visto Murnau, Dreyer, Ejzenshtejn”. Certo, i parallelismi non si dovrebbero fare… ma Ejzenshtejn e Fellini hanno cambiato per sempre il modo di fare cinema!
Sta per essere presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il mio personale tributo allo “zio Chicco”: una favola sospesa tra sogno e realtà, che parte da un disegno che lui mi fece quando avevo 5 anni dopo una passeggiata d’inverno sulla spiaggia di Rimini. Partendo da quel disegno, che lo zio intitolò “La Fellinette”, ho realizzato un cortometraggio a tecnica mista: parte in animazione e parte in live-action con gli attori.
Il disegno “La Fellinette” realizzato da Fellini per la nipote Francesca, fonte d'ispirazione per l'omonimo cortometraggio a tecnica mista
Archivio personaleSarebbe bello presentarlo alla 43° edizione del Festival cinematografico internazionale di Mosca: sono convinta che i critici russi adorerebbero questo film ricco di poesia e polvere di stelle. Lì, tra l’altro, torna il binomio di collaborazione Fellini-Guerra, perché le musiche sono del maestro Andrea Guerra, figlio del grande Tonino.
Sì, 2 volte: nel 1995 e nel 2014. Spero di tornarci presto. Adoro i vostri musei!
Federico Fellini con Giulietta Masina, che tiene in braccio la nipote del regista, Francesca, nel giorno del suo Battesimo
Archivio personaleRicordo le passeggiate sulla spiaggia, i pranzi e le cene preparati a Rimini da mia mamma, Maria Maddalena Fellini (sorella del grande regista, ndr). Ricordo i disegni e gli “scarabocchi” - come li chiamava lui - lasciati in vari luoghi della mia casa a Rimini e che fermavano sulla carta i personaggi che nascevano dalla sua immaginazione.
Sì, la prima volta a Cinecittà, sul set di “Amarcord”, e poi su quello di “Ginger e Fred” e “La voce della luna”.
Un domatore da circo. Per lui il set era un enorme circo! Era un grande perfezionista che seguiva tutto: trucco, costumi, fotografia, scenografia… insomma, un genio!
Ironico, generoso, immenso.
No, per niente. Non andava nemmeno a ritirare i premi: mandava la zia Giulietta.
Francesca Fabbri Fellini, nipote del grande regista
Archivio personaleNon li festeggiava mai. Un giorno, a proposito dei compleanni, citò un aforisma di Abraham Lincoln: “Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni”.
Ricordo un addio lungo 3 giorni. Dalla camera ardente al Teatro 5 di Cinecittà, fino alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri dove si sono celebrati i funerali, ai quali hanno partecipato migliaia di persone; e poi il viaggio in auto verso Rimini, la sua città natale, dove c’è stata un’altra camera ardente al Teatro Galli e l’ultimo viaggio verso il cimitero monumentale, dove è sepolto nella tomba con zia Giulietta.
La nostra epoca, non è un’EPOCA per un poeta come Fellini!
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