Sette fatti su Lev Tolstoj che molto probabilmente non conoscete

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
La sua lotta eterna contro una libido sessuale troppo accesa, gli screzi e le incomprensioni con gli altri scrittori suoi contemporanei e molti altri aspetti poco conosciuti del grande scrittore, analizzati nel nuovo libro di Andrej Zorin “Vita di Lev Tolstoj”

1 / Si sentiva più pedagogo che scrittore

Nel 1861, Alessandro II abolì la servitù della gleba e migliaia di contadini furono costretti a cambiare occupazione, partire per le città e pensare a come procacciarsi il cibo. Lev Tolstoj (1828-1910) era preoccupato per il loro futuro e nella dependance della sua casa nella tenuta di famiglia di Jàsnaja Poljàna, vicino a Tula, 200 chilometri a sud di Mosca, fondò una scuola per i figli dei contadini, di entrambi i sessi.

Lo scrittore studiò l’esperienza pedagogica europea e alla fine creò il suo metodo. Andava lui stesso in cattedra. Ai bambini leggeva libri, parlava della storia russa, dei fenomeni naturali e insegnava loro solo ciò che considerava importante. Più tardi, aprì molte altre scuole nei villaggi circostanti e come insegnanti vi lavorarono anche i suoi figli, oltre a laureati e ammiratori dello scrittore.

A proposito, Tolstoj educava i bambini anche alla creatività e all’immaginazione, e ammirava la loro curiosità e le loro idee innovative.

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2 / Amò una contadina

Prima del matrimonio, Tolstoj diede alla sua promessa sposa Sofija i suoi diari da leggere. Lei rimase scioccata dalle descrizioni dettagliate delle relazioni amorose di Tolstoj: lui si vergognava della sua libido e per tutta la vita fu impegnato nei suoi diari in un’operazione di auto-analisi e auto-flagellazione. Ma la cosa principale che si poteva apprendere dai diari era la lunga relazione con la contadina Aksinja, che aveva persino avuto un figlio dal conte.

Le riflessioni di Tolstoj sulle passioni carnali e l’amore “criminale” per le giovani contadine si riflettono in diverse opere: “I cosacchi”, “Il diavolo”, “Tikhon e Malanija” (riscrittura di “Idillio”).

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3 / Aprì una faida con il principale scrittore dell’epoca, Turgenev

Nell’ambiente letterario russo, era consuetudine per uno scrittore adulto e riconosciuto patrocinare debuttanti di talento. L’indubbio talento di Tolstoj, dopo l’uscita di “Infanzia” (1852) e “I racconti di Sebastopoli” (1855), venne notato e apprezzato da molti, in particolare da Ivan Turgenev (1818-1883), che all’epoca era il principale scrittore russo.

Tuttavia, Tolstoj non solo non accettò gli amichevoli consigli di Turgenev, ma criticò apertamente l’aspirante pigmalione: Tolstoj era estraneo alle opinioni liberali europee, così come alle idee di uguaglianza per le donne espresse nei romanzi di George Sand (1804-1876), che tutti gli “occidentalisti” ammiravano.

C’erano motivi personali per queste incomprensioni. Turgenev parlava apertamente delle sue relazioni extraconiugali e della figlia illegittima, mentre Tolstoj non poteva accettare la “propaganda” di questo stile di vita “peccaminoso”. Gli scrittori litigarono, Turgenev promise “di spaccare la faccia a Tolstoj”, e Tolstoj in seguito scrisse: “Turgenev è un mascalzone che deve essere preso a botte”. Si riconciliarono solo vent’anni dopo. Già sul letto di morte, Turgenev scrisse a Tolstoj: “Sono contento di essere stato un suo contemporaneo”.

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4 / Voleva scrivere dei decabristi, ma il risultato fu “Guerra e pace”

Un romanzo sulla guerra contro la Francia napoleonica non era originariamente nei piani di Tolstoj. Era molto interessato ai decabristi, i nobili che inscenarono una rivolta a San Pietroburgo nel 1825 chiedendo una limitazione del potere assoluto della monarchia, cosa per la quale furono giustiziati o esiliati in Siberia.

Nel 1856, lo zar annunciò un’amnistia per i decabristi e Tolstoj decise di scrivere un romanzo sul ritorno degli esiliati dalla Siberia. Tuttavia, era distratto dalla pedagogia (si veda il punto n. 1) e riuscì a scrivere solo pochi capitoli. Quando tornò al romanzo, la trama non gli sembrava pertinente, e Tolstoj decise di approfondire i motivi che avevano portato a quella rivolta dei nobili, che affondava le radici nella guerra contro napoleone, e fu così che apparve l’epico romanzo “Guerra e Pace”.

5 / Per poco non provocò un attacco epilettico a Dostoevskij

Tolstoj era profondamente religioso, ma interpretava il Vangelo a modo suo, riteneva importante credere nella verità delle parole divine, ma non inchinarsi a tutto ciò che era collegato a Gesù. “Secondo Tolstoj, “l’insegnamento di Cristo si riduceva a cinque comandamenti che sviluppavano o sostituivano i comandamenti dati da Mosè”, scrive Zorin. “Per farla breve: tutte le persone sono uguali, l’adulterio e qualsiasi violenza sono proibiti.”

Le opinioni di Tolstoj interessarono Fjodor Dostoevskij (1821-1881): una volta, durante un incontro con la cugina di Tolstoj, le chiese di spiegare meglio le idee di Lev. Lei lesse ad alta voce alcune lettere di suo cugino e Dostoevskij “si strinse la testa e ripeté con una voce disperata: ‘Questo no, non quello!’”. Non era d’accordo con un solo pensiero di Tolstoj in materia.

6 / Chiese la grazia per gli assassini dell’imperatore

Una delle idee principali di Tolstoj, la non violenza, si riflette nella ben nota storia dell’attentato allo zar. Nel 1881, due terroristi fecero saltare in aria la carrozza di Alessandro II a San Pietroburgo, e lo zar restò ucciso.

Tolstoj scrisse una lettera all’influente riformatore reazionario del nuovo zar e chiese misericordia per gli assassini come atto di pietà cristiana. Ma le autorità ritennero che ciò sarebbe equivalso a incoraggiare il terrore e iniziarono a sospettare dello strano scrittore.

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7 / Partecipò al censimento

“Nel gennaio 1882, sperando di comprendere meglio le cause del male sociale circostante e trovare modi per combatterlo, Tolstoj prese parte al censimento”, scrive Zorin. Lo scrittore lavorava in uno dei quartieri più difficili di Mosca, a Khitrovka, dove c’erano bassifondi con nascondigli di malavitosi; ubriachi, criminali e prostitute.

Parlava molto con la gente del posto, distribuiva denaro che veniva immediatamente speso per le carte o in bevute. E la principale conclusione fatta da Tolstoj in questo posto fu che i mendicanti accettano solo piccole elemosine con gratitudine, e considerano l’eccessiva generosità come un tentativo di “imporre loro di nuovo le regole del mondo che avevano respinto”.


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