Le classifiche sono al 100% soggettive (ma anche corrette al 100%). Per rivedere le posizioni a giugno, cliccate qui.
È stato un anno impegnativo per i rapper mainstream più famosi della Russia, ma “Gucci”, con 63 milioni di visualizzazioni su YouTube, è stato sicuramente il loro punto più alto. Si suppone che la canzone sia una presa in giro dei rapper dalla doppia morale della nuova scuola, che ostentano gli abiti di Gucci. La coppia, nota per uno stile di vita sospettosamente simile a quello messo alla berlina, “prende in giro” il genere, facendo una canzone di successo, ed ergo un sacco di soldi. Ad essere onesti, il senso della satira si perde un po’.
Inoltre è orribile, davvero. Ma terribilmente orecchiabile. Ci scusiamo in anticipo.
Il duo techno di San Pietroburgo Formally Unknown ha fatto un vero scatto di carriera quest’anno con l’Off Peak EP, uscito con la casa discografica britannica 17 Steps, l’etichetta di Dusky. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: il disco è un perfetto rifugio invernale.
Il rapper Skryptonite ha scioccato la Russia lo scorso anno annunciando l’addio all’hip-hop. “Glupye i nenuzhnye” è il primo assaggio alla sua nuova carriera sotto il nome di Gruppa Skryptonite, e vale la pena ascoltarlo. Il brano canta la disperazione di una dura rottura sentimentale con un riff di sitar sullo sfondo.
Little Big, come forse saprete, è il gruppo rave russo che si assicura che il mondo riceva la sua dose di stramberie. Con il loro tormentone degno di farsi meme e un set di movimenti snervanti, “Skibidi” ha reso il 2018 il loro anno. Non l’avete ancora ascoltato?
Campionando l’omonimo classico di Biggie Smalls, il nuovo arrivato del rap russo del 2018, Big Baby Tape, ha distrutto tutti i record Rap Genius in Russia con questo pezzo da applausi. Il ritmo del basso è stato composto da Baby stesso, e il suo tocco fai-da-te ha un richiamo che ricorda “Look at Me” di XXXtentacion.
Il gruppo rock di lingua russa dell’anno si sta adattando ai tempi, facendosi strada nelle classifiche con brani dai titoli come “La canzone preferita di tua sorella” e “Tutti vogliono baciarmi” nel loro repertorio. “Budu tvoim pjosikom” è nella stessa vena, e fonde riff di chitarra con testi sul feticismo e feste strane.
“La mia patria è il mio amore, la vista dalla finestra / È una monocittà in abito di stoffa grigia.” Il veterano del rap Husky coglie il conflitto emotivo di molti russi in “Poema o rodine”: l’orgoglio per il Paese, mescolato al pessimismo sul suo futuro. La canzone è ricca di giochi di parole e metafore, e affronta temi come la guerra, la crescita e la disparità economica con una malinconia che colpisce duramente.
“Bylo Vremya” è un viaggio. Con la voce nebulosa di Livanskij che si muove senza errori su un ritmo jungle. È una canzone che porta abbastanza slancio e che intriga.
Un inno punk proletario, “Praktika” affronta questioni non spesso sollevate nella Russia post-sovietica. Ritrovando la distopia della fabbrica moderna, la canzone e il video mostrano perfettamente come la ripetitività meccanica possa portare alla rabbia. Tanto più sorprendente è che questo venga dall’ex-cantante del gruppo Griby, conosciuto quasi esclusivamente per il successo del 2017 “Тает лед” (“Si scioglie il ghiaccio”).
Il grande anno della cantautrice ucraina Kristina Bardash, che ha visto anche l’uscita del suo album “Zakoldovanniye Sny” (“Sogni incantati”), è iniziato con questo inno da sogno. Lamentando la natura profonda e ineluttabile dell’amore, “Jukebox” è elettronica mainstream fatta bene.
Se “Poema sulla madrepatria” ha fatto sicuramente sollevare qualche sopracciglio, è stato “Iuda” a fare più rumore quest’anno, tra blocco su YouTube, concerti cancellati e persino un breve arresto per il rapper. Folle, immersiva e incredibilmente astratta, un Husky auto-profetico rimprovera i suoi ascoltatori, definendoli “mosche” e “traditori” per il fatto di pretendere sempre un certo sound da lui. Chi ha detto che il rap moderno non ha significato?
Un pilastro della musica elettronica russa, Pushkarev (qui qualcosa in più su di lui), ormai fa uscire un lavoro solo quando sa che è perfetto. Questo pezzo di otto minuti è calmo ed edificante come solo la musica house sa essere.
“Vattene, no, rimani / Nella mia testa c’è un sacco di spazio / Vieni a perderti.” Una volta i Cream Soda erano un duo moscovita di grandi producer, ma ora sembrano avere aggiunto stabilmente ai loro ranghi la vocalist Anna Romanovskaja, ed è un bene. La loro musica ora è più completa che mai, con i loro synth strutturati e gli off-beat che si sposano perfettamente con l’armoniosa voce della cantante.
Forse è questo il più ambizioso singolo di Luna fino ad oggi. “Spjashchaja krasavitsa” fa uso di suoni deformati di sintetizzatori e ha una fragorosa bassline da disco music per dare più gravità che mai alla voce onirica della cantante.
L’inarrestabile ascesa di questo ventiduenne rapper alla vetta del successo ha raggiunto nuovi massimi quest’anno con “Lollipop”, un pezzo tanto orecchiabile quanto incredibilmente volubile. Quando si tratta di un flusso esemplare e di un’interessante selezione di beat, pochi in Russia lo fanno meglio di Pharaoh.
Mangia interiora crude fuori dal mausoleo di Lenin, versa un bicchiere di sangue davanti al Cremlino - IC3PEAK è fondamentalmente il fratello spigoloso di Little Big. Il suo è un punk stravagante e influenzato dal trap della generazione di Internet, che fonde una voce sbalorditiva con beat di basso pesante e con un effetto devastantemente politico.
Sparatorie nelle strade, Twin Peaks, la moda di imprecare in inglese: questo ritratto della giovane Russia degli anni Novanta fa salire ogni russo sulla macchina del tempo. Non prendetela troppo alla lettera, comunque; la maggior parte di “90” è solo un commento sarcastico su come i russi guardano indietro a quell’era, ricordandola peggiore di quanto non fosse in realtà. Ciò non impedisce ai synth di essere irresistibilmente nostalgici, e i fan di Aleksej Balabanov apprezzeranno il video.
“Nella stupiditàsi trova ogni speranza.”È il mantra di un rapporto maledetto, messo a nudo in un bel modo dal rapper veterano M., con onestà scrupolosa. Il testo parla di come abbia perso la testa per una ragazza che sapeva che non avrebbe mai potuto avere. “Quella fantasia”, ha scritto su VK, “ha succhiato da me energia come un buco nero.”
“Headshot” rimane vicino alla vetta della classifica per la sua atmosfera piacevole ma esplosiva. Il 2018 è stato l’anno in cui Cream Soda è diventato un gruppo capace di creare brani di alta qualità pronti per la classifica. E con la loro nuova cantante a bordo, la salita sembra destinata a continuare.
Il 2018 musicale se lo aggiudica senz’altro Monetochka. Questa canzone in particolare è stata onnipresente in Russia, su ogni stazione radio e pubblicità televisiva, eppure in qualche modo è riuscita a non diventare fastidiosa. E nessun brano meglio di questo descrive questa cantante ventenne e il suo sarcasmo. In breve, è la migliore canzone dell’artista russa dell’anno: non c’era davvero altra scelta per il gradino più alto del podio. Potete approfondire il personaggio, leggendo qui.
La classifica delle canzoni piùascoltate in Russia nel 2018
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email