La più attesa première mondiale di balletto, che questa estate aveva suscitato uno scandalo internazionale per la cancellazione ad appena tre giorni dall’evento, si è finalmente tenuta. Il Bolshoj ha venduto i biglietti per le due serate di anteprima di “Nureev” del 9 e 10 dicembre solo dietro presentazione del passaporto (che veniva controllato all’ingresso) e per non più di due ticket a testa. Ovviamente i prezzi sono schizzati alle stelle, raggiungendo gli 85 mila rubli (1.220 euro). Non sorprende che il pubblico fosse composto quasi unicamente di pezzi grossi e celebrity, tanto che se ne potevano trovare anche nei palchi di terza fila. Le nuove esibizioni si avranno solo a giugno 2018 e bisogna iniziare fin da ora a darsi da fare per procurarsi un biglietto. E vi spieghiamo perché.
Torna la forma del “Gran balletto”
Nel corso del XX secolo, il balletto mondiale ha visto dominare lo standard introdotto dall’impresario Diaghilev: spettacoli di un solo atto, senza trama, con scene minimal. Ma all’inizio del nostro secolo, grazie al famoso coreografo russo Aleksej Ratmanskij (nato nel 1968), la situazione ha iniziato a cambiare. Gli spettatori hanno ripreso gusto per i grandi allestimenti, con scenografie d’effetto e forti passioni. Il Teatro Bolshoj è stato uno dei primi a impegnarsi nella rinascita del genere. Negli ultimi anni qui sono stati messi in scena “Illusioni perdute” e “Le fiamme di Parigi” di Ratmanskij e “Cenerentola” e “Un eroe del nostro tempo” di Jurij Posokhov, e “La bisbetica domata” di Jean-Christophe Maillot, che ha avuto una grande risonanza internazionale. “Nureev” è un nuovo passo in questa direzione.
Nureev “debutta”sul palcoscenico del Bolshoj
L’idea di mettere in scena un balletto dedicato a Rudolf Nureev (1938-1993) è stata proposta proprio dal coreografo Jurij Posokhov. La figura di Nureev è significativa. Il grande ballerino, che aveva rivoluzionato il balletto, in patria, nell’Urss (da cui era fuggito quando andare all’estero era praticamente impossibile per i cittadini sovietici), era colpito da anatema: dalle biblioteche erano stati tolti i giornali che parlavano di lui, in tv era vietato mostrare le registrazioni delle sue esibizioni. Nonostante la damnatio memoriae, i ballerini del Bolshoj, tra cui in gioventù lo stesso Posokhov (nato nel 1964), grazie ai racconti dell’ambiente teatrale, conoscevano però bene il suo nome. E quando andavano in tournée all’estero, si rendevano conto del culto mondiale per Nureev.
Nureev professionalmente apparteneva a San Pietroburgo (Leningrado, allora). Là aveva finito l’Accademia del balletto Vaganova e danzava al Teatro Kirov (nome sovietico del Mariinskij). E il Bolshoj è probabilmente l’unico grande teatro del mondo sul palco del quale non ha mai messo piede. Il balletto “Nureev”, simbolicamente, riempie questo vuoto nella sua biografia.
Ci ha lavorato il famoso regista teatrale e cinematografico Serebrennikov
Sin dagli anni Trenta del Novecento, per i grandi balletti, in Russia, insieme al coreografo viene chiamato un regista. Quest’ultimo aiuta a elaborare il libretto, a formulare meglio i caratteri, e cura con i ballerini gli aspetti recitativi.
Il tandem di Posokhov con il regista Kirill Serebrennikov si è formato alcuni anni fa, per un’altra première del Bolshoj, quella di “Un eroe del nostro tempo”. Tra i più quotati registi russi, Serebrennikov possiede una grande esperienza nel teatro musicale. Ha lavorato anche alla messa in scena della “Giovanna d’Arco al rogo” di Arthur Honegger per il festival di Vladimir Spivakov e ad “Hänsel e Gretel” all’Opera di Stoccarda
Èun balletto senza precedenti: con cori e letture
Serebrennikov e Posokhov hanno messo in piedi uno spettacolo completamente nuovo. Un balletto dedicato a un personaggio, che molti spettatori conoscono o addirittura hanno visto sulla scena, messo in scena come un documentario che ha la forma di un’asta, che effettivamente si tenne pochi mesi dopo la morte del ballerino. Le danze non sono accompagnate solo dalla musica, ma anche dal testo, e la coreografia non di rado segue le voci del coro, mentre la voce del banditore d’asta e degli autori delle lettere a Nureev vedono sulla scena movimenti plastici. Allo spettacolo prendono parte centinaia di persone: solo la loro uscita sul palcoscenico per l’applauso dopo lo spettacolo prende oltre quattro minuti.
Sono piùspettacoli in uno
Nel balletto sono comprese le lettere a Nureev delle persone a lui vicine, scritte ai nostri giorni su richiesta degli autori dello spettacolo. Sulla scena risuonano le parole della sua partner artistica degli anni leningradesi, la ballerina Alla Osipenko, della sua compagna di corso all’Accademia Natalja Makarova, e di due ballerini che furono sue scoperte: Charles Jude e Laurent Hilaire. Accompagnano due assolo che si intitolano proprio “Lettere”.
Si tratta si un assolo femminile e di uno maschile, che di fatto sono due balletti di un unico atto indipendenti. Possono essere non solo parte di questo spettacolo, ma anche eseguiti a sé. Entrambi sono esempi della migliore coreografia di Jurij Posokhov, proprio come la scena “Gran Galà”, nella quale Nureev cambia stili, teatri e allievi.
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