Arte, musica e folklore: la Russia si svela a Bergamo

Il palazzo di Caterina, San Pietroburgo. Fonte: Aleksandar Petrosjan

Il palazzo di Caterina, San Pietroburgo. Fonte: Aleksandar Petrosjan

: Aleksandar Petrosjan
Un evento per parlare e raccontare questo grande Paese: appuntamento il 24 e 25 giugno per conoscere lingua, usanze, tradizioni della Terra degli Zar

Il palazzo di Caterina, San Pietroburgo. Fonte: Aleksandar PetrosjanIl palazzo di Caterina, San Pietroburgo. Fonte: Aleksandar Petrosjan

Arte, folklore, musica e molto altro: a Stezzano (Bergamo) il 24 e 25 giugno l’associazione Italia-Russia di Bergamo racconterà la Russia. “Vogliamo far conoscere meglio questo paese immenso e straordinario – spiega Elena Treu, coordinatrice delle attività culturali – e dato che la presenza di russi, ucraini, bielorussi e moldavi è sempre più massiccia, l’intento è quello di creare un’occasione di incontro tra bergamaschi e russofoni residenti nella nostra provincia”. 

Si parte sabato alla scoperta dei luoghi più noti e di quelli da esplorare. “Anche in città c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire – spiega Domenico Torregiani, guida turistica  -. San Pietroburgo per esempio non è solo Ermitage: è la città della Rivoluzione d’Ottobre e dell’assedio nazista. I turisti si commuovono davanti al Monumento ai difensori di Leningrado”.

Dalle città ai ghiacci eterni. La Terra di Francesco Giuseppe è un arcipelago di isole disabitate al confine con il mar Glaciale Artico. Eliana e Nemo Canetta, esploratori esperti, raccontano il loro viaggio. “Gli unici esseri viventi sono uccelli, trichechi e orsi bianchi. Il paesaggio è sorprendente: calotte di ghiaccio, falesie che sfumano verso il cielo facendo tutt’uno con i suoi colori lattiginosi, giochi di luce sulla banchisa polare, dove l’unico suono è quello del vento. Poi il verde della vegetazione, bassa e rada, con il rumore assordante degli stormi di uccelli”.

Dopo un viaggio simile viene proprio voglia di casa. “In Russia si usa dire agli amici: vieni da me a bere il tè! A tavola, si sa, ci saranno cioccolatini, marmellata, prjaniki (biscotti di panpepato) e si passeranno ore chiacchierando”. Anna Gribko, esperta in tradizioni russe, mostrerà la cerimonia del tè con tanto di samovar, foglie e petali di fiori. “E poi spazio alla cucina con shashlyk, la carne alla griglia di tradizione caucasica, grechka (grano saraceno) e bliny, da degustare a pranzo e a cena con birra, kvas e tarchun”, racconta mentre cuce il sarafan, il costume tradizionale che indosserà alla festa. “Negli anni Venti a Parigi i modelli delle stiliste sovietiche con motivi popolari hanno conquistato la moda internazionale. Oggi non è diverso: Valentino per esempio ha realizzato una collezione in stile gžel', le ceramiche artistiche bianche e blu”.

Domenica apriranno l’evento gli iconografi della scuola di Seriate che spiegheranno come si realizza un’icona. “Abbiamo un vero laboratorio – racconta Delfina Boero -. La falegnameria, dove si impara a intagliare la tavola e l’atelier dove si creano i colori. Si usa ancora il tuorlo d’uovo per amalgamare pigmenti minerali e vegetali. Per il blu il lapislazzulo, per il rosso il cinabro. Ci vogliono due anni per completare la prima icona”.

Dall’arte al variegato mappamondo etnico linguistico. “La Russia è un mosaico di popoli e culture: l’ho scoperto viaggiando nei paesi dell’ex Unione Sovietica – spiega Eliseo Bertolasi, antropologo -. Ma in realtà non è una torre di Babele. In molte regioni vivono popoli diversi: ma se non avessero la matrice comune della lingua russa, imploderebbero per la loro diversità”.

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A proposito di lingua, l’evento sarà l’occasione per decidere di impararla. “Nell’ambito della certificazione internazionale di lingua russa siamo la prima realtà in Italia e la seconda in Europa – sottolinea Elena Treu  -. A Stezzano ci saranno i nostri docenti a presentare l’offerta dei corsi”.

In programma domenica pomeriggio anche l’incontro letterario con Rosanna Casari, già docente dell’Università di Bergamo. “Quest’anno è il centenario della Rivoluzione del 1917. Ne parleremo attraverso l’opera “L’accalappiatopi” di Marina Cvetaeva, che ne fa una metafora sullo sfondo della favola del pifferaio magico”.

Non mancheranno la musica, con le canzoni popolari russe e ucraine cantate dal coro diretto da Inga Besere e l’intrattenimento per i bambini, curato dalla scuola russa di Mozzo.

A chiusura, magia e superstizioni. “In Russia si crede ancora al domovoj, lo spiritello che vaga per casa e protegge la famiglia – spiega Sonia Ceruti, insegnante di lingua -. Quando capita di perdere qualcosa ci si siede al centro della casa e si lega una cordicella alla gamba della sedia: si pensa che il domovoj lo faccia magicamente ricomparire. Sono superstizioni dell’epoca in cui gli Slavi erano ancora pagani e alcune sono radicate ancora oggi”.

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