San Pietroburgo rock

Museo del rock di San Pietroburgo. Fonte: Anatolij Medved

Museo del rock di San Pietroburgo. Fonte: Anatolij Medved

Viaggio nel museo che ospita pezzi unici e inestimabili, appartenuti alle grandi star del rock

Biglietti autografati, setlist di canzoni, volantini e pezzi inediti. A San Pietroburgo è stato inaugurato il primo museo russo del rock, che conta oltre mille oggetti esposti, dagli strumenti musicali delle band agli effetti personali dei musicisti. La collezione è stata raccolta negli anni da diversi amanti del genere. Fra i pionieri, anche il collezionista Oleg Osokin, che in trent’anni di attività ha recuperato oggetti rari e di estremo valore. 

Anna Turova, proprietaria del museo, spiega che il primo oggetto della sua collezione è stata la bacchetta di una batteria “conquistata” durante un concerto dei System of a Down. “Sono riuscita a strapparla dalle mani di un fan finlandese - racconta -. È stata una lotta dura, ma alla fine l’ho spuntata io”. Oggi il museo espone un’ampia collezione di bacchette che sono passate per le mani di musicisti del calibro di Billy Idol e Ozzy Osbourne, e appartenute ai gruppi Placebo, Tito & Tarantula, Papa Roach e molti altri.

Alcuni pezzi esposti all'interno del museo. Credit: Anatolij Medved

L'episodio della "lotta per la bacchetta" non è stato comunque l'unico: “Durante un concerto dei Metallica - racconta -, hanno lanciato sul pubblico un pallone gonfiabile con il simbolo del gruppo. Me lo sono conteso fino all’ultimo con due ragazzi cechi”.

Anna mostra poi con orgoglio un bastone appartenuto ad Alice Cooper. “Immagina la cantante che lancia questo bastone verso il pubblico... e arriva in testa proprio a te. E tu sei contento perché è finito in testa a te e non al tuo vicino. Che soddisfazione!”.

Visitatrice al museo. Credit: Anatolij Medved

Nella lotta a chi si accaparra più “souvenir”, gli accaniti fan sono pronti a tutto. “In molti ricordando quando, durante un viaggio in treno dei Children of Bodom, alcuni fan hanno rubato una chitarra al gruppo. Un’altra volta, il gruppo HIM era venuto in Russia per un concerto, e un ragazzo ha rubato dalla testa di Ville Valo il suo berretto. Per tutta risposta, il cantante ha minacciato i fan dicendo che non sarebbe mai più tornato in Russia”.

Ogni oggetto portato a casa è visto come un vero e proprio cimelio. “Abbiamo sempre molto a cuore ciò che riusciamo a ottenere dalle mani dei musicisti - racconta Anna -. È l’occasione giusta per toccare il proprio idolo, per avere un suo autografo o scambiare due parole”. Nel museo sono esposte anche delle matrioshke russe dipinte dai Prodigy e Papa Roach. Lì vicino, si trova anche un autografo del cantante dei Sabaton.

Matrioshke dipinte dai musicisti. Credit: Anatolij Medved

In breve tempo la collezione del museo si è riempita di altri oggetti insoliti, come le portiere di una macchina autografata da Ronnie James Dio. Il museo vanta anche una lunga serie di setilist di concerti, che, secondo Anna, la dicono lunga sullo stile e le preferenze dei musicisti rock. “Secondo il regolamento, la setlist deve essere stampata prima di ogni esibizione e appesa sui microfoni. Nel museo si può scoprire come i vari musicisti si preparano ai concerti”.

Anna mostra la setlist di uno dei concerti dei Red Hot Chili Peppers e racconta come la lista fosse stata preparata in fretta e furia poco prima di salire sul palco. Su un altro foglio si legge “Privet, kak dela?” (Ciao, come va?, in russo). Un foglio che era stato utilizzato dal chitarrista del gruppo ZZ Top Billy Gibbons che voleva fare piacere ai propri fan russi.

Alcune setlist appese a una parete. Credit: Anatolij Medved

Sono tanti comunque i modi per arrivare ai propri idoli. Fra questi, per esempio, prendere carta e penna e scrivergli direttamente. E così ha fatto un grande fan russo dei Beatles, Nikolaj Vasin, che nel 1970 ha inviato un telegramma a John Lennon per fargli gli auguri di buon compleanno. In risposta, Nikolaj ha ricevuto un disco dei Beatles con l’autografo della star. La collezione di Vasin, successivamente donata al centro artistico “Pushkinskaya-10”, vanta decine di dischi dei Beatles, oltre che libri in diverse lingue, oggetti che portano il logo del gruppo e giornali dell’epoca.

Nikolaj Vasin. Credit: Anatolij Medved

“Ho iniziato a collezionare queste cose cinquant’anni fa - racconta Nikolaj -. All’epoca mi ero innamorato di una canzone dei Beatles che avevo sentito alla BBC. Da quel momento in poi non ho più ascoltato altra musica”. La sua soddisfazione più grande, dice, è una foto che gli ha permesso di conoscere direttamente Paul McCartney: “Un mio amico per un certo periodo ha lavorato come guardia del corpo di McCartney - dice -, e ha parlato della mia collezione al manager di Paul. Un mese prima della visita di McCartney a San Pietroburgo, il manager è venuto da me e ha scattato una foto. L’ha mostrata a Paul e gli è piaciuta moltissimo! Quando Paul è arrivato, mi ha visto, mi ha abbracciato e mi ha baciato due volte sulle guance. È stato il giorno più bello della mia vita”.

Per maggiori informazioni:
Museo del Rock
Ul. Podolskaya 18, San Pietroburgo
Tel. +7-921-942-55-34 

L'ingresso del museo. Sul portico sono stati affissi i ritratti dei Beatles. Credit: Anatolij Medved

Continua a leggere:

Tsoy, quella voce divenuta immortale

David Bowie e quel viaggio straordinario in Transiberiana

Musica, il tormentone russo del momento ora anche in lingua italiana

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Leggi di più

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie