Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, a sinistra, con il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni.
: Aleksandr Shcherbak / TASSLe relazioni con l’Italia, le presidenziali Usa, il futuro delle sanzioni. Queste alcune delle tematiche affrontate dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov alla conferenza internazionale "Mediterraneo: il dialogo romano", avvenuta il 2 dicembre a Roma.
Lavrov ha evocato molte circostanze: dall’imposizione ai Paesi arabi della propria visione di democrazia fino alla riluttanza a liberare dai terroristi la parte orientale di Aleppo in Siria. La maggior parte delle denunce Sergej Lavrov l’ha indirizzata all'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con il cui rappresentante, il Segretario di Stato John Kerry, ha tenuto un incontro separato. L’Italia, come si è dimostrato alla conferenza, è considerata un Paese amico dalla Russia, sia sotto il profilo economico, che quello politico.
Alla vigilia del simposio di Roma, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha dichiarato a Kommersant che, seppure la Russia non sia un Paese del Mediterraneo, Sergej Lavrov è per il secondo anno consecutivo "uno degli ospiti più attesi e importanti del forum", nonostante siano arrivati a Roma più di 500 persone da 55 Paesi. Tra questi, 40 capi di Stato, ministri e capi di organizzazioni internazionali, ma anche esperti economisti e rappresentanti delle imprese.
L’Italia ha più volte espresso la sua speciale posizione. Un anno fa, alla vigilia della prima conferenza sul Mediterraneo, il premier Matteo Renzi si è opposto al rinnovo automatico delle sanzioni dell'Unione Europea contro la Russia, ripetendo questa richiesta nel marzo 2016. Nel mese di ottobre, invece, il primo ministro italiano ha di fatto bloccato la discussione, in Unione Europea, sull'adozione di nuove sanzioni per via delle operazioni militari russe in Siria.
Rispondendo alla domanda del Kommersant, perché Roma interpreta il ruolo di poliziotto buono nelle relazioni tra UE e Mosca, il direttore dell'Istituto di politica internazionale Paolo Magri ha risposto: "Non solo per le sanzioni in quanto tali, ma anche perché le autorità italiane sono certe che l'Europa non può esistere senza un dialogo stabile, forte e basato sulla fiducia con un Paese come la Russia". Allo stesso tempo, l’interlocutore di Kommersant ha detto: "Credo che la Russia stia bleffando, guardando negli ultimi tempi verso l’Asia. Questa è solo una tattica. Quando trovi un tale atteggiamento da parte dell'Europa, ovviamente, ti giri verso la direzione opposta".
"Sul piano economico, l'impatto delle sanzioni su di noi incide - ha ammesso Paolo Gentiloni -. Ma i nostri imprenditori fanno affidamento come prima sul mercato russo".
"Registriamo che gli ambienti politici, economici e sociali italiani esprimono sempre più attivamente la propria insoddisfazione per la politica delle sanzioni e sostengono un ritorno alla crescita delle relazioni bilaterali - ha confermato in un’intervista al Corriere della Sera Sergej Lavrov -. Sappiamo che gli umori a favore dello sblocco dei rapporti economico-commerciali con la Russia sono molto diffusi anche nelle regioni italiane e che diverse di queste hanno approvato risoluzioni a favore della revoca delle sanzioni".Nel 2015 lo scambio commerciale tra la Russia e l'Italia è sceso del 36,2%, fino a 30,6 miliardi di dollari. Nei primi nove mesi del 2016 del 41,2%, fino a 14,2 miliardi di dollari. Secondo i dati di Confindustria Russia, negli ultimi tre anni, le esportazioni italiane in Russia sono diminuite del 70%. "L'Italia è scesa al sesto posto nella lista dei nostri partner commerciali, partendo dalla quarta o addirittura terza posizione", ha detto Sergej Lavrov durante la conferenza
Dato che la revoca delle sanzioni è una prospettiva ancora vaga, gli imprenditori e i politici di entrambi i Paesi stanno cercando di trovare possibili alternative. Una di queste, come ha detto a Kommersant Ernesto Ferlenghi di Confindustria Russia, è la creazione di joint venture con capitale condiviso. Ha assicurato che il passaggio da un modello di pure esportazioni italiane in Russia verso la creazione di joint venture ha diversi vantaggi: apre a nuove opportunità per l'ottimizzazione fiscale e consente di produrre e poi esportare a Paesi terzi, "perché tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan non c’è dogana". "Altrettanto importante è il fatto che nessuna banca, anche straniera, teme di fornire finanziamenti per una joint venture, se la società è potenzialmente di successo", ha aggiunto Ferlenghi.
Per dimostrare che le aziende italiane sono interessate al mercato russo, i diplomatici ricordano che nessuna di loro negli ultimi anni se ne è andata, a dispetto delle ben note difficoltà. "Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi nazionali rimangono", aveva dichiarato in precedenza l’Ambasciatore russo Sergej Razov in Italia a questo proposito.
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