I media sono a conoscenza di almeno cinque visite di Donald Trump in Russia.
: Getty ImagesLa vittoria del miliardario Donald Trump nella corsa presidenziale ha sbalordito il mondo e ha rallegrato molto Mosca. Questo ha sollevato ancora una volta l’interesse per ciò che lega il neo-Presidente degli Stati Uniti al Cremlino.
Già durante la campagna elettorale si cercavano con zelo i legami fra Trump e la Russia, definendo l’“eccentrico candidato” come "burattino di Putin" o "protetto del Cremlino". La retorica preelettorale del noto costruttore americano presentava spesso dichiarazioni provocatorie e il tema russo occupava sempre un posto speciale: in caso di vittoria, si possono eliminare le sanzioni, si può riconoscere la Crimea, si può "andare d'accordo con la Russia”, diceva Trump. Ora è diventato Presidente e la storia della sua connessione con la Russia ha acceso in molti (Russia compresa) la curiosità: questo legame esiste o no?
I media sono a conoscenza di cinque visite di Donald Trump in Russia, tutte legate a progetti di sviluppo dell’uomo d'affari e della sua conglomerata Trump Organization. La prima volta è venuto nel 1987 per discutere con il governo sovietico e la società "Intourist" un progetto di hotel di lusso, ma gli affari in Unione Sovietica non hanno funzionato. Poi ha pensato di costruire alloggi e alberghi di lusso, un business center, di ricostruire l’hotel "Moskva" e "Rossija", di vendere la licenza del marchio Trump in Russia, di costruire il più grande centro di intrattenimento per bambini al mondo, il "Parco delle Meraviglie" e, infine, di realizzare il grattacielo Trump Tower su modello delle torri di New York.
Nessuno di questi progetti è stato realizzato. Trump Junior in due anni ha fatto più di sei viaggi nella Federazione Russa nell'interesse della società. Ma solo ora, forse, gli affari della Trump Organization in Russia cresceranno davvero.
La Trump Tower a Mosca era un sogno così ambito dal miliardario, che nel 2013 ha organizzato a Mosca il concorso di bellezza "Miss Universo". In questa occasione si aspettava di firmare un contratto con il più grande costruttore della Russia, il Crocus Group di Aras Agalarov.
Inoltre, con ragazze provenienti da 86 Paesi del mondo, Trump aveva cercato di attirare Vladimir Putin. “Do you think Putin will be going to The Miss Universe in November in Moscow – if so, will he become my new best friend?”, scriveva Trump su Twitter. Un piano non male, ma Putin non si presentò. In compenso, si è fotografato con uno degli uomini più ricchi d'America praticamente tutto lo show business russo, primo fra tutti il re del pop, Filipp Kirkorov. Ora hanno una foto con il nuovo Presidente degli Stati Uniti anche gli autori delle hit con cui erano soliti brindare in Russia.Trump è nuovo in politica, ma ha iniziato subito con il posto più importante. Al progetto "Donald Trump Presidente degli Stati Uniti" ha lavorato una squadra di cui facevano parte consiglieri legati alla Russia. Il capo del quartier generale della campagna, Paul Manafort, prima era consigliere dell’ex Presidente ucraino Viktor Yanukovich. È nel contesto di questa informazione che Manafort ha lasciato la squadra di Trump nell’agosto 2016. Secondo il quotidiano Financial Times, a lavorare con Manafort in Ucraina era un traduttore legato alla intelligence militare russa.
Un altro consigliere di Trump era Carter Paige, che ha collaborato in precedenza con "Gazprom" attraverso la banca di investimenti Merrill Lynch. Anche lui ha dovuto abbandonare il team, perché sospettato di colloqui privati con funzionari russi circa la revoca delle sanzioni in caso di vittoria da parte di Trump. Di questo si è interessato l'FBI.
Principale consigliere di Trump e organizzatore delle primarie a New York era Michael Caputo, che negli anni '90 ha vissuto in Russia e ha lavorato alla campagna elettorale presidenziale di Boris Eltsin. Caputo, inoltre, non è stato con Trump fino alla fine: si è dimesso nel mese di luglio per un tweet sbagliato (con insulti a un collega).
Come ha ammesso una volta il figlio del businessman Donald Trump Junior, i russi costituiscono un'altissima percentuale di clienti per molti progetti. "Vediamo che i soldi dalla Russia scorrono a fiumi”, ha detto. L'altro figlio Eric, invece, ha affermato in qualche modo che “i russi sono i migliori acquirenti di beni immobili”.
In realtà, non si conoscono molti acquisti "russi". Forse il più clamoroso a suo tempo fu la vendita della casa a Palm Beach per 95 milioni di dollari al miliardario Dmitrij Rybolovlev, che ha fatto la sua fortuna vendendo cloruro di potassio.
È ironico un ulteriore punto di contatto tra Gorbachev e Trump. Una volta Gorbachev sarebbe voluto entrare nella Trump Tower, ma non fece in tempo. Così entrò nell’edificio il vincitore del concorso dei sosia di Gorbachev e osservarono l'accoglienza gioiosa di Trump al falso politico nella hall.
Una volta Trump si esaltò un sacco al pensiero di installare a Manhattan un monumento a Cristoforo Colombo delle dimensioni della Statua della Libertà e ordinò l’opera all’eminente scultore russo Zurab Tsereteli. Ma a rifiutare il Colombo russo furono subito diverse città degli Stati Uniti, in più anche Spagna e America Latina. Secondo i media russi, Tsereteli ha dovuto rielaborare la statua di Colombo in quella di Pietro I, installata a Mosca non lontano dalla Galleria Tretyakov su Krymsky Val. Il monumento di 98 metri "in ricordo del 300° anniversario della flotta russa", tra l'altro, anche a Mosca non è ben visto da tutti, poiché sproporzionato rispetto alla struttura architettonica della vecchia Mosca.
Negli anni ’90 Donald Trump ha aiutato il regista-culto Leonid Gaidai a girare il suo ultimo film, la commedia “Sulla Deribasovskaya è bel tempo, a Brighton Beach piove di nuovo”. Ai modesti ringraziamenti nei titoli di coda finora nessuno aveva fatto caso, ma dopo l’elezione di Trump hanno rapidamente cominciato a girare sui social network.
Trump ama chiamare con il suo nome tutto ciò che gli passa sotto mano. Grattacieli, profumi, biancheria intima e... vodka. Nel 2005, in collaborazione con Drinks Americas, l'imprenditore ha lanciato il proprio marchio di vodka e nel 2007 la portò alla "Millionaire Fair" di Mosca. Costava più di altri marchi premium di vodka (30 dollari a bottiglia), ma l'uomo d'affari riteneva che i russi avrebbero amato la vodka “Trump” più della loro. Nello stesso anno, progettarono di introdurre questa vodka nel mercato russo e girarono anche un video dedicato, ma non se ne fece nulla. Il marchio è morto sia negli Stati Uniti che in Russia.
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