“Io, musa di Eifman, amo e soffro come Anna Karenina”

La ballerina Mariya Abashova.

La ballerina Mariya Abashova.

Katerina Kravtsova
Dopo la tournée a Torino, la ballerina Mariya Abashova del Boris Eifman Ballet si racconta: “Vivo il presente e non mi guardo indietro”. E sull’interpretazione del personaggio Tolstojano: “Ho sempre avuto facilità a capire Anna, con tutti i suoi dubbi e le sue pene”

Da tredici anni la musa di Boris Eifman è Mariya Abashova: ballerina di conturbante bellezza scenica, interprete di acceso temperamento. Si sa che per convincerla ad entrare nel Boris Eifman Ballet il coreografo russo ha impiegato due anni e che proprio su di lei ha creato alcuni dei suoi ruoli femminili più intensi. Tra questi Anna Karenina nel balletto eponimo e Tatyana in Onegin, i due titoli che hanno inaugurato trionfalmente la nuova stagione del Teatro Regio di Torino, per l’occasione con l’orchestra di casa a suonare del vivo e proprio con Mariya Abashova protagonista delle prime recite.

Nei giorni della tournée torinese, che le ha regalato un grande successo personale, la trentaduenne ballerina si è raccontata con slancio e sincerità. “Vivo il presente, non mi guardo indietro, ma è vero che la mia vicenda artistica è totalmente legata al Boris Eifman Ballet: sono entrata in compagnia a 19 anni, appena arrivata a San Pietroburgo, e da allora non l’ho più lasciata. Ma mentre interpretavo praticamente tutti i personaggi del nostro repertorio mi sono realizzata anche come donna: ho due bambini e in questo momento mi sento pienamente felice e appagata. Sono anche soddisfatta della mia forma fisica attuale”, dice con franchezza. E non si può che darle ragione, ammirandola di persona e sulla scena o nelle bellissime foto d’autore che lei stessa posta per i fan sui suoi social network.

Mariya Abashova e Igor Markov in "Anna Karenina" (Credit: ufficio stampa)

Attraverso il punto di vista della sua interprete prediletta riusciamo anche a scoprire in che modo nascono i balletti di Eifman e come prendono vita i suoi personaggi. “Se si tratta di un balletto tratto da un romanzo o da una biografia, mi aiuta leggere il libro. Quando entriamo in sala per iniziare a provare, Eifman, che nel frattempo ha già in mente e ci ha spiegato qual è la sua visione della storia e dei protagonisti, inizia col far partire la musica e ci chiede di fargli vedere un amore appassionato, un tradimento, un abbandono, e così via. Gli interpreti verranno scelti considerando le inclinazioni del carattere dei ballerini, che dovranno essere affini a quelle dei personaggi messi in scena. Allora bisognerà lavorare molto duramente e dare il massimo, perché il nostro direttore è estremamente esigente! Quanto alla creazione di un nuovo personaggio è una vera e propria gestazione: ci vogliono come minimo sei mesi per metterlo al mondo!”.

Così dev’essere nata Anna Karenina: ruolo del destino per Mariya Abashova, che come una vocazione la accompagna dai tempi della scuola, quando il romanzo - il suo preferito tra quelli di Tolstoj - era materia di studio. Ad oggi l’ha interpretatata oltre 200 volte, tanto che è ormai difficile immaginare un’identificazione più riuscita tra personaggio e interprete.

"Anna Karenina" (Credit: Katerina Kravtsova / ufficio stampa)

“Ho sempre avuto facilità a capire Anna, con tutti i suoi dubbi e le sue pene”, spiega. “Ognuna di noi, se innamorata, ha vissuto momenti di incomprensione con il resto del mondo e mi capita di ritrovare lampi di lei in molte donne che incontro. La sua trasformazione nel corso del balletto è profonda, anche da un punto di vista fisico: all’inizio è magnifica, indossa abiti da sera e gioielli, poi se ne spoglia fino a restare simbolicamente nuda. Anche i movimenti della sua danza cambiano, da plastici si fanno spezzati, interiorizzandosi. Certo anch’io nel tempo sono cambiata insieme al mio personaggio, come artista e come donna, e qualche mutamento ho portato anche nella sua caratterizzazione, così come nella resa di altre protagoniste che danzo da tempo.”

Innumerevoli altri sono infatti i personaggi dei balletti di Eifman che in tutti questi anni Mariya Abashova ha interpretato: dai due ruoli del Gabbiano Nina e Arkadina (entrambi creati per lei), alla Ballerina in Red Giselle, dall’imperatrice Caterina II in Amleto russo a Grushenka in Beyond Sin e ai tre ruoli femminili in Chajkovskij, fino alle protagoniste delle due più recenti creazioni, Rodin, sul tormentato amore tra lo scultore francese e l’amante Camille e Up and Down, dedicato all’età del jazz americana.

All’inevitabile domanda su nuovi personaggi femminili firmati Eifman che le piacerebbe interpretare, Mariya Abashova non ha esitazioni nel rispondere: “Carmen. E Lady Macbeth, sia nella versione di Shakespeare che nella rilettura di Leskov-Shostakovich, perché ho un carattere passionale e ardente. Ma nessuno sa, a parte Eifman, quali saranno i soggetti dei suoi prossimi balletti.”

Perché poi i balletti di Boris Eifman riescano ad appassionare un pubblico vastissimo, senza distinzioni di cultura, età o condizione, la sua pupilla lo spiega così: “Trae i propri soggetti dalla letteratura e dalla storia, principalmente russe, e grazie al suo modo empatico di metterle in scena attraverso la danza, ottiene un effetto travolgente come quello di un grande film, che induce gli spettatori ad amare, trepidare, soffrire o piangere insieme ai personaggi, con un meccanismo di totale identificazione.”

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