Il “Museo della Morte” in Siberia: cosa si trova esposto in questa singolare attrazione turistica?

La “camera ardente” con la riproduzione di una donna in lutto nell’Inghilterra di fine Ottocento

La “camera ardente” con la riproduzione di una donna in lutto nell’Inghilterra di fine Ottocento

Museo della Morte
È alla periferia di Novosibirsk (accanto al crematorio) ed è diventato uno dei luoghi più visitati in città. Mette in mostra le culture funerarie del mondo. Ecco come è nato e perché

Il fatto che non siamo eterni in questo mondo, non ci piace ricordarlo troppo. E così l’idea di trasformare gli oggetti di lutto in esposizioni museali sembra a tanti davvero scioccante. A maggior ragione sorprende che l’unico museo russo della cultura funeraria mondiale, situato alla periferia di Novosibirsk, si trovi in qualsiasi guida della città siberiana!

Per prima cosa, è arancione

Il Museo della Morte (in russo: Muzej smerti; anche se il nome ufficiale è ora “Muzej mirovoj pogrebalnoj kultury”, ossia “Museo della cultura funeraria mondiale”) si trova accanto al crematorio, a quasi un’ora di macchina dal centro. La prima cosa che si nota è che entrambi gli edifici sono di colore arancione brillante e visibili da lontano. Questo colore allegro è stato scelto dal fondatore di entrambe le istituzioni, l’imprenditore di Novosibirsk Sergej Jakushin.

L’ingresso al “Museo della Morte” o “Museo della cultura funeraria mondiale” di Novosibirsk

Il suo interesse per il campo rituale è nato per motivi personali: nei primi anni Novanta gli venne diagnosticato un cancro e, per superare le sue paure, iniziò a collezionare vari oggetti associati alla cultura del lutto e della sepoltura in diversi popoli. Organizzò una mostra funebre internazionale nel 1992, aprì il primo crematorio della città nel 2003 e il museo della morte nel 2012.

Il crematorio di Novosibirsk, che sorge accanto al Museo della Morte, è stato fondato dallo stesso imprenditore, che ha voluto per entrambi un colore allegro e vivace: l’arancione

“Io stessa all’inizio non credevo che qualcuno si sarebbe interessato al museo”, dice Tatjana Jakushina, direttrice del museo e nuora del fondatore. “Quando abbiamo aperto, ero qui da sola, e se venivano tre visitatori al giorno, era una grande fortuna”.

Oggi è uno dei musei più popolari della città. “Certo, il tema della morte è tabù, nessuno vuole pensare a cose spaventose, ma, in realtà, è l’unico evento garantito nella vita di ognuno. Tutto il resto può esserci o non esserci”, dice Tatjana. “Le persone possono venire da noi con le loro paure, domande, storie e parlare”.

LEGGI ANCHE: Il tabù più grande: come i russi affrontano la morte 

Il fondatore del museo Sergej Jakushin, morto nel luglio del 2022 all’età di 69 anni

Nel 2013, Sergej Jakushin ha stipulato un contratto per il suo funerale presso il proprio crematorio. “Tutto era prescritto, dal percorso della processione, al tipo di bara realizzata nel suo laboratorio, alle canzoni da far suonare. E uno dei suoi desideri era che il corteo attraversasse le strade principali di Novosibirsk, la sua città natale e preferita”, racconta Tatjana.

La malattia ha portato via Jakushin nel 2022, ma ha lasciato una grande eredità: circa 30 mila reperti legati alle tradizioni funerarie. Sono ospitati in tre padiglioni indipendenti, che possono richiedere letteralmente ore per essere esplorati.

I funerali come ultima celebrazione della vita

“Introduciamo le persone alla storia della cultura funeraria in modo che possano vedere le esperienze del passato”, dice la direttrice artistica e guida turistica Inna Isaeva, mentre ci avviciniamo alla mostra “Camera ardente”, dove si trova un manichino con le sembianze di una donna in lutto della fine del XIX secolo. “Non abbiamo paura della morte, il nostro museo parla della vita”.

La prima sala, la più grande, è dedicata alla cultura del ricordo funebre nell’Inghilterra vittoriana, quando la società laica aveva un protocollo che regolava rigidamente il comportamento dopo un funerale, e i tempi del lutto. “All’epoca si riteneva che i funerali fossero l’ultima celebrazione della vita di una persona e le persone facoltose non badavano a spese sull’organizzazione dell’evento”, spiega. Nel museo sono esposte incisioni antiche, numerosi abiti funebri, bigiotteria e medaglioni con ciocche di capelli del defunto e diversi tipi di urne funerarie.

La seconda sala racconta i funerali nelle diverse culture e religioni: ebraismo, islam, buddismo, cattolicesimo, ortodossia. E, naturalmente, un funerale sovietico. Una replica di Lenin imbalsamato, come nel Mausoleo, bare sovietiche rivestite di velluto rosso, che simboleggiano il “fuoco” della Rivoluzione, “perché un uomo sovietico doveva non solo vivere, ma anche morire in un modo nuovo”, spiega Inna.

Una replica del corpo imbalsamato di Lenin. L’originale è visibile nel Mausoleo sulla Piazza Rossa di Mosca

LEGGI ANCHE: L’imbalsamazione di Lenin? Una tecnica da esportazione 

Nella terza sala è stata allestita una mostra dedicata al 10° anniversario del museo, dai primi reperti alle esposizioni tematiche sull’incidente di Chernobyl

Man mano che si passa in rassegna tutto, ci si abitua lentamente a scheletri (fortunatamente non reali), sarcofagi, abiti da lutto e persino fotografie inquietanti.

Questa parte del museo mette in mostra le tradizioni funerarie nell’antica Rus’

Oltre alla collezione di Jakushin, sono esposti reperti donati da altre persone (spesso si tratta di documenti) e da altri musei. Ad esempio, ecco una replica di una bara riutilizzabile con fondo reclinabile proveniente dal Museo funerario del Cimitero centrale di Vienna, il Bestattungsmuseum. 

Le guide “non hanno incubi”

“La gente ci chiede spesso: ’Non avete paura?’ Ma no! E di cosa?”, se la ride la guida turistica Evgenija Judina. “Può far paura stare alla fermata dell’autobus in una megalopoli a tarda notte, ma non in un museo che si occupa di cultura e di scienza!”.

Evgenija di formazione è filologa, e prima insegnava a scuola. “La mia famiglia è stata tra le prime a Novosibirsk a ricorrere alla cremazione nel 2003”, racconta la donna. “E purtroppo abbiamo dovuto usufruire dei servizi di questo crematorio più di una volta. In seguito ho conosciuto Tatjana, siamo diventate amiche e mi ha offerto un lavoro al museo”. Ora è il secondo anno che Evgenija fa visite guidate qui e lo considera il suo destino.

Medaglione funebre-reliquia contenente i capelli di un defunto

Inna, invece, è arrivata al Museo della morte dal teatro di prosa. Non era mai stata al museo prima di allora e aveva visto il fondatore solo quando lo aveva accompagnato nel suo ultimo viaggio, ma era rimasta affascinata dal sapore artistico della sua collezione.

“Mi avvicino all’argomento dal punto di vista di un ricercatore”, afferma. “Non ho incubi, c’è una grande distanza tra questo argomento e me; capisco che prima o poi capiterà a tutti, e questa distanza mi aiuta prima di tutto a tenermi al sicuro e in secondo luogo a vedere molte cose nuove, ma senza  tuffarmici a capofitto”.

Come ha spiegato il personale, dobbiamo capire che la morte fa parte della nostra vita e dobbiamo trattarla con rispetto, ma non dobbiamo flirtare con essa.

“Non direi che non penso mai alla morte, a volte certi pensieri vengono a tutti”, dice Inna. “Ma cerco di concentrarmi sulla mia vita, su ciò che è in mio potere e sui miei obiettivi. Lavorando qui, si vede la fragilità della vita. Tutti noi ce ne andremo, l’unica domanda è cosa lasceremo dietro di noi e come saremo ricordati”.


LEGGI ANCHE: Quali sono i piatti cucinati per il “banchetto commemorativo” che segue i funerali in Russia? 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie