Sadon, un'inquietante città fantasma tra le montagne del Caucaso (FOTO)

Questa città mineraria, un tempo fiorente e costruita da architetti europei, assomiglia oggi al set di un film post-apocalittico. Perché?

Sadon nel 1890 circa

Un’architettura europea. Edifici piccoli ed eleganti, affacciati su strade ordinate. Un panorama del tutto atipico, per una gola di montagna coperta dalla vegetazione del Caucaso, dove si trovano perlopiù semplici e solide casette di campagna. Siamo nel villaggio di Sadon, nell'Ossezia del Nord, costruito dai belgi nel XIX secolo e oggi completamente abbandonato.  

Il più grande deposito di piombo

L'ingresso alla miniera di piombo di Sadon, 1910

Già nel 1760 nella Gola di Alagir furono trovati grandi depositi di piombo, zinco e argento, metalli necessari sia per lo sviluppo dell'industria militare che per la medicina. Il giacimento di Sadonskoe fu il primo dell'Impero russo, e ha mantenuto il primato di giacimento più grande del Paese fino agli anni Ottanta. 

Lavoratori della miniera di Sadon, 1979

Lo sviluppo della miniera iniziò solo nella metà del XIX secolo, quando vennero costruite la strada militare-osseta e le strade di accesso al sito minerario. La miniera di Sadonskoe era situata in montagna e l'Impero russo invitò i migliori specialisti dall'estero per costruirla in condizioni così difficili. 

“Molte miniere sono state costruite dai greci, che erano bravi muratori - spiega Ruslan Bimbasov, una guida locale -. In seguito, questi appezzamenti sono stati affittati per 60 anni alla Società mineraria e chimica belga”.

Nel 1886 i belgi iniziarono a costruire infrastrutture e case per le famiglie dei minatori: nacquero così una scuola, un ospedale e delle vie. La società belga Alagir, oltre alla miniera di Sadon, stava sviluppando un impianto di lavorazione nel vicino insediamento di Mizure, dove venivano lavorate le scorie di piombo. 

Piombo per il fronte

Dopo la Rivoluzione del 1917, l'azienda fu nazionalizzata. I belgi se ne andarono e la fabbrica di piombo e zinco di Sadon iniziò a svilupparsi a un ritmo impressionante. Ottenere un lavoro qui era considerato molto prestigioso. All'inizio del XX secolo a Sadon c'erano circa 300 persone, ma nel 1939 gli abitanti erano più di 4.000. 

Secondo varie fonti, durante la Grande Guerra Patriottica un proiettile su tre o uno su due veniva fuso con il piombo estratto a Sadon, racconta Ruslan. È difficile verificarlo oggi, ovviamente, ma la produzione di minerali in questa zona era enorme. Se all'inizio del XX secolo il volume di produzione era di 25mila tonnellate all'anno, nel 1970, quando l'impresa raggiunse la sua massima capacità produttiva, venivano estratte 745mila tonnellate all'anno.

Dopo la guerra, i geologi sovietici hanno iniziato a sfruttare nuovi giacimenti di piombo e zinco nel Paese. La miniera di Sadonskij utilizzava una tecnologia ormai obsoleta, che produceva una grande quantità di scarti. E così, le riserve minerarie qui si esaurirono molto rapidamente. Nella metà degli anni '80, l'attività estrattiva è stata praticamente interrotta e, dopo il crollo dell'URSS, l'impianto è riuscito a malapena a sopravvivere. Fino a nuovo disastro.

Un villaggio fantasma

Nel 2002 la fonderia di piombo e zinco di Sadonka e il villaggio sono stati distrutti da una frana causata da un'inondazione del fiume di montagna Sadonka. Con l'alluvione, i piani terra di molte case sono stati coperti di terra e resi completamente inagibili. Non è stato possibile ricostruire il villaggio. Le 500 persone che vivevano lì sono state reinsediate ad Alagir e a Mizur, a pochi chilometri da Sadon. 

Sebbene a Sadon siano registrate 87 persone, in realtà non ci vive più nessuno, dice Ruslan. Gli ex abitanti del luogo vengono qui a controllare le vecchie case. Il mulino di Sadon è stato ufficialmente chiuso nel 2009 e il villaggio di Sadon ha cessato di esistere nel 2013, quando l'amministrazione è stata definitivamente trasferita al Mizur. 

E dell'architettura lussuosa di un tempo non rimarrà traccia: tutto si sta sgretolando e decadendo. I gatti affamati si aggirano tra i resti del villaggio, in attesa che qualche abitante dei paesi vicini porti loro da mangiare. 

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