“E qui è dove si è sfondato il ghiaccio allo sciamano [Mikhail Ogdonov; lo avevamo intervistato qui] mentre era a bordo del suo UAZ. È stato il 30 dicembre scorso. Gli mancavano solo sei metri per arrivare alla costa. Quando il ghiaccio cede così bruscamente, non hai il tempo di aprire lo sportello: la pressione dell’acqua è troppo forte. E per lo choc non tutti riescono a rompere il vetro e a uscire dall’abitacolo”. Andrej (nome di fantasia) guarda la strada sul ghiaccio senza distrarsi, e tiene il volante con entrambe le mani.
Siamo in auto sul ghiaccio del Lago Bajkal già da circa 20 minuti, alla ricerca un posto comodo dove la nostra bassa berlina giapponese possa arrampicarsi sulla riva dell’Isola di Olkhon, la più grande del lago. È già febbraio, ma ufficialmente la traversata sul ghiaccio si aprirà solo tra qualche giorno: hanno iniziato a segnare la strada con dei picchetti, ma non hanno ancora finito, e le normali auto non sono ammesse sul ghiaccio.
Ma il padre di Andrej, di origine buriata, è nato e cresciuto a Olkhon. E lo stesso Andrej ha trascorso ogni estate sull’isola e conosce tutto e tutti qui. Pertanto, dalla riva della “grande terra”, aggiriamo blocchi di cemento e seguiamo un camion degli spurghi fognari dal grande serbatoio arancione: è pesante ,e il conducente deve senz’altro conoscere un percorso sicuro. È impossibile costruire una fossa settica o installare impianti di trattamento dell’acqua nella zona di protezione delle acque del Bajkal, quindi questi camion arancioni che scorrono avanti e indietro sono ospiti frequenti sul ghiaccio del lago.
In ogni caso, siamo molto tesi. Ogni tanto ci imbattiamo in lunghe crepe sul ghiaccio, che fanno sobbalzare la macchina. E sul lato orientale dell’isola il passaggio è completamente chiuso: il ghiaccio è troppo sottile. In linea retta da Ulan-Udè, la capitale della Buriazia, si potrebbe raggiungere Olkhon in soli 200 km. Ma a causa del ghiaccio sottile, abbiamo scelto un percorso lungo la sponda meridionale del lago e attraverso Irkutsk: ben 750 km!
Possiamo dire che sono diventato vittima dell’isteria globale di Instagram. L’idea di andare sul famoso lago in bassa stagione mi si è ficcata in testa dopo aver visto una serie di scatti spettacolari pubblicati da fotografi che conosco. Ma non sono l’unico. Andrej afferma che i suoi amici che lavorano come guide hanno accompagnato un blogger thailandese dal 10 milioni di follower nel nord di Olkhon.
La strada e l’alloggio
Se anche voi sognate di arrivare sul ghiaccio del Bajkal, allora è meglio volare a Irkutsk: è più vicino a Mosca, ci sono più voli, e i prezzi di conseguenza sono più bassi. Da Irkutsk allo stretto che separa la terraferma dall’Isola di Olkhon, vicino ai villaggi di Sakhyurta e Kurkut, ci sono poi 3 o 4 ore di viaggio in macchina o in autobus. La strada è nuova, pittoresca, ai lati si incontrano piramidi di massi, troppo pesanti per essere spostati a mano. “Gli addetti alle ruspe che hanno costruito la strada e si sono divertiti”, commenta Andrej.
È meglio organizzare il trasferimento dalla terraferma in anticipo, tramite una compagnia di viaggi o i proprietari dei campeggi di Olkhon. Praticamente tutti sull’isola sono impegnati nel settore turistico. Un lussuoso complesso alberghiero si trova proprio sulla riva: diverse casette di tronchi identici, una bella discesa verso l’acqua. C'è anche un’intera zona estiva con delle sdraio in legno. Ma non ci sono segni di vita, e dai camini non esce fumo. “È stato costruito con violazioni edilizie, occupando illegalmente la terra demaniale. In generale, avrebbe dovuto essere già stato demolito, ma a quanto pare i proprietari stanno ancora negoziando con le autorità. È un peccato, è così bello”, spiega Andrej.
Infine, troviamo un punto di riferimento: una barca rovesciata sulla costa. Qui si può accedere tranquillamente sull’isola. Arriviamo al nostro campeggio: casette per due o tre persone, un paio di stufe elettriche all’interno della casa per farti sentire in una sauna. In inverno, la sistemazione costa molto meno rispetto all’estate, una camera doppia o un’intera casa con colazione si può trovare nel villaggio principale dell’isola, Khuzhir, per 2.000-4.000 rubli al giorno (29-58 euro). Per 6.000 rubli (87 euro) le opzioni saranno le più lussuose.
Nella maggior parte dei casi, la colazione è inclusa nel prezzo e la cena può essere organizzata a pagamento. Gli alimentari possono essere acquistati qui in un grande supermercato nel centro di Khuzhir, chiamato “Dobryj” (dove si può trovare di tutto, compresa la birra belga, anche se a un prezzo doppio rispetto a Irkutsk), o in uno dei piccoli negozi di alimentari intervallati da piccoli esercizi con nomi del tipo “Souvenir Magici” o “Amuleti del Bajkal”.
Il rumore del ghiaccio
La mattina successiva andiamo a goderci la "portata principale" del "menù invernale" del Bajkal: il ghiaccio. Una berlina non ci sarebbe d’aiuto in questo viaggio e così trasferiamo armi e bagagli su un Sobol, un minivan di un amico di Andrej, Igor, che lavora come guida locale. I Sobol sono il mezzo di trasporto invernale più comune qui: sono alti, possono ospitare fino a sei persone, confortevoli, caldi ed economici (il prezzo medio per un tour di un giorno in un gruppo è di 1.000 rubli a testa, 14,50 euro).
E la magia ha inizio. Andiamo da un’isola del Bajkal a un’altra, guidiamo fino ai promontori e ci perdiamo in una varietà di sokuj, i bordi di ghiaccio che ricoprono la base delle rocce delle rive del Bajkal. Schizzi congelati, onde immobilizzate nel ghiaccio, gocce quasi cadute; tutto è trasparente, bianco lucido o latteo: sembra di essere alla mostra di tutti i tipi di ghiaccio nel mondo.
Al Mys Tri Brata (“Capo dei tre fratelli”) sopra di noi ci sono grappoli di frecce ghiacciate. E sulla roccia chiamata “Spjashchij Lev” (“Leone dormiente”) c’è un vero e proprio trono di ghiaccio dalla seduta piana. La superficie idealmente liscia del lago, delineata da profonde fessure, improvvisamente lascia il posto a un intero campo di torós, lastroni di ghiaccio che si alzano dalla superficie per la pressione.
Quest’anno non c’è quasi per niente il famoso ghiaccio trasparente: ci sono state forti nevicate, e il vento non ha avuto il tempo di spazzare via tutto. Pertanto, è necessario cercare aree con bolle di metano ghiacciate e uno specchio di lago senza neve. Dei turisti cinesi ci vengono in soccorso. Vediamo a distanza dei fumogeni di vari colori. Avvicinandoci, ci troviamo in un servizio fotografico di Instagram: donne cinesi, lanciando cappotti di pelliccia, si ritrovano in abiti da sera aperti sul ghiaccio trasparente. Intorno a loro corre un assistente con i fumogeni, inondando densamente l’aria con il fumo dello stesso colore dei vestiti che indossano. Il fotografo, con il teleobiettivo, scatta a ripetizione.
Una simile confusione è piuttosto un’eccezione: in inverno ci sono poche persone in giro qui, e nella maggior parte dei casi sul Bajkal ti trovi faccia a faccia con ghiaccio, neve, grotte, rocce e silenzio.
Il viaggio a caccia di “contenuti” fotografici si trasforma in un’avventura che rimarrà nella memoria non solo con le immagini, ma con un senso completamente nuovo di se stessi. Impari a goderti le cose che nella vita di tutti i giorni ti causano disagio: il freddo, il vento forte che gioca con la neve…
La cosa più bella è uscire sul ghiaccio la sera tardi. Allontanarsi a piedi o in macchina in modo che le rare luci di Khuzhir non ti distraggano dall’esplosione di stelle sopra la tua testa. Trattenere il respiro. E ascoltare.
Dopo qualche tempo, sentirete un colpo sordo, lontano, che sembra provenire da un altro mondo. Con un suono del genere, qualcosa di importante e fondamentale dovrebbe accadere nella vostra vita. È la voce del ghiaccio del Bajkal.
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