Molte città in Russia si vantano persino del fatto che Aleksandr Pushkin (1799-1837) sia stato lì di passaggio: ogni casa in cui il poeta ha semplicemente bevuto una tazza di tè è contrassegnata da una targa commemorativa. Nella regione di Pskov c’è un luogo in cui ogni sentiero, albero o prato è stato cantato dal poeta. Si chiama “Pushkinogorje” e riunisce tre tenute, Mikhailovskoe, Petrovskoe e Trigorskoe, in un unico museo.
È con Mikhailovskoe che Pushkin aveva il legame più stretto: il primo proprietario della tenuta era stato il suo bisnonno, Abram Gannibal, il primo cittadino di colore dell’Impero russo, collaboratore e amico di Pietro il Grande. Più tardi, la proprietà fu ereditata dal nonno di Pushkin, Osip. Sotto di lui, a Mikhailovskoe vennero costruiti l’attuale maniero e un parco con viali, stagni decorativi e ponticelli. Nel 1818, divenne padrona della tenuta la madre del poeta, Nadezhda.
Molte opere di Pushkin sono nate qui. Tra le più significative ci sono il poema “Boris Godunov” e la maggior parte del romanzo in versi “Eugenio Onegin”, scritto durante l’esilio del 1824-26, quando il poeta fu punito per delle poesie troppo liberali.
Questo periodo di vita a Mikhailovskoe è considerato particolarmente importante per il lavoro di Pushkin: proprio allora avvenne un grande cambiamento nello stile dell’autore, con il passaggio dal romanticismo al realismo.
Nel 1825, nella vicina Trigorskoe, incontrò di nuovo Anna Kern, dedicandole una delle sue poesie più famose (e che tutti i russi conoscono a memoria), “Ricordo il meraviglioso istante”. Più tardi, i due ebbero una relazione a San Pietroburgo, e ancora oggi nella tenuta c’è un romantico viale di vecchi tigli che porta il suo nome: alleja Kern.
Pushkin era in relazioni molto amichevoli con la famiglia di Praskovja Osipova-Wulf, proprietaria della vicina tenuta di Trigorskoe, il cui nome è dovuto alla conformazione del terreno: si estende infatti su tre colline.
Praskovja si distingueva per una mente brillante e per l’essere molto istruita. Diversi eminenti contemporanei apprezzavano la sua amicizia e passare del tempo nei suoi salotti. Pushkin la conobbe nel 1817, e in seguito venne a trovarla regolarmente, quando era a Mikhailovskoe.
Già nel XVIII secolo, a Trigorskoe era stato allestito un parco pittoresco con tre stagni, numerosi viali alberati e vialetti decorativi e un frutteto.
Una delle attrazioni del parco è un’enorme meridiana, in cui a fungere da barra è una quercia, e il tempo è determinato dall’ombra proiettata da essa. Dalla meridiana inizia il viale di Tatjana (dal nome della protagonista femminile del romanzo “Eugenio Onegin”). E lì vicino c’è la “panchina Onegin”, nel luogo in cui è avvenuto il chiarimento tra Tatjana e Onegin.
Anche questa tenuta fu concessa al bisnonno di Pushkin, Abram Gannibal, nel 1742, e poi fu ereditata da suo figlio Pjotr, che vi costruì la casa padronale principale.
Dal 1822 al 1839, il proprietario della tenuta fu il prozio del poeta, Beniamin Gannibal. Pushkin veniva qui spesso, e nel museo potrete vedere, tra le varie cose, anche la scrivania alla quale lavorava.
Petrovskoe fu inclusa nel complesso di Pushkinogorje nel 1936, ma divenne museo solo nel 1952. Allora, la dimora padronale, che era stata distrutta da un incendio nel 1918, venne ricostruita sulla base di vecchie fotografie. Alla fine del XX secolo, anche la piccola casa di Abram Gannibal è stata restaurata.
Non lontano da Mikhailovskoe si trova il monastero Svjatogorskij, nella cui biblioteca Pushkin lavorava spesso.
Dopo la morte del poeta in un duello nel 1837, le sue ceneri furono trasferite qui e sepolte nella tomba della famiglia Gannibal-Pushkin.
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