All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere vivide e dettagliate fotografie a colori (vedi il paragrafo in basso).
La sua visione della fotografia come forma di educazione e di comprensione dell’esistente si è espressa con particolare chiarezza attraverso gli scatti a monumenti architettonici in siti storici nel cuore della Russia.
Prokudin-Gorskij era particolarmente interessato all’antica città di Rostov Velikij (“la Grande”), che visitò nel 1911. Situata 215 chilometri a nordest di Mosca, Rostov Velikij è una delle prime città storicamente attestate in Russia, menzionata per la prima volta nell’862 nella cronaca “Racconto degli anni passati”.
Un’espressione del potere della Chiesa
Il suo principale complesso architettonico è la maestosa Corte del Metropolita, chiamata popolarmente “cremlino” (cittadella), che si erge sopra la sponda settentrionale del Lago Nero.
Il nome rende omaggio al suo principale costruttore, il metropolita Jonah di Rostov. Dopo il Patriarca, quello di Metropolita è la più alta carica ecclesiastica nella Chiesa ortodossa russa.
Jonah Sysoevich (1607-90 circa) era figlio di un sacerdote di campagna di nome Sysoi. Sostenuto dal monastero della Resurrezione di Uglich, risalì la gerarchia monastica e, nel 1652, venne nominato metropolita di Rostov dal neo eletto patriarca Nikon, a Mosca.
A quel tempo, la Chiesa russa intraprese ampi progetti di costruzione di edifici sacri, che sarebbero stati l’espressione somma del potere della Chiesa prima della riduzione della sua ricchezza da parte dello Stato nel XVIII secolo. Jonah aveva al suo comando 16 mila servi e i migliori artigiani della sua grande e prospera diocesi. In vent’anni, tra il 1670 e il 1690, i costruttori di Jonah eressero diverse grandi chiese e altri edifici per la Corte e la residenza del Metropolita, oltre a mura monumentali con torri e porte.
Uno dei gioielli è la piccola Chiesa dell’icona miracolosa del Salvatore sul vestibolo, costruita nel 1675 sopra una cantina di viveri. Serviva come cappella del metropolita per scopi devozionali e per l’esecuzione di musica sacra.
Collocando la sua macchina fotografica in un prato a sudest delle mura del Cremlino, Prokudin-Gorskij riuscì a includere non solo la chiesa, ma anche il muro sud del Cremlino con le sue torri decorative che si affacciano sul Lago Nero. Le mie fotografie includono una prospettiva diversa dal prato, oltre a una vista dall’interno della Corte del Metropolita.
Un esempio originale di arte religiosa
L’interno della chiesa del Salvatore era ricoperto con le pitture murali probabilmente più ricche dell’intera Corte del Metropolita. Sebbene le lenti di Prokudin-Gorskij non permettessero ampi scatti panoramici, le sue fotografie dell’interno sono tra le migliori e forniscono una documentazione essenziale e brillante di questo spazio estremamente originale.
I dipinti che coprono l’interno furono inizialmente dipinti alla fine del 1670, poco dopo il completamento della chiesa. Sotto la supervisione di un sacerdote locale, gli artisti venivano da Jaroslavl, il centro più importante per l’arte sacra del XVII secolo. I nomi di tre di loro sono arrivati fino a noi: Dmitrij Grigoev, Fjodor Karpov e Ivan Karpov.
Come parte del restauro del tardo XIX secolo della Corte del Metropolita, i dipinti murali furono rinnovati – o “rinfrescati” – nel 1893 da cinque maestri del villaggio di Mstyora, noto per le sue icone e le scatole laccate in miniatura. Successivamente sono stati ripuliti e restaurati per un periodo di quasi due decenni, dal 1978 al 1995.
Le dimensioni ridotte degli interni, rispettano uno dei disegni più caratteristici dell’architettura ecclesiastica del XVII secolo. La parte est, contenente l’altare, è incorniciata da un insolito porticato con colonne dipinte in oro che poggiano sulla sòlea, una piattaforma bassa che si estende dietro allo spazio occupato dall’altare.
La parte superiore di questa arcata è dipinta con immagini sacre in medaglioni che richiamano l’iconostasi di una tipica chiesa russa. La stessa arcata mostra grandi serafini rossi e la parte inferiore contiene rappresentazioni dei patriarchi dell’Antico Testamento.
La stessa parete est è ricoperta da diverse file (o registri) di affreschi che suggeriscono la progettazione di una iconostasi. Le immagini includono scene della Bibbia e argomenti teologici come la Santa Trinità.
Le pareti nord e sud hanno sei registri, di cui i tre superiori contengono scene della vita e delle parabole di Cristo. Le file inferiori raffigurano la Passione di Cristo (gli eventi che portano alla crocifissione).
La cupola al centro contiene una rappresentazione nota come “Paternitas”: Padre, Figlio e Spirito Santo. Sul tamburo sotto la sommità della cupola ci sono sei arcangeli insieme ai profeti. Lo spazio verso le volte del soffitto mostra i quattro evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
L’affresco più visibile e vivido è sul muro occidentale, con la raffigurazione del Giudizio Universale. Nella metà superiore c’è Cristo, seduto nella gloria. Sotto sono pesate le anime. I giusti sono riuniti alla destra di Cristo (alla sinistra rispetto allo spettatore), mentre i dannati sono dalla parte opposta. In basso a destra c’è una rappresentazione di Satana all’inferno.
Le quattro fotografie all’interno di Prokudin-Gorskij, scattate in condizioni di illuminazione naturale complessa, includono il frammento del Giudizio Universale con un serpente che si avvicina all’inferno. Usando un obiettivo più ampio, nel 1997, le mie fotografie mostrano una visione più ampia del Giudizio Universale in eccellente stato di conservazione.
Per fortuna, infatti, alla fine del XIX secolo i mercanti di Rostov raccolsero fondi il mantenimento dell’insieme architettonico del cremlino, che era in declino dall’inizio del secolo. Nel 1883 la Camera Bianca, adiacente alla chiesa del Salvatore e costruita come sala per banchetti per il Metropolita di Rostov, fu aperta come museo delle antichità della chiesa, che fu il predecessore dell’attuale importante Museo del Cremlino di Rostov.
Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità
Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.
L’Apocalisse nel Nord della Russia: la cattedrale di Belozersk