La Moschea Dzhuma (dall’arabo al-jumʿa, che indica la moschea grande; quella principale, per le solenni preghiere del venerdì) nella città meridionale di Derbent (123 mila abitanti, 2.000 chilometri a sud di Mosca), è la più antica moschea della Russia e dell’intero territorio dell’ex Unione Sovietica.
Costruita nel 734, dopo che il Califfato degli Omayyadi ebbe conquistato Derbent, oggi si trova nel territorio della Repubblica del Daghestan. Secondo alcuni studiosi l’edificio potrebbe essere ancora più antico, e in precedenza avrebbe potuto essere un tempio.
Nel XIV secolo la moschea fu seriamente danneggiata da un terremoto, ma fu restaurata nel 1368-1369.
La moschea affrontò tempi duri nel periodo sovietico, e fu chiusa nel 1930. Nel 1938-1943 venne usata come prigione, ma nel 1943 fu restituita al clero musulmano e divenne la più grande moschea del Caucaso settentrionale.
Nel cortile interno della Moschea Dzhuma ci sono antichi alberi di platano risalenti al IX secolo. Secondo la leggenda, furono piantati dal famoso mistico persiano e santo sufi, Junaid al-Baghdadi. Oggi proteggono la moschea dai disastri naturali.
I quattro alberi, che potrebbero avere più di 2.000 anni, assorbono infatti l’umidità dal terreno. E il loro forte apparato radicale trattiene saldamente il suolo, proteggendo la moschea dalle conseguenze più terribili dei terremoti.
Anche se questa è una moschea sciita, qui si possono veder pregare anche i seguaci della tradizione sunnita.
La Moschea Dzhuma è più di una moschea, e il complesso comprende anche una madrasa (scuola religiosa islamica) e alloggi per il clero.
La Moschea Dzhuma è solo uno dei tanti luoghi santi musulmani in Russia. Un’altra moschea, moderna in quel caso, ma molto grand,e è a Kazan, la capitale del Tatarstan. Se volete invece saperne di più sul Daghestan, e delle sue tante meraviglie, leggete qui.
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