“Nikolaj Morozov, a 87 anni, fu il più anziano cecchino della Seconda guerra mondiale”. No, è falso

Nikolaj Morozov (1854-1946)

Nikolaj Morozov (1854-1946)

Kira Lisitskaya (Foto: Legion Media; Freepik)
Questa assurda leggenda è diffusissima su internet in fonti di lingua inglese (tra cui un video con milioni di visualizzazioni) e russa. Ovviamente non è vero, ma la vita di questo rivoluzionario e scienziato dalle idee bizzarre merita comunque di essere conosciuta

Per diversi anni è circolata in rete la leggenda secondo cui il rivoluzionario russo Nikoláj Morózov (1854-1946) avrebbe partecipato alla Grande Guerra Patriottica come cecchino e sarebbe stato il più anziano partecipante alla guerra. La fonte di questo mito è difficile da trovare, ma nel segmento russo di Internet è diffuso non solo dai semplici utenti, ma anche da giornali popolari come “Argumenty i Fakty” o “Moskovskij Komsomolets”.

Nell’Internet anglofono, questo mito è molto popolare: un video su YouTube che racconta questa storia ha ottenuto più di un milione di visualizzazioni, c’è un post corrispondente su Reddit, e nella biografia di Morozov su Wikipedia in lingua inglese un intero paragrafo è dedicato a questo mito.

Si sostiene che Morozov abbia “seguito un corso per cecchini nel 1939. […] Sparava con precisione nonostante portasse gli occhiali e una volta trascorse mezza giornata in un’imboscata nella neve prima di uccidere un ufficiale tedesco. Usò la sua formazione accademica per migliorare la sua efficacia come cecchino, studiando la traiettoria di volo dei suoi proiettili e facendo aggiustamenti in base all’umidità e al vento. Dopo un mese, fu richiamato dal fronte nonostante le sue proteste. Alcuni mesi dopo, chiese senza successo di essere riportato in prima linea”.

Morozov non fu cecchino

Ritratto di Nikolaj Morozov dipinto da Ilja Repin (1844-1930)

Nel 1942, quando Morozov si sarebbe arruolato nell’Armata Rossa, aveva 87 anni, di cui 24 (1881-1905) li aveva in detenzione. Soffriva di una serie di malattie croniche. Tutti gli anni della guerra li trascorse nella sua tenuta di Borok, nella regione di Jaroslavl.

Il ricercatore della biografia di Morozov Anatolij Shikman nel suo libro “Nikolaj Morozov. Una mistificazione lunga un secolo” (“Николай Морозов. Мистификация длиною в век”) cita una lettera dello stesso Morozov al presidente del Lengorispolkom (il Comitato esecutivo del Consiglio locale di Leningrado) Peter Popkov: “Quanto a me, per due anni della guerra, con il permesso del Commissario all’Istruzione, sono stato impegnato in una lunga missione di lavoro scientifico nella Stazione di ricerca dell’Accademia delle Scienze ‘Borok’, nella regione di Jaroslavl, dove ho continuato i miei studi scientifici in astronomia e geofisica, ad eccezione dell’inverno 1941-1942, trascorso per malattia nell’ospedale del Cremlino. Il rapporto sul lavoro scientifico per il 1943 fu presentato tempestivamente già nel novembre 1943”.

Maksim Lebskij, un altro ricercatore della questione, ha inviato una lettera a Natalja Nosova, direttrice del Museo Nikolaj Morozov nel villaggio di Borok (oggi distretto di Nekouz della oblast di Jaroslavl). Nella sua risposta, la direttrice conferma: “Non ci sono documenti d’archivio su questo fatto. Il museo dispone di dati, ricordi, foto secondo cui N. A. Morozov trascorse tutti gli anni della guerra nella sua tenuta… Partì solo alla fine del 1942 per eseguire un intervento chirurgico alla prostata (fu mandato un aereo per lui da Mosca”.

Il grande dilettante

Nikolaj Morozov e sua moglie, la celebre pianista Ksenija Borislavskaja, 26 anni più giovane di lui

La vera biografia di Nikolaj Morozov è già di per sé sorprendente. Figlio illegittimo di un nobile, avuto da una contadina, in gioventù, affascinato dalle idee rivoluzionarie, “poshjól v naród”, come si dice in russo: cioè passò dalla parte del popolo; visse senza proprietà e con un passaporto falso. Il suo percorso fallì: contadini e operai scacciarono il ragazzo barbuto con gli occhiali stufi delle sue prediche sulla libertà. Ma la polizia si interessò a lui. Rilasciato dopo la prima condanna a tre anni nel 1878, continuò la sua agitazione rivoluzionaria. Dopo l’assassinio di Alessandro II, quando iniziarono gli arresti di massa dei “narodniki”, fu sorpreso ad attraversare il confine polacco.

Quando Morozov fu identificato, non negò di essere un “terrorista per convinzione”. Nel 1884 fu rinchiuso nella fortezza di Shlisselburg, dove con lui erano reclusi altri 36 rivoluzionari. Vivevano abbastanza bene: tenevano lezioni, lavoravano in officina, consumavano pasti regolari (a differenza della maggior parte della popolazione dell’Impero). Morozov si occupava di scienza, studiava chimica e, a suo dire, “era molto avanti nello studio della sostanza dell’universo”.

La Casa-Museo di Morozov a Borok, nella oblast di Jaroslavl

Dopo la Rivoluzione del 1905, Morozov fu rilasciato per decreto imperiale. Due anni dopo divenne famoso a San Pietroburgo per aver sposato la pianista Ksenija Borislavskaja, più giovane di lui di 26 anni. Tanti gli anni che Morozov aveva trascorso prigioniero nella fortezza di Shlisselburg e che voleva “sottrarre” alla sua età.

‘Shlisselburger”, come veniva chiamato Morozov, divenne una star della Pietroburgo scientifica e letteraria. Nel periodo 1907-1911 si contano più di 80 sue pubblicazioni, dai libri di testo alle poesie. Divenne membro effettivo della Società russa di fisica e chimica, della Società russa di astronomia e membro onorario della Società moscovita degli amanti della storia naturale. Morozov era indicato come insegnante e professore di corsi su corsi: chimica, biologia, astronomia… tanto che non è chiaro come riuscisse a concentrarsi su una sola materia.

Tuttavia, quando Morozov incontrò Mendeleev nel 1906 e gli espose il suo punto di vista sulla chimica, quest’ultimo non ne rimase colpito e non accettò le sue idee. E anche i lavori matematici di Morozov sono definiti “dilettanteschi” dagli esperti (ad esempio dal matematico Boris Rosenfeld).

Una nuova cronologia storica

Ritratto di Nikolaj Morozov nei suoi ultimi anni di vita, realizzato dal pittore Georgij Verejskij (1886-1961)

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, Nikolaj Morozov riuscì a mantenere la sua proprietà a Borok: per lui era una questione di sopravvivenza. Ottenne dalle autorità una risoluzione del Consiglio dei commissari del popolo che gli concedeva la proprietà a vita e l’esenzione da tutte le tasse. Per tutto il resto della sua vita Nikolaj Morozov continuò a lavorare in varie posizioni e a promuovere costantemente le sue opere scientifiche, tra cui la pseudocronologia storica.

Lo studio di Morozov nella Casa-Museo di Borok

Secondo Morozov, la storia prima del I secolo d.C. non esiste affatto. La ruota e l’ascia furono inventate nel primo secolo, il bronzo e il ferro nel secondo. L’opera “Cristo”, che esponeva tutto questo, consisteva in più di 5.000 pagine e fu pubblicata tra il 1924 e il 1932 su ordine personale di Dzerzhinskij e con l’accordo iniziale di Lenin e Lunacharskij. Per i bolscevichi, Morozov era una leggenda vivente; non volevano dirgli di no. Lo stesso Lunacharskij parlò così del libro di Morozov: “Personalmente, conosco il libro. È una cosa completamente folle, che dimostra sulla base di calcoli ridicoli […] che Cristo non è vissuto nel I secolo, ma nel V, negando su questa base l’esistenza di personaggi storici come Giulio Cesare…”.

Foto di Nikolaj Morozov negli ultimi anni della sua vita

Morozov cercò di ottenere un incontro con Stalin, sperando di mostrargli il suo lavoro sulla cronologia della Russia, ma il leader non gli concesse udienza né lesse la sua opera. Ma i compleanni di Morozov – 70 e 80 anni – furono celebrati con onorificenze statali. Nel 1934 divenne Scienziato d’Onore della Rsfsr. Il 90° compleanno di Morozov fu festeggiato a Borok, dove morì il 30 luglio del 1946 all’età di 92 anni.


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