Okhaben, ferjaz e gorlatnaja shapka: ecco cosa non poteva mancare nel guardaroba dei boiardi russi

Russia Beyond
Nei secoli XV-XVI, in Russia erano questi potenti nobili a dettare la moda. Anche se faceva caldo, i dignitari mettevano i loro abiti uno sopra l’altro: più se ne avevano indosso, più si dimostrava di essere ricchi. Vediamo insieme quali indumenti componevano il costume dei boiardi

Caffettano 

Era il soprabito per tutte le occasioni: per viaggiare, da portare in casa e anche per recarsi dallo zar. La stoffa del caffettano era indicatore della ricchezza della persona e della sua posizione sociale. I boiardi preferivano tessuti costosi come seta, broccato e velluto. Un accessorio indispensabile era la cintura. Anche la cintura era infatti uno status symbol: a seconda di com’era, se di stoffa o di cuoio, ricamata o decorata con pietre preziose, un interlocutore attento capiva subito chi aveva di fronte.

Odnorjadka

Lungo mantello a ruota, senza fodera e senza maniche, con due tagli per farci passare le braccia. Si appoggiava sulle spalle e serviva per proteggere il caffettano dalla pioggia o dalla neve. 

Okhaben

A differenza di altri indumenti dei boiardi, l’ókhaben veniva confezionato su misura ed era abbastanza aderente. Si usavano seta, raso o velluto. L’indumento veniva poi decorato con ricamo in oro o argento. Sui lati aveva due tagli, attraverso i quali si passavano le braccia, mentre le maniche, che pure erano presenti ed erano molto lunghe, si annodavano dietro la schiena. Un elemento caratteristico dell’okhaben era un grande bavero che, se abbassato, arrivava a metà della schiena.

Ferjaz

Soprabito in seta persiana, velluto o broccato, con maniche eccezionalmente lunghe. Si indossava in una maniera particolare: soltanto un braccio veniva infilato dentro la manica, mentre la seconda manica pendeva giù, quasi toccando  terra. La versione invernale era foderata di pelliccia, mentre per l’estate si usavano dei tessuti leggeri. La férjaz era un vestito di gala: nel calendario della corte del sovrano c’erano dei giorni particolari in cui bisognava mettersi proprio questo indumento. La chiusura era con bottoni normali o tipo Montgomery. 

Cappotto di pelliccia

Col freddo d’inverno e col caldo d’estate, i boiardi trovavano sempre una ragione per mettersi la pelliccia, anche se costretti a sudare dentro la loro “sauna portatile”. Poteva essere di zibellino, volpe artica, martora, ermellino, scoiattolo o volpe rossa. La pelliccia era interna, l’esterno era in velluto o broccato. C’erano diversi modelli di questo cappotto. La pelliccia russa, con maniche molto lunghe e un bavero molto grande che iniziava a metà busto, aveva una silhouette a cono: la circonferenza della ruota inferiore poteva superare i 3 metri! Sistemi di chiusura speciali non esistevano, il tutto si chiudeva con dei semplici lacci. Invece, la pelliccia che si diceva “turskaja”, cioè turca, era più corta e aveva le maniche molto larghe. Si appoggiava sulle spalle ed era fissata con bottoni. La pelliccia turca era un indumento di gala che si indossava per i ricevimenti e i pranzi ufficiali. 

Murmolka

Questo copricapo “multifunzionale”, con cilindro in velluto o broccato, all’epoca costosissimi, si usava sia d’inverno che d’estate. Aveva un risvolto di zibellino o di volpe che nel periodo caldo veniva fissato al cilindro. D’inverno, per migliorare la tenuta del caldo, il cappello veniva foderato con cotone o pelliccia. Talvolta, la murmolka veniva decorata con un bottone di madreperla o una piuma. 

Gorlatnaja shapka 

Cappello che faceva capire a tutti che il suo proprietario era una persona importante e ricca. Questo altissimo copricapo si confezionava con la pelliccia ricavata dal collo di martore, volpi e zibellini (la parola “gorlatnaja” deriva da “gorlo”, cioè, “gola”; “collo”). Talvolta, il copricapo era guarnito con nappe di fili dorati, mentre l’estremità del cilindro veniva rivestita con broccato. A casa, la gorlatnaja shapka era tenuta in un posto ben visibile, affinché gli ospiti potessero capire che il proprietario era uno che visitava la corte e la Duma. La shapka si infilava sopra la tafja (copricapo circolare) o sopra un berrettino di tela. Tenere in testa questa “torre” era veramente difficile, pertanto durante le loro sedute, che duravano ore e ore, i boiardi appoggiavano il copricapo sull’incavo del gomito, come facevano gli ussari con i loro sciaccò. 

Stivali 

A completare il look c’erano gli stivali in marocchino o in pelle di vitello con gambali ricamati. I “fashionisti” dell’epoca sceglievano modelli con punta prorompente, con ricciolo finale, e tacchi “sonori” che da lontano avvertivano dell’arrivo di una persona importante.

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