Che cosa erano i “videosalon” e perché erano così popolari in Urss?

Russia Beyond (Oleg Kuleshov/Sputnik)
Per milioni di cittadini sovietici, la visione collettiva di videocassette era l’unica possibilità di conoscere le novità del cinema occidentale

A cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, in tutta l’Unione Sovietica, nei posti più sorprendenti (appartamenti privati, scantinati di edifici, palestre scolastiche, stazioni ferroviarie e persino autobus, treni, aerei e navi) cominciarono ad aprire in massa delle “sale cinematografiche” piuttosto particolari, dove al posto del tradizionale grande schermo e proiettore si usava un televisore, collegato a un videoregistratore. In queste “sale”, battezzate subito “videosalon” (cioè, salone per la visione di videocassette), si potevano visionare le copie pirata dei film stranieri in VHS, non doppiati, ma con traduzione voice over!

L’ingresso del primo grande Videosalon di Mosca, sulla via Arbat, 1986

Malgrado la qualità mostruosamente scadente del video e dell’audio, questi “saloni” erano incredibilmente popolari. La cosa non sorprende, perché per milioni di cittadini sovietici questa era l’unica possibilità di conoscere le “novità” del cinema straniero. L’offerta spaziava da “8½” di Federico Fellini a “Il Padrino”, da “La Casa” (“The Evil Dead”) ai film d’azione con Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone.

I “Videosalon” come piccola impresa

I primi “saloni” di videoproiezione furono aperti in Urss in maniera legale presso le videoteche, dove si potevano noleggiare le videocassette. A Mosca, il primo “videosalon” ufficiale fu aperto sulla via Arbat, nell’edificio di un ex cinema teatro. Oltre alla sala “grande”, che aveva 30 posti, i clienti potevano scegliere anche delle cabine “private”, per 3-4 persone, dove potevano visionare il film in compagnia di amici o membri della famiglia. In seguito, fu addirittura progettato un “salone” itinerante a bordo di un autobus LiAZ-5917.

Locandine all’ingresso di un videosalon di Leningrado, 1989

Tuttavia, le videoteche e i saloni ufficiali non erano molto popolari, perché all’epoca il videoregistratore era ancora una rarità e un oggetto di lusso. Per giunta, la scelta era limitata ai film sovietici che si potevano comunque vedere liberamente nei cinema e in TV.

Videosalon sulla Arbat. L‘impiegata Tatjana Jarets mostra alcune delle videocassette disponibili, Mosca, novembre 1985

La situazione cambiò dopo l’inizio della Perestrojka, soprattutto quando, nel 1987, fu parzialmente legalizzata l’iniziativa imprenditoriale privata. Ben presto il “videosalon” diventò un’ottima scelta per i piccoli imprenditori: per aprirlo, ci volevano soltanto un locale, alcune decine di sedie, un televisore e, naturalmente, anche l’elemento più costoso: un videoregistratore o un lettore di videocassette. Ma la domanda era talmente grande, che l’investimento veniva recuperato in pochissimi mesi, nonostante la scarsa qualità della proiezione e il prezzo dei “biglietti”. In tutto il Paese, da Mosca a Vladivostok, l’ingresso costava, in media, 1 rublo, mentre i biglietti del cinema costavano da 10 a 50 copeche. Tuttavia, nelle sale regolari era impensabile poter vedere un film d’azione, un horror, un film erotico o una commedia occidentale.

Molletta da bucato sul naso

Come ai tempi del proibizionismo in America, la domanda sfrenata ben presto fece nascere un’intera industria clandestina. Le ultime novità del cinema occidentale arrivavano in Urss in pochissimi giorni. I film venivano tradotti voice over e le cassette venivano poi duplicate e distribuite ai saloni. A causa della scarsa qualità dell’audio, molte persone credevano che, per non farsi riconoscere dalla voce dal Kgb, i traduttori pronunciassero il testo chiudendosi il naso con una molletta da bucato.

Il tecnico del videosalon A. Maslov prepara l’attrezzatura per uno spettacolo, Frunze (oggi Bishkek, capitale del Kirghizistan)

Anni dopo, queste traduzioni monovoce, voice over, create per necessità, diventarono un vero cult. Alcuni traduttori dell’epoca dei “videosalon”, come, ad esempio, Jurij Serbin e Andrej Gavrilov, a tutt’oggi traducono dei film per clienti privati che sono i loro fan. Non si tratta soltanto di nostalgia. Questi traduttori sono apprezzati non solo per il timbro della loro voce, ma anche per la qualità delle loro traduzioni. Furono i traduttori di questa generazione a coniare moltissimi eufemismi per trasporre le battute dei personaggi cinematografici che, se tradotte alla lettera, in russo sarebbero suonate parecchio oscene. Ma a volte era il contrario. L’espressione “You, mortherfucker”) della commedia criminale “Polvere e sangue” (“Blood and Concrete”) del 1991, nella versione autoscale di Andrej Gavrilov è diventata una sequela di parolacce terribile e in seguito un meme.

Cheljabinsk, nella sala di un videosalon in occasione della Festa della Donna, 8 marzo 1988

Inoltre, le traduzioni realizzate in quel periodo costituirono un’ottima scuola di critica cinematografica. In particolare, Aleksej Medvedev, uno dei migliori curatori dei festival del Paese, purtroppo scomparso tempo fa, esordì proprio come traduttore dei film. Successivamente, fu proprio Medvedev a selezionare i film per il Festival cinematografico internazionale di Mosca e per il festival pietroburghese “Message to Man”/“Послание к Человеку”.  

L’impiegata di videosalon Irina Mentshikova al tavolo di distribuzione delle videocassette, 1988

Cult movie

I film più visti nei “saloni video” della fine dell’epoca sovietica erano più o meno gli stessi che piacevano anche al pubblico occidentale: “Il Padrino”, “Terminator” e “Terminator 2” di James Cameron, “Aliens – Scontro finale” (sempre di Cameron), “Alien” di Ridley Scott, “Nightmare – Dal profondo della notte”, ecc. C’erano però anche dei film che, probabilmente, soltanto in Urss diventarono un cult. Per esempio, “The Video Dead” (1987), che negli Usa uscì direttamente in videocassetta, mentre in Urss veniva proiettato come un sequel del classico “La casa” (“The Evil Dead”).

Larisa Belousova, direttrice di una delle prime videoteche del Paese, durante un incontro con gli ospiti, Voronezh, 1986

La commedia “Scuola di polizia” con Steve Guttenberg e “Commando” con Arnold Schwarzenegger furono accolti positivamente anche in America, ma ciò non è nulla in confronto alla popolarità davvero folle che questi film ebbero nei in Unione Sovietica e nei Paesi sorti dopo la sua dissoluzione. Anni dopo, sulla scia di questo successo, l’attore russo Mikhail Porechenkov fece (come regista) un remake non ufficiale di “Commando” dal titolo “ D-Day”. Ovviamente, con lui stesso come protagonista.

Videoregistratori e televisori Panasonic alla Mostra del commercio e dell’industria giapponese. Complesso espositivo di Krasnaja Presnja (quartiere fieristico Expocentre), 1992

Il flusso interminabile dei film occidentali della fine degli anni Ottanta ha influenzato anche il cinema russo. “Podzemelje vedm” (“The Witches Cave” nella versione inglese) di Jurij Moroz è in sostanza una citazione diretta di “Conan il barbaro”. Il cantante Viktor Tsoj, nel film “Igla” (ossia: “Ago”) usa le mosse di Bruce Lee, mentre il personaggio centrale del fantasy “Urod” (ossia “Il Mostro”), interpretato da Nikita Vysotskij, figlio dell’attore, poeta e cantautore Vladimir Vysotskij, è un “superoe” nato trentenne e dotato della capacità di imitare tutto quello che vede. Dopo aver visto la scena di “Commando” in cui Schwarzenegger porta in spalla un tronco d’albero, si trasforma lui stesso in un clone di Arnie e comincia a sterminare i suoi nemici.

Una scena del film “Commando” del 1985, diretto da Mark L. Lester, con Arnold Schwarzenegger come protagonista

All’inizio degli anni Novanta il prezzo dei videoregistratori calò bruscamente. Ormai, praticamente tutte le famiglie ne avevano uno. Con ciò finì l’epoca dei “videosalon”. Cominciava quella del videonoleggio.

LEGGI ANCHE: Quindici oggetti russi che faranno venire un attacco di nostalgia ai ragazzi degli anni Novanta 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

 



Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie