Perché la più ricca città siberiana, Mangazeja, è scomparsa dalla mappa geografica?

Storia
JULIA KHAKIMOVA
All’inizio del XVII secolo, gli inglesi cercarono di penetrare in Siberia. Il Regno Russo lo impedì in maniera drastica. Il prezzo da pagare fu il sacrificio della città commerciale di Mangazeja, visto che l’importante rotta marittima artica fu interrotta per lungo tempo

All’inizio del XVII secolo alla popolazione del regno di Mosca fu vietato di aiutare i “nemtsy” (parola che oggi vuol dire “tedeschi”, ma che all’epoca si usava per tutti gli “stranieri”) nel cercare rotte per la Siberia. La punizione per questo era la “morte cattiva” e la distruzione delle case “al suolo”. È così che Mikhail Romanov (Michele I di Russia), appena salito al trono dopo il Periodo dei Torbidi, agì per non permettere agli stranieri di introdursi in profondità nel Paese.

Il Periodo dei Torbidi in Russia aveva offerto ai Paesi occidentali l’opportunità di arricchirsi a spese della Russia. Durò dal 1598, quando la dinastia Rjurikide finì senza eredi legittimi, al 1613, quando lo zar Michele, il primo della dinastia Romanov, salì al trono. Ma una cosa è impadronirsi dei territori di confine occidentale della Russia, come avevano fatto gli svedesi e i polacchi, e un’altra è cercare di colonizzare le terre nordorientali di un Paese enorme, come volevano fare gli inglesi. 

All’inizio del XVII secolo, gli inglesi erano già attivi nel nord della Russia. Dopo essere apparsi per la prima volta alla foce della Dvina settentrionale nel 1553, nel 1555 avevano fondato la “Compagnia di Mosca”. Un paio di anni dopo aprirono una stazione commerciale a Pomorje (vicino alle rive del Mar Bianco) e nel 1569 ricevettero dallo zar Ivan IV il Terribile l’autorizzazione a condurre un commercio esente da dazi in tutto il Regno Russo. 

Approfittando della preferenza commerciale accordatagli, i mercanti inglesi esportarono in grandi quantità da Arkhangelsk e Kholmogorsk lino, canapa, corde, resina, catrame, sego, legname, pellicce, cera, miele, pelli, cuoio, potassa, olio e caviale. Nel 1611, in pieno Periodo dei Torbidi, intendevano negoziare un trattato con la popolazione locale in termini di sovranità o protettorato. Ma non ne ebbero il tempo. Nel 1613, l’elezione di Mikhail Romanov a zar pose fine al vuoto di potere. Certo, gli inglesi furono fortunati: non avevano ancora iniziato ad attuare il piano. Rimase un segreto e i diplomatici stranieri si salvarono la faccia di fronte a Mosca. 

Ma l’appetito inglese non si limitava al Nord russo. L’obiettivo era quello di penetrare in Siberia.

LEGGI ANCHE: Così gli inglesi volevano prendere il controllo del Nord della Russia 

La rotta verso la Siberia

La Siberia apriva incredibili prospettive commerciali ed economiche. In primo luogo, era una rotta verso l’India e la Cina. In secondo luogo, era di per sé un potenziale centro di commercio estero. In terzo luogo, all’inizio del XVII secolo erano già note le ricchezze naturali del sottosuolo siberiano. Infine, non solo i commercianti, ma anche i missionari religiosi, così come le spie e vari avventurieri avrebbero avuto accesso alle profondità del Regno di Mosca. La penetrazione degli inglesi in Siberia avrebbe causato alla Russia un danno ancora più tangibile che non dare loro concessioni per l’esportazione di merci dal Nord russo. 

Il problema era che era difficile per Mosca rifiutare direttamente le richieste di accesso alla Siberia da parte di Londra: gli inglesi avevano prestato denaro ai russi nel Periodo dei Torbidi e mediato le trattative di pace tra Mikhail Romanov e la Svezia e la Confederazione polacco-lituana. 

Lo zar Michele I dovette temporeggiare per poter raccogliere i fondi necessari a saldare i debiti con gli inglesi, tenendoli al contempo fuori dal Paese. Fu allora che fu vietato mostrare la strada per la Siberia agli stranieri, pena la morte.

Prendere l’iniziativa in Siberia era ora anche nell’interesse di Mosca. Si apriva così la possibilità di controllare tutti i commerci e di riscuotere più attivamente lo jasák (tassa sulle pellicce) dalla popolazione e dai mercanti locali. A questo scopo era necessario stabilire delle roccaforti – ostróg – in Siberia e impedire il possibile aggiramento dei punti doganali. 

Per raggiungere entrambi gli obiettivi, nel 1619 lo zar decise di chiudere completamente il passaggio marittimo di Mangazeja. 

Il sacrificio di Mangazeja

Il passaggio marittimo di Mangazeja era un’importante via commerciale sviluppatasi nel corso del XVI secolo. Iniziava alla foce della Dvina settentrionale, attraversava i mari Bianco, di Barents e di Kara fino alla Baia di Taz e proseguiva lungo il fiume Taz fino alla città di Mangazeja (situata 200 km in linea retta a nord-est dell’attuale Novyj Urengoj). Il percorso comprendeva tratti via terra nella Penisola Jamal, che venivano attraversati con trasporto a strascico. Lungo questa rotta commerciale passavano le massicce esportazioni dalla Siberia di “oro morbido” (“mjagkoe zoloto”), nome usato per la pelliccia, mentre venivano importati cuoio, polvere da sparo, sale, piombo, grano e altri beni. 

Mangazeja nacque a partire da una stazione commerciale dei Pomory, fondata alla fine del XVI secolo. Col tempo ricevette lo status di ostrog (roccaforte militare) e successivamente di posad (insediamento urbano). Nel 1603 vi apparve un “gostinnyj dvor” (sostanzialmente un mercato coperto), un’infrastruttura fondamentale per il commercio all’ingrosso. Inoltre, Mangazeja divenne un centro di raccolta dello jasak (la tassa sulle pellicce) da tutte le popolazioni indigene vicine e lontane.

LEGGI ANCHE: Viaggio alla scoperta dei Pomory, il popolo del nord russo 

Man mano che la città si arricchiva, attirava sempre più l’attenzione di Mosca. Ma, a differenza del fiume Ob e dei suoi affluenti, non era possibile controllare in modo altrettanto capillare la rotta marittima da Pomorje a Mangazeja. E questo comportava perdite per l’erario dovute a dazi non pagati. Inoltre, si temeva fortemente che nel Mar di Kara comparissero navi straniere e che gli stranieri avviassero il commercio e l’espansione economica della Siberia. Pertanto, decisero di tagliare la strada per Mangazeja.

“E la vecchia strada che da Mangazeja porta al fiume Taz, al fiume Zelenaja, al Volok, al fiume Mutnaja, alla Baia di Kara e al grande mare fino alla città di Arkhangelsk e a Pustoozero [una città sul fiume Pechora], si ordina che i commercianti e gli artigiani non la percorrano più, in modo che gli stranieri di Pustoozero e della città di Arkhangelsk non scoprano la strada per Mangazeja e non ci si rechino”, si legge nel decreto dello zar.

Fu permesso di arrivare a Mangazeja solo per via terrestre, attraverso gli Urali. Era una strada molto più lunga e complicata, e quindi non redditizia. 

La chiusura della rotta interruppe completamente i collegamenti marittimi tra Pomorje e la Siberia. Di conseguenza, Mangazeja decadde gradualmente e, dopo l’incendio del 1643, scomparve del tutto dalla carta geografica.

Gli abitanti non vollero ricostruire in un luogo che aveva già perso la sua importanza commerciale e si trasferirono a Enisejsk e Turukhansk, che in seguito fu ribattezzata Novaja Mangazeja. 

Tra storia e leggenda

Nella Russia zarista, le informazioni sulla prima Mangazeja sopravvissero in pochi documenti e leggende popolari. Con il tempo la città si è ricoperta di un alone di leggenda. Le prove concrete dell’esistenza di una ricca città commerciale apparvero solo nel 1946, dopo una spedizione archeologica dell’Istituto di ricerca artica.  

Per due secoli e mezzo solo spedizioni di ricerca percorsero la rotta marittima del Mangazeja. Dal 1877 iniziarono occasionali incursioni di carovane commerciali che trasportavano prodotti agricoli e materie prime dalla Siberia ad Arkhangelsk attraverso il Mar di Kara. Ma in assenza di infrastrutture portuali e di navigazione, solo la metà di esse si concludeva con successo. 

Oggi, la via marittima di Mangazeja è diventata un tratto della Rotta artica. Il rompighiaccio Aleksandr Sibirjakov l’ha attraversata per la prima volta in una  navigazione unica nel 1932, andando da Arkhangelsk allo Stretto di Bering.


LEGGI ANCHE: Qual è la differenza tra “Estremo Nord”, “Nord russo” e “Zapoljarje”? 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: