L’attrice sovietica e russa Irina Skobtseva (1927-2020) nel 1956
V. Kozlov/SputnikLe donne cominciarono a usare in massa il rossetto soltanto all’inizio del XX secolo, quando i tubetti colorati uscirono dai camerini dei teatri per finire nelle borsette delle donne comuni.
Prima della Rivoluzione del 1917, in Russia si producevano in prevalenza sapone, creme e profumi. Le donne non si truccavano quasi, perché il trucco era considerato volgare non solo dalle nobili, ma anche dalle contadine. Anche Aleksandra Fjodorovna, l’ultima imperatrice della Russia, per le sue apparizioni in pubblico usava soltanto un po’ di profumo.
“Krasnyj mak”, ossia “Rosso papavero”, poster disegnato dall’artista Maks Litvak per una marca di rossetti nel 1938
Dominio pubblicoPerché le abitudini cambiarono? All’inizio del XX secolo, l’industria del cinema stava crescendo rapidamente e ben presto si cominciarono a produrre anche dei film a colori (in Urss il primo fu “Grunja Kornakova” nel 1936). Il cinema sovietico aveva delle proprie star, che talvolta “prendevano in prestito” il look di Marlene Dietrich e Greta Garbo, ma interpretavano il ruolo di edificatrici del comunismo.
Ljubov Orlova sul manifesto del film “Tutto il mondo ride” (titolo originale russo: “Vesjolye rebjata”; “Ragazzi allegri”)
Legion MediaLjubov Orlova sul manifesto del film musicale “Volga, volga”
Legion MediaLjubov Orlova sul manifesto del film “Il circo”
Legion MediaLjubov Orlova, Valentina Serova, Ljudmila Gurchenko: tutte queste dive del cinema sovietico fecero del rosso intenso un loro biglietto da visita e furono imitate da milioni di donne che volevano assomigliare alla loro attrice preferita!
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Nella Russia dei Soviet, la produzione di acqua di colonia, mascara e rossetto iniziò presso le aziende “TEZHE” (in russo, ТЭЖЭ — Trest efirno-zhirovykh essentsiy/Trust per la produzione di eteri ed essenze). I prodotti del cartello costavano poco, perché l’Unione Sovietica voleva insegnare ai cittadini a prendersi cura di sé. Il fenomeno “TEZHE” divenne tema di molti scherzi. Una delle canzoni di quel periodo recitava:
“TEZHE sulle labbra,
TEZHE sugli occhi,
TEZHE sulle guance…
E io cosa bacio? Arance?”
Nel dopoguerra la produzione fu affidata a Glavparfjumer: Amministrazione superiore dell’industria dei profumi e dei cosmetici.
Prima di uno spettacolo. Spettatrici si rifanno il trucco nel foyer del Teatro Malyj di Mosca, anni Cinquanta
Anatolij Garanin/SputnikPer i rossetti, gli specialisti crearono 10 tonalità: dall’arancione (color carota) al lampone-viola, con vari gradi di intensità del rosso.
Quel che restava nel tubetto e non era più utilizzabile, poteva essere usato per “rigenerare” il tubetto o per sperimentare con i colori. Con l’aiuto di un fiammifero il resto del rossetto veniva estratto dal tubetto, sciolto dentro un cucchiaio, mescolato e poi ricaricato nel tubetto.
Il più delle volte nei negozi erano in vendita i rossetti delle fabbriche moscovite “Rassvet” e “Svoboda”. Malgrado i nomi “sovietici” (“rassvet” significa “alba” e “svoboda” vuol dire “libertà”), entrambe le fabbriche erano state fondate ancora ai tempi degli zar da imprenditori francesi e furono rinominate dopo la Rivoluzione.
Gjuzel Apanaeva, solista dell’ensemble coreografico statale dell’Urss “Molodoj balet” (“Balletto giovane“) diretto da I.A. Moiseev, 1970
Dmitrij Donskoj/SputnikIl nome “Rassvet” fu dato alla fabbrica “Victoria Regina”, fondata nel 1876 dal francese Emil Baudelot. Il suo prodotto più famoso era la cipria “Zarevna-lebed” (“La principessa dei cigni”), che con lo stesso nome continuò a essere prodotta anche nell’Urss. Ma nel periodo sovietico la fabbrica era conosciuta soprattutto per i suoi rossetti della linea “Elena”, creati in collaborazione con specialisti francesi, che ebbero un grandissimo successo.
I prodotti della fabbrica di cosmetici “Rassvet”, 1992
Aleksej Zhigajlov/TASSLa fabbrica “Svoboda” succedette all’azienda “Alphonse Rallet & Co.”, creata dal francese Alphonse Rallet nel 1843. I rossetti della ditta “Svoboda” erano straordinariamente resistenti e rimuoverli non era facile.
Ragazza con macchina fotografica “Amateur-166”, Leningrado, 1978
Maksim Blokhin/TASSI rossetti di produzione sovietica costavano poco. Per esempio, negli anni Settanta-Ottanta, un rossetto di buona qualità costava 1 rublo e 20 copeche (c’erano naturalmente anche dei prodotti più economici). Per darvi un’idea: lo stipendio medio, all’epoca, era di 170 rubli al mese. Il rossetto polacco costava un po’ di più.
Modella durante una sfilata con un completo giovanile con applicazioni in pelle progettato dagli stilisti della Casa dei Modelli di Kishinev (oggi Chișinău) del Ministero dell’Industria Leggera della Repubblica Socialista Sovietica Moldava, 1987
Mikhail Potirnike, Albert Simanovskij/TASSI cosmetici francesi si vendevano a prezzi che potevano raggiungere anche 35-40 rubli. Si capisce che soltanto poche donne potevano permettersi questi prodotti, ma quando una donna riusciva a procurarsi l’ambito rossetto francese, si sentiva una regina.
Svetlana Runova (a destra), studentessa dell’Istituto Poligrafico di Mosca (ora Istituto Poligrafico ed editoriale “Ivan Fedorov” di Mosca), con le sue amiche, 1990
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