Com’era il primo film a colori del cinema sovietico, girato nel 1936?

Dominio pubblico; Nikolaj Eck/Mezhrabpomfilm, 1936
“Grunja Kornakova”, che raccontava della lotta rivoluzionaria delle donne in una fabbrica di porcellana, era impregnato di ideologia socialista. Eppure, pochi anni dopo, il regista, Nikolaj Ekk, finì in disgrazia

“La corazzata Potemkin” (in russo: “Бронено́сец «Потёмкин»”), realizzato nel 1925, fu il primo film dove comparve qualcosa di diverso dal bianco e nero. Era una bandiera color rosso intenso, che il regista Sergej Eizenshtein dipinse personalmente sulla pellicola con un pennello. Ma il primo lungometraggio sovietico, completamente a colori, uscì sugli schermi sovietici solo 11 anni dopo. E fu “Grunja Kornakova” (“Груня Корнакова”), noto anche come “Solovej-Solovushko” (“Соловей-Соловушко”) di Nikolai Ekk (1902-1976), un film su una rivolta di lavoratori nella Russia pre-rivoluzionaria.

Resistenza per mezzo di piatti

Nikolaj Ekk era un allievo di Vsevolod Mejerkhold, l’innovativo drammaturgo sovietico, ma in seguito passò dal palcoscenico teatrale al set cinematografico. Dopo aver realizzato nel 1931 il primo film sonoro sovietico, “Il cammino verso la vita”, fu percepito nell’ambiente in modo serio e definito il principale sperimentatore del cinema.

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Cinque anni dopo, Ekk realizzò un altro record, girando il primo film a colori sovietico. La prima proiezione del film ebbe luogo l’11 giugno 1936 al Khudozhestvennyj, il più importante cinema di Mosca.

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Secondo la trama, nell’incendio doloso in uno dei reparti della fabbrica di porcellana, muore  il padre di Grunja Kornakova, un’operaia della fabbrica. Grunja viene a sapere che l’incendio è stato deliberatamente appiccato dal proprietario della fabbrica, che ne voleva incolpare i lavoratori e ottenere da loro un grosso pagamento di compensazione. La ragazza incita gli operai alla lotta rivoluzionaria… In una delle scene, le operaie letteralmente massacrano i poliziotti coi piatti di maiolica, ignorando gli spari (per le riprese di questo episodio si dovettero rompere circa 1.500 piatti!).

Il film fu girato in una vera fabbrica di porcellana, nel villaggio di Kuznetsovo, nella regione di Tver. Il ruolo principale dell’operaia Grunja fu recitato da Valentina Ivashova, la moglie del regista, e gli operai furono interpretati dai veri operai della fabbrica.

Regista scomunicato 

Girare una pellicola a colori in quei tempi era un lavoro molto faticoso. Per padroneggiare la tecnologia, Nikolaj Ekk, prima di “Grunja”, girò un cortometraggio sperimentale “Il carnevale dei fiori” (“Карнавал цветов”), dove fece pratica con il colore.

L’ulteriore destino del regista-sperimentatore fu piuttosto tragico. Dopo “Grunja Kornakova”, nel 1938 riuscì a realizzare un altro film a colori, “Sorochinskaja jarmarka” (“Сорочинская ярмарка”; ossia “La fiera di Sorochyntsi”) per poi cadere in disgrazia. Il suo maestro, il regista Vsevolod Mejerkhold, fu dichiarato “nemico del popolo”, ma Nikolaj Ekk si rifiutò di testimoniare contro di lui. Per questo Ekk fu rimosso dalla regia. Anche se il motivo ufficiale era diverso: per aver fallito il piano di riprese di un film sulla resistenza cecoslovacca ed aver dimostrato “indisciplinatezza” e un “basso livello ideologico del girato”.

Il suo ritorno dietro la macchina da presa avvenne solo nell’era del “Disgelo”, dopo la morte di Stalin. Ma realizzò solo un telefilm e un cortometraggio nel 1962 e 1963 e, visto che non aveva perso la passione per le innovazioni tecnologiche, il primo “stereofilm” (ossia film in 3D senza occhialini) sovietico: “Chelovek v zeljonaj perchathe” (“Человек в зелёной перчатке”; ossia “L’uomo con il guanto verde”), nel 1967.

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