Olga Spesivtseva (all’estero detta anche Spessiva per semplificare il cognome) nel “Lago dei cigni” nel ruolo di Odette, 1934
Lipnitzki, Parigi; Mitchell Library, State Library of New South WalesÈ il marzo del 1919. La Guerra civile imperversa in tutta la Russia, ma all’interno del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo regna un silenzio surreale. Il sipario si alza e appare un’esile figura immersa in una luce soffusa: è la ballerina Olga Spessivtseva, che sta per debuttare nel balletto “Giselle”.
Quando inizia la musica, Olga si mette in moto, e ogni suo movimento è una dimostrazione di grazia ed emozione. Incarna il personaggio di Giselle in modo così convincente che i critici affermano di assistere a un’estensione della sua stessa esistenza. Sono incantati, incapaci di staccare gli occhi dalla performance che avrebbe fissato lo standard per tutte le future Giselle.
Olga Spesivtseva nella “Giselle”, circa 1910
Roger Viollet/Getty ImagesQuesto spettacolo avvincente è stato solo uno dei tanti momenti clou della vita di Olga Spessivtseva (1895-1991), una delle più grandi ballerine del XX secolo. Nata in un piccolo villaggio vicino a Rostov sul Don, nella Russia meridionale, il viaggio di Olga verso i palcoscenici mondiali fu segnato da difficoltà, talento straordinario, fama mondiale e, infine, da una discesa nella povertà e nell’oblio, accompagnati da problemi mentali.
Il padre di Olga, un attore teatrale di provincia, era morto quando lei aveva solo sei anni. La madre, che si trovò ad affrontare molte difficoltà, dovette faticare per sfamare cinque figli e, alla fine, mandò Olga in un orfanotrofio di San Pietroburgo.
Olga Spesivtseva, 1915
Biblioteca del Congresso degli Stati UnitiQuattro anni dopo, all’età di 10 anni, Olga fu ammessa alla Scuola Imperiale di Balletto, grazie al talento naturale che aveva dimostrato. Sotto l’occhio di insegnanti influenti, come Agrippina Vaganova, Olga affinò le sue capacità, mostrando una grazia naturale e una rara capacità di trasmettere emozioni attraverso il linguaggio del corpo.
L’ascesa di Olga alla celebrità fu fulminea. Nel 1913, all’età di 18 anni, entrò a far parte del Balletto Imperiale Russo (in seguito noto come Balletto Kirov) e si fece rapidamente notare per la sua tecnica eccezionale e la sua capacità espressiva. Il primo vero successo di Olga arrivò nel maggio 1916, quando danzò il “Regno delle ombre” e il ruolo di Nikija ne “La Bayadère” di Marius Petipa.
“La bellezza dei suoi arabeschi rivaleggiava con [una delle più famose ballerine di tutti i tempi, Anna] Pavlova; ogni posa era misurata e ferma”, disse Akim Volinskij, il più famoso critico dell’epoca. Successivamente, Olga avrebbe voluto assumere il ruolo di Giselle, ma Anna Pavlova e Tamara Karsavina erano considerate le ballerine di ruolo. Per affinare i dettagli della sua caratterizzazione, Olga visitò un istituto psichiatrico per studiare il comportamento e le espressioni dei pazient (il personaggio di Giselle impazzisce e muore per il dolore).
Olga Spesivtseva nel ruolo della Principessa Aspicia nel balletto “La figlia del faraone”, 1923-1924
SputnikIl suo debutto in “Giselle” nel marzo 1919 fu un grande successo. “La leggerezza della sua elevazione era quasi inconcepibile e ha superato i limiti dell’arte”, scrisse il critico Valerij Bogdanov-Berezovskij.
“La sua interpretazione di Giselle era insuperabile per qualsiasi attrice vivente; dopo di lei nessuna le poteva essere paragonata quanto a bravura e interpretazione drammatica”, ha ricordato la ballerina Vera Nemchinova in una lettera del maggio 1960. “Tutto era così facile per lei e non ho mai visto nessuna interprete che potesse esserle paragonata“.
Nel 1916, mentre infuriava la Prima Guerra Mondiale, ma gli Stati Uniti non erano ancora scesi in campo, il grande impresario teatrale russo Sergej Diagilev invitò Olga a fare una tournée in America con i suoi “Ballets Russes”. Lei danzò a New York con il brillante Vaclav Nizhinskij in “Le Spectre de la Rose” e “Les Sylphides”.
Olga Spesivtseva e Serge Lifar in una produzione di “Renard” della compagnia del Balletto Djagilev
Sasha/Hulton Archive/Getty ImagesIl suo primo grande successo internazionale, tuttavia, arrivò quando andò con Djagilev a Londra nel 1921 e a Buenos Aires nel 1923, dove danzò al Teatro Colón. Durante la tournée a Londra, danzò ne “La bella addormentata” di Marius Petipa, musicata da Chajkovskij. Quando ballava all’estero, veniva spesso chiamata Olga Spessiva, perché il suo cognome era lungo e difficile da pronunciare.
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Tornata in Russia, con l’ascesa del potere sovietico, Olga si avvicinò a un funzionario bolscevico di nome Boris Kaplun (secondo alcuni era un ufficiale della Cheka, la polizia segreta), che la aiutò a lasciare l’Urss nel 1924. A quel tempo era sempre più difficile lasciare il Paese, poiché i cittadini avevano bisogno di un visto di uscita, praticamente impossibile da ottenere.
Una volta all’estero, Olga si unì alla tournée europea dei “Ballets Russes”. La prima tappa fu Parigi, l’epicentro del mondo del balletto. Come prima ballerina, Olga danzò ne “Il lago dei cigni“, “Esmeralda” e “La figlia del faraone”. Le sue performance in “Les Sylphides” e “La bella addormentata” hanno affascinato il pubblico. I critici parigini la acclamarono come incarnazione della grazia e dell’eleganza.
Olga Spesivtseva e Anton Dolin nella “Giselle”. Londra, 1932
New York Public LibraryDjagilev disse di lei: “Il mio stupore fu illimitato quando incontrai la Spessivtseva, una creatura ancor più fine e più pura della Pavlova”.
Nel corso della sua carriera, Olga lavorò con i più rinomati coreografi e ballerini del suo tempo. La sua collaborazione con il leggendario maestro di balletto Michel Fokine ha prodotto interpretazioni memorabili di classici del balletto, come “Les Sylphides”. La sua chimica con acclamati ballerini maschi, tra cui Léonide Massine e Serge Lifar, ha aggiunto profondità e intensità alle loro performance, rendendoli a loro volta forze artistiche da non sottovalutare.
Negli anni Venti e negli anni Trenta, la stella di Olga continuò a brillare grazie alla sua abilità tecnica e alla sua grazia naturale. I colleghi spesso sottolineavano che era una grande lavoratrice e una perfezionista. Nel 1927, il maestro di balletto George Balanchine ideò il balletto “La Chatte” appositamente per lei. Le interpretazioni di Olga erano caratterizzate da una squisita musicalità e da una rara capacità di evocare emozioni profonde attraverso la danza.
Quando Djagilev morì nel 1929, i suoi “Ballet Russes” si sciolsero. Nel 1932, Olga entrò a far parte del neonato “Ballet Russe de Monte Carlo”, dove assunse ruoli passati alla storia come Odette/Odile nel “Lago dei cigni” e, naturalmente, il ruolo principale in “Giselle”.
“Era una ragazza sensibile e tranquilla; era sempre puntuale e non faceva mai capricci; era molto legata alla madre che l’accompagnava ovunque”, ricordava la ballerina Romola Nizhinskij in una lettera del maggio 1960. Romola era la moglie del leggendario Vaclav Nizhinskij. “Mio marito era convinto di aver trovato in Olga una ballerina dello stesso calibro della Pavlova”.
Il lavoro di Olga la portò anche a contatto con altri grandi personaggi della cultura russa, come il famoso artista e scenografo Leon Bakst. “Nel 1921, a Londra, ho incontrato personalmente [Bakst] e ho danzato ’La Bella Addormentata’, allestita con le scenografie e i costumi di Bakst. Nel 1924, [Bakst] lavorava a Parigi all’Opera. Parlò di me al direttore e, grazie al suo interessamento, firmai un contratto e danzai nella ‘Giselle’’’, ricordava Olga in una lettera a un amico.
Nell’autunno del 1934, mentre danzava in Australia, Olga ebbe il suo primo crollo psichico, e iniziò a sospettare che gli altri ballerini fossero spie che cercavano di avvelenarla. Nel 1939 fece il suo spettacolo d’addio al Teatro Colón di Buenos Aires e, nello stesso anno, si trasferì negli Stati Uniti, dove iniziò a insegnare alla Ballet Theatre Foundation di New York.
Olga Spesivtseva a Sydney, 1934
Sam Hood/State Library of New South WalesNel 1941, il suo partner sentimentale, il ricco uomo d’affari americano Leonard G. Braun, morì improvvisamente e le allucinazioni di Olga si intensificarono e furono difficili da nascondere al pubblico; si nascose in una stanza d’albergo a New York, gridando che le spie erano tornate e che l’avrebbero avvelenata.
Tutta sola in America, alla fine del 1941 Olga fu internata come paziente a carico del servizio pubblico in un manicomio a nord di Manhattan. “La signora Spessiva non ha parenti in questo Paese e non è abbastanza razionale per parlare in modo intelligente di se stessa e del suo passato”, scrisse nel novembre 1949 l’avvocato newyorkese Edmond Mann, che la rappresentava. “A volte si rende conto di essere stata una grande star. Ma a causa dei suoi deliri e delle sue allucinazioni, mostra scarso interesse per ciò che la circonda ed è portata a trascurare i suoi bisogni personali e il suo aspetto”.
“Sono andato a trovarla molte volte… era uno spettacolo straziante… un’altra grande ballerina la cui carriera si era tragicamente interrotta. Olga, oggi, è dimenticata dal mondo, pochi amanti del balletto la ricordano”, scriveva Romala Nizhiinskij nel 1960.
Il ricovero in manicomio tormentò Olga, che in quel periodo divenne una fervente fedele ortodossa russa. I documenti conservati presso la New York Public Library indicano che fu tenuta lì contro la sua volontà. La sua famiglia a Leningrado (oggi San Pietroburgo) e il Consolato sovietico cercarono di farla dimettere e tornare in Russia.
La busta di una lettera spedita da Leningrado negli Stati Uniti dalla sorella di Olga
New York Public Library“È determinata a tornare in Russia, a Leningrado, che non è esattamente la San Pietroburgo della sua infanzia. Dopo vent’anni di esilio, ha nostalgia della sua famiglia, di sua sorella e di suo fratello, del popolo russo. Ha 67 anni. Vuole andare [in Russia] a morire”, scrisse l’amico intimo di Olga, Dale Fern, in una lettera alla First Lady Jacqueline Kennedy nel luglio 1962.
Olga Spesivtseva e Aleksandra Tolstoj, figlia di Lev Tolstoj, a New York, 1964
Alan Raia/Newsday RM/Getty ImagesAlla fine del 1963, Olga fu dimessa dal manicomio, dopo essersi ripresa grazie a nuovi farmaci. Ma, invece di esaudire il suo desiderio di tornare in Russia, la comunità di emigrati locale, fortemente antisovietica, fece in modo di affidarla alle cure della Fondazione Tolstoj a Valley Cottage, New York.
Questa istituzione era stata fondata nel 1939 da Aleksandra Tolstaja, la figlia più giovane del grande scrittore, per assistere i rifugiati russi e dare una casa agli emigrati anziani che rischiavano l’indigenza. Olga trascorse il resto della sua vita alla Fondazione, dove morì nel 1991 all’età di 96 anni. È sepolta nel cimitero russo ortodosso di Novo-Diveevo a Nanuet, New York.
Olga Spesivtseva conversa con Anton Dolin
John Hall/youtube.comNel gennaio del 1997, il Teatro Boris Eifman di San Pietroburgo ha messo in scena “Giselle rossa”, la storia angosciosa di una ballerina coinvolta nel dramma della Russia rivoluzionaria e delle sue conseguenze. La vita di Olga Spessivtseva è stata fonte di ispirazione per Eifman.
Scena dalla “Giselle rossa” di Boris Eifman, 2004
Dmitrij Korobeinikov/Sputnik[L’autore ringrazia la New York Public Library per aver concesso l’accesso agli archivi di Dale Fern e Olga Spessivtseva].
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