Così l’Unione Sovietica vinse la Seconda guerra mondiale

Vladimir Grebnev/Sputnik
Per il successo nel più terribile conflitto armato della storia dell’umanità, l’Urss dovette pagare un prezzo elevatissimo. Morirono più di 27 milioni dei suoi abitanti, e le vaste distese dal Baltico al Mar Nero furono letteralmente bruciate

La Germania nazista riuscì a coinvolgere nella lotta contro l’Unione Sovietica risorse umane e materiali da quasi tutta l’Europa. Insieme alla Wehrmacht, contro l’Armata Rossa combattevano truppe italiane, romene, ungheresi e finlandesi, e contingenti militari provenienti da Spagna, Slovacchia e Croazia, nonché volontari provenienti dai territori occupati: Francia, Paesi del Benelux e Scandinavia.

Comandanti dei carristi e dei granatieri dell’Heeresgruppe Mitte (il “Gruppo d’armate Centro” tedesco) coordinano l’attacco nel distretto di Volokolamsk, durante la Battaglia di Mosca, combattuta tra l’ottobre del 1941 e il gennaio del 1942, e vinta dai sovietici

Durante la guerra l’Urss si trovò  più volte sull’orlo del disastro militare. Nell’autunno del 1941 i tedeschi erano alle porte di Mosca, nell’estate del 1942 erano a un passo dal privare quasi completamente il Paese del petrolio che è il “sangue della guerra”.

Solo dopo il trionfo nella battaglia di Stalingrado, l’Unione Sovietica poté respirare con più calma. Tuttavia, dovette affrontare altri due anni e mezzo di guerra sanguinosa.

Difesa di Mosca. Batteria antiaerea sovietica nei pressi del Parco “Gorkij”

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Ma come l’Armata Rossa raggiunse la sua brillante vittoria? Quali dure lezioni dovette imparare lungo il percorso? Quali  battaglie fondamentali si svolsero sul territorio dell’Urss, dell’Europa orientale, meridionale e centrale, e come esse venivano viste dai capi militari di alto rango e dai soldati semplici delle parti in guerra?

1941: La catastrofe delle truppe sovietiche e il fallimento della guerra lampo tedesca

Il 22 giugno 1941, alle 4 del mattino, le truppe naziste tedesche invasero il territorio dell’Unione Sovietica nell’ambito dell’Operazione Barbarossa, sviluppando un’offensiva in direzione delle tre principali città del Paese: Mosca, Leningrado e Kiev. Il nemico riuscì a realizzare una sorpresa operativa e tattica quasi completa nella sua offensiva.

Battaglia di Rzhev (combattura tra gennaio e febbraio del 1942). Una donna piange sulle rovine del suo villaggio natale, bruciato dai nazisti nel corso delle operazioni belliche

I problemi disastrosi con la disponibilità di comunicazioni radio tra le truppe, la scarsa organizzazione del lavoro dei quartier generali e del comando delle truppe, la scarsa coerenza delle unità, la loro mancanza di esperienza di combattimento e gli errori del comando sovietico portarono a gravi sconfitte dell’Armata Rossa.

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Nonostante la feroce resistenza delle truppe sovietiche, la Wehrmacht avanzava in modo implacabile:  il 24 giugno fu presa Vilnius, il 28 giugno cadde Minsk,  il 1º luglio i tedeschi conquistarono Riga, l’8 settembre si chiuse l’anello di assedio attorno a Leningrado e il 15 dello stesso mese si formò una grande “sacca” intorno a Kiev. Sembrava che nulla impedisse ai tedeschi di prendere Mosca, ma alla periferia della capitale li attendeva un fiasco totale.

Cannoni d’assalto avanzano verso il centro della città, ottobre 1942

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1942: L’Urss sull’orlo della sconfitta

A seguito dell’improvvisa controffensiva su larga scala delle truppe sovietiche nei pressi di Mosca, il nemico sbalordito fu respinto ad alcune centinaia di chilometri dalla città. La dirigenza politica del Paese decise che fosse giunto il momento di prendere nelle proprie mani l’iniziativa nella guerra. Tuttavia, come dimostrarono gli avvenimenti successivi, era ancora troppo presto per dare per vinti i tedeschi.

Lanciarazzi a lancio multiplo (“Katyusha”) sparano sul nemico durante la battaglia di Stalingrado, ottobre 1942

Nell’inverno-primavera del 1942, l’Armata Rossa cercò di passare all’offensiva lungo l’intera estensione del fronte, ma, avendo disperso le sue forze, ottenne solo un successo limitato. Nonostante i tedeschi fossero parzialmente costretti a lasciare le loro posizioni, mantennero un’importante testa di ponte nella regione di Rzhev, dalla quale la Wehrmacht poteva ancora minacciare Mosca, respinsero i tentativi di liberare Leningrado dall’assedio e mantennero la maggior parte della penisola di Crimea.

Battaglia di Kursk (5-16 luglio 1943). Attacco delle formazioni della 5ª Armata di carri armati delle guardie nell’area di Prokhorovka

L’offensiva di maggio nella zona di Kharkov si concluse con un disastro per l’Urss: circa 200 mila soldati sovietici finirono nella “sacca”. In gran parte a causa di questa sconfitta, la speranza tedesca di una “guerra lampo” si rianimò nel Sud del Paese, con la Wehrmacht che si precipitò rapidamente verso il Volga, quasi privò l’Unione Sovietica della maggior parte dei suoi giacimenti petroliferi, ma fu poi trascinata nella sanguinosa battaglia di Stalingrado

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1943: La grande svolta

Nel corso della battaglia di Stalingrado, l’Armata Rossa riuscì a trasformare una possibile disfatta in una brillante vittoria. Non solo annientò un grande raggruppamento tedesco, ma anche sconfisse gli alleati dei tedeschi: italiani, romeni e ungheresi.

L’Offensiva strategica del Donbass condotta dall‘Armata Rossa (13 agosto-2 settembre 1943). Le truppe del fronte sudoccidentale passarono all'offensiva e, con l'appoggio del fronte meridionale, sfondarono le difese tedesche

Spinti dalle truppe sovietiche, i tedeschi si ritirarono dalle rive del Volga e dal Caucaso (abbandonando per sempre il sogno di avere il petrolio sovietico) e lasciarono il saliente di Rzhev, smettendo finalmente di minacciare  Mosca. Inoltre, approfittando della situazione, l’Armata Rossa  finalmente sfondò l’assedio di Leningrado.

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Dopo che in primavera il fronte sovietico-tedesco si fu stabilizzato, le parti iniziarono a prepararsi per una battaglia decisiva nella regione di Kursk. L’operazione offensiva Cittadella intrapresa in estate da quelle parti  fu l’ultimo tentativo di Hitler di riprendere l’iniziativa nella guerra sul fronte orientale. Ma l’Armata Rossa ottenne un’importantissima vittoria nella battaglia di Kursk e, all’inseguimento del nemico sconfitto, si precipitò a ovest, liberando il proprio territorio dagli invasori.

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1944: La guerra lampo alla sovietica

Dopo il trionfo di Kursk, le truppe sovietiche diventarono inarrestabili. All’inizio del 1944, ruppero definitivamente l’assedio di Leningrado, entro la primavera completarono la liberazione della Crimea e di quasi tutta l’Ucraina sulla riva destra del Dnepr. Il 26 marzo, i soldati dell’Armata Rossa arrivarono al confine di stato dell’Urss con la Romania.

Gli abitanti di Praga salutano con gioia i soldati sovietici liberatori, guidati dal maresciallo Ivan Konev

Nell’estate del 1944, l’Armata Rossa dimostrò alla Wehrmacht di aver imparato bene le amare lezioni del 1941 e di poter ora utilizzare efficacemente la stessa strategia di guerra lampo. Il 23 giugno, praticamente tre anni dopo l’inizio dell’invasione tedesca dell’Urss, iniziò l’operazione offensiva Bielorussa, conosciuta anche come Operazione Bagration.

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In soli due mesi, l’Armata Rossa avanzò rapidamente di 550-600 km verso Ovest, distruggendo 17 divisioni tedesche e liberando l’intero territorio della Bielorussia e una parte significativa della Polonia orientale. Le perdite totali tedesche ammontarono a circa mezzo milione di soldati.

Le truppe sovietiche iniziarono a liberare l’Europa dell’Est e 57 mila soldati e ufficiali tedeschi catturati furono fatti marciare per le strade di Mosca. Dopo il loro passaggio il percorso fu simbolicamente disinfettato dai camion del lavaggio strade.

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1945: Nel “covo della belva nazista”

L’inizio dell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale l’Armata Rossa lo visse conducendo dure battaglie urbane a Budapest e preparandosi alla liberazione di Varsavia e all’offensiva nella Prussia orientale. Essendo parecchio malconcio, nel 1944 il nemico manteneva ancora relativamente elevata la sua efficienza combattiva. Nonostante la perdita delle regioni industriali chiave e di tutti gli alleati (tranne gli ungheresi), i tedeschi erano pronti a combattere fino alla fine.

Aerei da attacco sovietici Iljushin Il-2 “Shturmovik” in azione nei cieli sopra Berlino, aprile 1945

All’inizio di febbraio, durante l’operazione Vistola-Oder, le truppe del 1º Fronte bielorusso comandate dal maresciallo Georgij Zhukov, erano ormai in vista di Berlino: mancavano solo 70 km al centro capitale del Terzo Reich. Mentre erano in corso i preparativi per l’attacco decisivo alla città, i tedeschi intrapresero l’ultima grande offensiva della guerra.

A marzo del 1945 circa 400 mila soldati tedeschi e ungheresi presero parte all’operazione Risveglio di Primavera nella zona dei laghi di Balaton e Velence, ma riuscirono a incunearsi  nelle difese sovietiche solo per poche decine di chilometri. Dopo il fallimento dell’offensiva tedesca, per l’Armata Rossa si aprì la strada per Vienna, che fu liberata il 13 aprile.

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Una colonna di soldati tedeschi fatti prigionieri dai sovietici sfila vicino alla Porta di Brandeburgo il 2 maggio 1945, nel corso della Battaglia di Berlino (16 aprile-8 maggio 1945)

Tre giorni dopo iniziava la battaglia di Berlino, che non fu l’ultima per l’Armata Rossa, visto che fu poi necessario liberare Praga e anche una parte del territorio sovietico, dato che in Lettonia erano ancora presenti grandi contingenti tedeschi.

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