Deng Xiaoping, come e perché il futuro “architetto” della riforma economica cinese visse a Mosca?

Storia
GEORGY MANAEV
Scopriamo cosa mangiava, come si vestiva e che cosa studiava nella capitale dell’Unione Sovietica questo giovane comunista che, in seguito, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella storia

L’8 gennaio 1926 la polizia francese fece irruzione nel dormitorio degli operai dello stabilimento “Renault” di Parigi. Cercava un cinese che propagandava il comunismo tra i suoi colleghi di lavoro. Le autorità francesi volevano espellere dal Paese il sospetto, un certo Deng Xiaoping, classe 1904, ma quando la polizia arrivò, il comunista cinese era già in viaggio per la Russia. 

Deng Xiaoping (e con lui altri 17 comunisti cinesi) fu mandato a Mosca dall’Ufficio europeo del Partito comunista cinese per studiare l’esperienza comunista dei bolscevichi. Arrivato a Mosca il 17 gennaio, Deng fu alloggiato al… Monastero Strastnoj (della Passione) nel centro della città (dove oggi s’erge il più famoso monumento al poeta Aleksandr Pushkin), e che all’epoca era sede dell’Università comunista dei lavoratori dell’Oriente, quella alla quale Deng Xiaoping fu inizialmente destinato.

Come e dove vivevano gli studenti cinesi a Mosca

Già una settimana dopo il suo arrivo a Mosca, Deng Xiaoping fu iscritto all’Università dei lavoratori cinesi, intitolata a Sun Yat-sen. L’Università occupava l’edificio del Ginnasio N.1, uno storico liceo di Mosca. L’edificio dell’Università, ubicato al civico 16 di via Volkhonka, era letteralmente oscurato dall’adiacente, altissima, Cattedrale di Cristo Salvatore (quella originale, demolita nel 1931). C’è da notare che il rettore dell’Università era Karl Radek, collaboratore di Lenin e Trotskij, e uno dei fondatori dello Stato sovietico.

Il 29 gennaio 1926 il compagno Deng ricevette la sua tessera studentesca N. UTK #233 e un “corredo” che includeva un vestito, un cappotto, un paio di scarpe, una camicia, un asciugamano, una spugna per lavarsi, alcuni fazzoletti, un pettine, una saponetta, una spazzola per scarpe, uno spazzolino da denti e una scatola di dentifricio in polvere. Gli accessori come copricapi e cravatte, che nella Mosca degli anni Venti erano un must, gli studenti dovevano invece procurarseli da soli. 

Il comunista cinese Sheng Zhongliang, anch’egli studente dell’Università Sun Yat-sen negli anni Venti, in seguito ricordò: “…cercavamo di seguire la moda corrente. Di solito si indossavano giacche con abbottonatura alta, come quelle di Lenin, o camicie ucraine di colore blu con bottoni a sinistra, sebbene avessimo anche dei vestiti europei. D’inverno, quando faceva terribilmente freddo, ci fornivano un cappotto invernale e un colbacco. Ci davano inoltre scarpe per la stagione della neve e della pioggia, e sandali per l’estate”.

Gli studenti dormivano in diverse Case dello studente, che si trovavano quasi tutte nel centro di Mosca e occupavano palazzi che prima erano dell’aristocrazia. Pur essendo nel centro, per raggiungere l’università si dovevano comunque usare i mezzi pubblici, ma la tessera studentesca era valida soltanto fino alle 8 di mattina, quando cominciavano le lezioni. Dopo quest’ora, chi dormiva troppo, doveva andare a piedi. Di sera, tornare a piedi, attraversando il centro di Mosca immerso nel buio, era pericoloso: la Guerra civile era finita da poco e la città pullulava di banditi e prostitute, pertanto, come ricordava Sheng Zhongliang, “cercavamo di spostarci a gruppi per minimizzare il rischio di essere rapinati”.

Gli studenti ricevevano tre pasti al giorno che erano “abbondanti e di ottima qualità. A colazione, per esempio, ci davano uova, pane e burro, latte, salame, tè, talvolta anche il caviale. Penso che anche i ricchi non abbiano mai ricevuto una colazione più abbondante della nostra. Quando, infine, ci siamo stancati di mangiare il cibo russo, loro si sono affrettati a venirci incontro, invitando un cuoco cinese”.

Che cosa studiò Deng Xiaoping a Mosca?

Le discipline che si insegnavano all’Università cinese erano “lingua russa, storia dell’evoluzione delle forme sociali (materialismo dialettico), storia del movimento rivoluzionario cinese e dei movimenti rivoluzionari in Occidente e in Oriente, storia del Partito comunista sovietico, geografia economica, economia politica, scienze militari e giornalismo”. Otto ore di lezioni al giorno, sei giorni a settimana. Le lezioni per gli studenti cinesi erano in lingua russa con traduzione in cinese. Per un totale di circa 500 studenti, c’erano più di 150 docenti, specialisti e traduttori. 

All’atto di iscrizione, Deng Xiaoping presentò una breve autobiografia in cui spiegava perché per lui fosse importante studiare a Mosca. “Noi, giovani dell’Oriente, aspiriamo con tutte le forze alla liberazione, ma ci è difficile sistematizzare i nostri pensieri e le nostre azioni… Sono quindi venuto in Russia, innanzitutto, per imparare a rispettare in maniera ferrea la disciplina e ricevere il battesimo comunista, per poi, su queste basi, orientare totalmente in chiave comunista le mie idee e le mie azioni”.

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Intanto, nell’estate del 1926, a Mosca giungeva Feng Yuxiang, futuro maresciallo cinese, che si fermò nella capitale sovietica per tre mesi. Con il governo di Mosca, Feng Yuxiang raggiunse un accordo che prevedeva lo stanziamento di moderati aiuti e l’invio di alcuni consiglieri. I sovietici decisero che nel gruppo dei consiglieri conveniva includere anche i migliori studenti dell’Università dei lavoratori cinesi, di cui uno era, appunto, Deng Xiaoping, che dovette così interrompere gli studi.

Il 12 gennaio 1927, quando mancavano solo cinque giorni alla fine del suo primo anno di permanenza a Mosca, Deng Xioping fu escluso dalla lista degli studenti e lo stesso giorno partì per la Cina. La nota di referenza, rilasciata dall’Università, caratterizzava Deng Xiaoping in modo seguente: “Molto attivo ed energico, uno dei migliori organizzatori. Disciplinato e paziente. Uno dei più bravi studenti. Ottima preparazione”. Rientrando in Cina, Deng andava incontro a una rivoluzione. Quella di Mosca era stata per lui la “scuola di comunismo”.


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