I cinque balli più fastosi organizzati nella storia dagli zar russi

Storia
ANNA POPOVA
La corte imperiale amava divertirsi e si impegnava nell’organizzazione di feste con giochi a sorpresa, scambio di abiti tra uomini e donne, sollazzi vari e, naturalmente, danze infinite. E queste occasioni mondane, di cui si parlava in tutta Europa, potevano anche fungere da “vendetta” diplomatica

Ballo con scambio di genere

L’imperatrice Elisabetta, degna figlia di suo padre Pietro I (il Grande), la passione del divertimento l’aveva nel sangue: i suoi balli in maschera erano famosi in tutta Europa. Agli invitati, però, questi divertimenti costavano parecchi soldi. In primo luogo, per ogni ballo bisognava preparare un costume nuovo, perché l’abito veniva marcato con un apposito timbro per evitare che potesse essere riusato. In secondo luogo, bisognava essere molto attenti al proprio look. Se Elisabetta vedeva delle cose che non erano di suo gradimento, interveniva subito e con determinazione: con un paio di forbici staccava  decorazioni secondo lei inappropriate dal vestito dell’ospite o “strane” ciocche di capelli dalla sua testa. L’imperatrice stessa, per quel che riguarda il vestirsi, non aveva alcun problema, con il suo guardaroba di 15 mila capi, durante la festa poteva cambiare vestito più volte. Nel 1744 Elisabetta organizzò un “ballo con metamorfosi”. Gli uomini dovevano vestirsi da donna “à la française”, cioè abito con panier e parrucca incipriata sulla testa, mentre le donne dovevano mettersi un caffettano (tunica) da uomo stretto, con pantaloni e calze bianche. Le maschere erano vietate, perché tutti dovevano vedere quanto era ridicola la persona. Questa “metamorfosi” giovò soltanto a Elisabetta stessa: gli abiti maschili le donavano moltissimo. Tutti gli altri erano più arrabbiati che divertiti.

Ballo di Azor “l’africano”

Anche Caterina II (la Grande) adorava i balli in maschera. Nell’autunno del 1790 l’imperatrice ordinò di confezionare un centinaio di abiti da uomo e da donna in stile “egiziano”. Nelle sale riservate al ballo vennero sistemati dei banchi, dove questi vestiti si potevano acquistare. Gli ospiti dovevano quindi spendere di tasca propria o addirittura chiedere un prestito per comprare un costume da ballo: ovviamente anche in questo caso con inversione di genere: gli uomini un costume da donna, e le donne uno da uomo. Dopo un primo imbarazzo, tutti si misero a ballare, alla fine gli ospiti tornavano a casa senza rimettersi il loro abito usuale.

Talvolta le feste mascherate di Caterina II erano ispirate dalle favole. Per esempio, quando nacque il suo primo e prediletto nipote Alessandro, l’imperatrice organizzò la “festa di Azor, nobiluomo africano”. Le sale vennero decorate con delle grandi lettere “A” formate da brillanti e perle. Gli ospiti giocavano a carte, chi vinceva, poteva attingere alla scatola sistemata sul tavolo e prendere un brillante. Il misterioso Azor si affacciava ogni tanto, ma non si avvicinava agli ospiti che soltanto dopo hanno capito che il “nobiluomo africano” era, in realtà, il principe Potjomkin, con quello che oggi definiremmo un caso di “Black-face”.

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Ballo al Palazzo di Tauride

Nella primavera del 1791, in onore di Caterina II, il principe Potjomkin organizzò una grande festa al Palazzo di Tauride in concomitanza con la presa di Izmail, invitando 3000 persone. All’ingresso suonava un’orchestra di corni. L’interno del palazzo era inondato dalla luce di 20 mila candele di cera e di oltre 100 mila lampade. Nelle serre del giardino d’inverno cantavano uccellini, pesciolini nuotavano in enormi acquari, dietro numerosi specchi erano nascoste le stufe che riscaldavano l’ambiente. Al centro di questa magnificenza s’ergeva una statua in marmo dell’imperatrice. Suonava un’orchestra, una compagnia di artisti recitava una commedia francese ed eseguiva dei balletti. Il principe Potjomkin, con addosso una tunica scarlatta cosparsa di brillanti, uscì per salutare l’imperatrice e la servì personalmente fino alla fine della festa. La danza della serata era la quadriglia. I granduchi Alessandro e Costantino ballarono un sacco, mentre Caterina II preferì giocare a carte. Non si vincevano soldi, ma pietre preziose. Il ballo, durato fino al giorno successivo, ebbe una vasta eco non solo in Russia, ma in tutta Europa.

Ballo in nero

L’imperatore Alessandro III non aveva la passione della danza: si era addirittura rifiutato di ballare con la fidanzata alla vigilia del proprio matrimonio. In compenso, l’imperatrice Marija Fjodorovna (Dagmar di Danimarca), sua consorte, si divertiva per entrambi. La corte organizzava spesso dei balli “colorati”: in bianco per le debuttanti, in rosa per i novelli sposi. Nel 1888, nella sala Nikolaevskij del Palazzo d’Inverno, si tenne il ballo degli smeraldi: le dame vestivano abiti di color rosso, bianco, giallo o rosa, accompagnati da orecchini e collane di smeraldi.

Nel gennaio del 1889 al Palazzo Anichkov si tenne un ballo in nero. Poco prima di questo evento si erano suicidati l’arciduca Rodolfo, erede al trono austriaco, e la sua amante, la baronessa Maria Vetsera. In conformità alle regole dell’epoca, le case reali d’Europa dovevano rinunciare agli svaghi fino alla fine del lutto. A San Pietroburgo, però, il ballo fu organizzato. Tutti gli ospiti, giunti al palazzo Anichkov, avevano vestiti neri sui quali spiccavano brillanti. L’effetto fu sbalorditivo: coppie “nere” ballavano valzer viennese nella sala completamente bianca. Da parte dell’imperatrice consorte russa, fu una raffinata vendetta per i rancori passati. Quando nel 1865 morì l’erede al trono russo, il granduca Nikolaj Aleksandrovich, con il quale lei era fidanzata, gli austriaci non vollero osservare il lutto. Un anno e mezzo dopo lei sposò Aleksandr Aleksandrovich, fratello più giovane del suo fidanzato scomparso. Anni dopo, già da imperatrice consorte di Russia, trovò questo modo per rinfacciare all’Austria la mancanza di rispetto.

Ballo in stile russo

Nicola II, l’ultimo imperatore russo, non disdegnava le danze, ma era molto preoccupato per la sua consorte, l’imperatrice Aleksandra Fjodorovna che era di salute cagionevole, e per questo motivo non amava i balli. Eppure proprio lei ebbe l’idea di organizzare un ballo in “stile russo”. I costumi, ispirati alla moda del XVII secolo, disegnati dall’artista Sergej Solomko, erano accessoriati con pellicce e antichi gioielli di famiglia. Nicola II vestiva il costume dello zar Alessio Mikhailovich, sua moglie quello della zarina Marija Ilinichna. Quella sera il Palazzo d’Inverno fu gremito da quasi 400 persone.

Ancora oggi questo ballo del 1903, dedicato ai 290 anni della dinastia Romanov, è considerato l’evento più lussuoso mai organizzato dalla corte imperiale russa.


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