Perché Stalin fece fucilare Tukhachevskij, uno dei più brillanti comandanti dell’Armata Rossa?

Storia
BORIS EGOROV
Divenuto maresciallo a soli 42 anni, fu un teorico militare geniale, e in battaglia dimostrò più volte eroismo. Ma la sua eccessiva ambizione e la sua indipendenza gli costarono care

“Sbatteremo la Russia come un tappeto sporco e poi faremo lo stesso con il mondo intero… Entreremo nel caos e ne usciremo solo dopo aver distrutto completamente questa civiltà”. Sono parole di Mikhaíl Nikoláevich Tukhachévskij (1893-1937), un comandante e teorico militare sovietico estremamente ambizioso che divenne Maresciallo dell’Unione Sovietica a soli 42 anni.

A più riprese questo leader militare è stato definito “Napoleone rosso” e “Bonaparte sovietico”. Tukhachevskij sognava di trasformare completamente l’Armata Rossa e di condurla alla vittoria sull’imperialismo nella nuova guerra mondiale. Ma alla fine fu dichiarato “nemico del popolo” e fucilato pochi anni prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale.

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Dopo aver scelto la carriera militare, Tukhachevskij si era distinto durante la Prima guerra mondiale, e per il coraggio dimostrato nelle battaglie si era guadagnato, nel giro di sei mesi, ben cinque medaglie. Tuttavia, già nel febbraio 1915, il tenente Tukhachevskij fu fatto prigioniero in Germania, da cui riuscì a fuggire solo al quinto tentativo, nel settembre 1917.

Nella Guerra civile che presto scoppiò sui brandelli dell’Impero russo, il futuro Maresciallo, pur essendo di nobili origini, scelse la parte dei bolscevichi. Forse credeva che nella neonata Armata Rossa avrebbe avuto maggiori prospettive di carriera che non nell’esercito dei Bianchi. E non si sbagliava affatto. 

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Tukhachevskij si dimostrò un leader militare capace e salì rapidamente al grado di comandante d’armata (komandarm). Sconfisse con successo i nemici del potere sovietico nell’est e nel sud del Paese, e nella guerra contro la Polonia, il 29 aprile 1920, gli fu affidato il comando dell’intero fronte occidentale.

“Con le nostre baionette porteremo felicità e pace al popolo lavoratore. A ovest!”, disse alle sue truppe prima della famosa audace offensiva del luglio 1920. In meno di un mese l’Armata Rossa inflisse una pesante sconfitta ai polacchi e, penetrando rapidamente in Bielorussia, giunse alla periferia di Varsavia. Tuttavia, non riuscì ad accendere il fuoco della rivoluzione mondiale in Europa: le truppe di Tukhachevskij furono inaspettatamente sconfitte alla periferia della capitale polacca. 

Dopo il fiasco polacco, Tukhachevskij dovette impegnarsi duramente nella repressione. Nel marzo 1921 stroncò la rivolta dei marinai contro i bolscevichi, scoppiata a Kronshtadt (la principale base della Flotta del Baltico). Con i marinai, un tempo principale sostegno della potenza sovietica, il comandante ordinò di non essere cerimoniosi: “Bisogna chiudere i conti con i ribelli, sparare senza alcun rimorso…”. Nello stesso anno, il “Napoleone rosso” fu incaricato anche di reprimere una rivolta contadina su larga scala nella provincia di Tambov. Alcune unità di guerriglieri nascoste nei boschi furono poi finite dalle truppe di Tukhachevskij con l’uso di armi chimiche.

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Dopo la fine delle ostilità, Mikhail Tukhachevskij ricoprì una serie di incarichi di alto livello nelle Forze Armate: capo dell’Accademia Militare dell’Armata Rossa, Capo di Stato Maggiore dell’Armata Rossa e Primo Vice Commissario (viceministro) della Difesa. Nel novembre 1935, all’età di 42 anni, divenne il più giovane Maresciallo dell’Unione Sovietica. 

In tutti i suoi incarichi, il comandante aveva come compito principale quello di preparare l’Armata Rossa alla futura grande guerra mondiale, per la quale, a suo parere, era totalmente impreparata. Mikhail Tukhachevskij è stato autore di 120 opere sulla strategia, l’arte bellica, la tattica, l’istruzione e l’addestramento delle truppe. Bombardò letteralmente la leadership dell’Unione Sovietica di “note” e “considerazioni” sulla riforma militare.

Tukhachevskij sviluppò meticolosamente la “teoria delle operazioni in profondità”, il cui significato era quello di condurre una serie di operazioni per irrompere nella difesa del nemico in più punti, con l’introduzione di unità meccanizzate altamente mobili nello sfondamento per sviluppare il successo operativo. Il ruolo principale in questi sfondamenti doveva essere svolto da armate di carri armati, che il “Bonaparte sovietico”, a differenza di molti suoi colleghi, non considerava un semplice supporto per la fanteria.

“Bisogna tenere presente che nelle moderne condizioni di guerra molto spesso non è possibile distruggere il nemico con una sola operazione”, ha scritto Tukhachevskij in “Questioni di Strategia moderna”. “Il nemico spesso si sottrae all’attacco. Perciò dobbiamo condurre operazioni una dopo l’altra per portare il nemico all’ultimo livello di resistenza. Là dove iniziano le aree che alimentano la guerra.

“In qualità di primo vice commissario alla Difesa, Tukhachevskij ha svolto una grande quantità di lavoro organizzativo, creativo e scientifico”, ricordò il maresciallo Georgij Zhukov (1896-1974): “Nei miei incontri con lui sono rimasto affascinato dalla sua versatile conoscenza in tema di scienza militare. Militare intelligente e di ampia formazione, aveva un’eccellente padronanza delle questioni tattiche e strategiche. Aveva una buona conoscenza del ruolo delle diverse branche delle nostre forze armate nelle guerre moderne ed era in grado di essere creativo in qualsiasi problema… Tukhachevskij era un gigante del pensiero militare, una stella di prima grandezza nella galassia degli eccezionali comandanti dell’Armata Rossa”.

Tukhachevskij fece molto per sviluppare le innovative forze aviotrasportate, l’antiaerea, i lanciarazzi multipli, la tecnologia missilistica e gli aerosiluranti. Sottolineò la necessità di dotare le forze armate e aeree di quadri ben addestrati e dotati di attrezzature per le comunicazioni. È proprio di questo che l’Armata Rossa avrebbe sentito più la mancanza nell’estate del 1941, quando iniziò l’invasione nazista.

Non tutte le proposte del Maresciallo incontrarono una risposta positiva nella leadership militare e politica del Paese. L’idea di sviluppare decine di tipi di carri armati diversi (carri armati da combattimento per l’artiglieria, carri armati da sbarco per la fanteria, carri armati da combattimento per mitraglieri, carri armati di scorta per la fanteria e così via) sembrava assurda a molti comandanti militari. Tukhachevskij fu anche criticato per il fatto che i suoi progetti non tenevano assolutamente conto della realtà sociale ed economica del Paese, che all’epoca stava vivendo un’industrializzazione su larga scala (ad esempio, nel 1930 propose di iniziare a produrre carri armati nel numero incredibile di 100.000 pezzi all’anno!).

Il principale oppositore di Tukhachevskij fu il commissario alla Difesa Kliment Voroshilov (1881-1969), che stroncò sul nascere molti dei progetti del “Bonaparte sovietico”. Quest’ultimo, non esitò ad accusare apertamente il suo superiore di incompetenza. Sia l’uno che l’altro avevano i loro sostenitori nella leadership militare del Paese. Dopo aver aggiunto il culmine nel 1937, il dissidio doveva essere in qualche modo interrotto e Stalin lo fece in modo radicale.

Il 10 maggio 1937 Mikhail Tukhachevskij fu trasferito dalla carica di primo vice commissario del popolo alla difesa a quella di comandante del distretto militare del Volga, e il 22 maggio fu arrestato. Tukhachevskij venne accusato di aver preparato una rivolta militare di stampo “fascista” nell’Armata Rossa, finalizzata al rovesciamento violento del potere in Unione Sovietica e all’instaurazione di una dittatura militare. Dopo un rapido processo, il “Napoleone Rosso” fu fucilato il 12 giugno. 

Insieme a Tukhachevskij, per “organizzazione militare trotskista antisovietica”, furono arrestati e giustiziati molti dei suoi collaboratori: i comandanti di primo grado Iona Jakir e Ieronim Uborevich, capo dell’Accademia militare intitolata a Frunze, Il comandante di 2° grado Avgust Kork e tanti altri. Tutti sono stati riabilitati negli anni Cinquanta per mancanza di prove.

Voroshilov era sempre stato assolutamente fedele a Stalin e nel conflitto con il troppo indipendente Tukhachevskij il leader sovietico lo sostenne. Inoltre, è stato suggerito che il “Bonaparte sovietico” sia stato incastrato dai servizi segreti della Germania nazista. Nel tentativo di indebolire la capacità difensiva dell’Unione Sovietica, avrebbero fabbricato informazioni sul legame del Maresciallo con lo Stato Maggiore tedesco e le avrebbero trasmesse a Mosca attraverso terzi. Tuttavia, non ci sono conferme di questa teoria.

Con la rappresaglia contro Mikhail Tukhachevskij e i suoi collaboratori iniziò un’ondata di repressione su larga scala nell’Armata Rossa, che colpì decine di migliaia di ufficiali. Nell’estate del 1939 solo due dei primi cinque marescialli dell’Unione Sovietica erano ancora vivi… 


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