Com’erano e cosa pubblicavano le prime riviste femminili dell’URSS

Russia Beyond (Stepan Lutovinon/archivio di Levchenko-Lutovinin/Russia in Photo; Archive images)
Dopo la Rivoluzione nacquero vari giornali che si rivolgevano a contadine, operaie e attiviste politiche. Ci lavorava anche Nadezhda Krupskaja, moglie di Lenin

Anche nella Russia zarista c’erano le riviste femminili: parlavano perlopiù di moda, curiosità mondane, lavori domestici, pulizia della casa e novità letterarie. Ma davano pochissimo spazio a importanti questioni sociali e venivano lette solo da una ristretta cerchia di donne istruite. Tutto cambiò con la caduta della monarchia. 

Dopo la Rivoluzione del 1917, i bolscevichi dichiararono loro compito istruire e alfabetizzare le masse: istituirono quindi dei mezzi di comunicazione che ben presto finirono sotto il controllo del Partito, con compito di propaganda.  

Fu emesso anche un decreto sulla “necessità di rafforzare la leadership del Partito con la stampa femminile”: i bolscevichi decisero di eliminare le riviste che davano consigli alle casalinghe e lanciarono una nuova stampa capace di “coinvolgere le lavoratrici e le contadine nella lotta per il Comunismo e per la costruzione della terra dei Soviet”. Per i bolscevichi era importante che le donne diventassero membri paritari della società, anche nel mondo del lavoro. 

La maggior parte delle riviste veniva pubblicata sotto la supervisione della moglie del leader rivoluzionario, Nadezhda Krupskaja, che era a capo del comitato politico ed educativo del Ministero dell'Istruzione ed era responsabile di tutto il lavoro di agitazione e propaganda. Sulle riviste venivano pubblicate le storie di grandi personaggi rivoluzionari come Inessa Armand, Aleksandra Kollontaj, la sorella di Lenin Anna Uljanova-Elizarova, politici tra cui Anatolij Lunacharskij, primo commissario del popolo all'istruzione, e Vladimir Bonch-Bruevich, segretario di Lenin e redattore della Pravda. 

Ecco alcune delle riviste femminili più importanti dell’epoca.

Kommunistka” (La comunista)

Dicembre 1920

Si trattava di una rivista politica dell'organo di stampa del Zhenotdel (Dipartimento femminile) del Partito. Veniva pubblicata con una tiratura relativamente piccola (20.000-30.000 copie tra il 1920 e il 1930), fino a quando lo Zhenotdel fu abolito da Stalin.

Gennaio 1928

L'obiettivo della rivista era l'educazione politica delle donne iscritte al Partito. 

Il giornale raccontava come portare avanti il lavoro di propaganda in modo indipendente, diventare leader e formare il nuovo personale del Partito.

Ecco alcuni esempi di rubriche, così come ricorda la storica del giornalismo Elena Kolomijtseva: “Questioni di organizzazione”, “Questioni di propaganda”, “Questioni di educazione comunista”, con titoli come: “Rafforzare la crescita del Partito leninista”, “Prendere una posizione di classe nel lavoro”, “Avanzare con decisione nel lavoro di dirigente”.

Marzo 1929

La rivista “Kommunistka” studiò inoltre un sistema generale per la stampa femminile e ne definì lo scopo (ovvero l'educazione comunista delle donne) e il target di pubblico: le contadine, le operaie e le donne “partigiane”, che necessitavano di pubblicazioni a parte.

Nella stesura dei materiali “Kommunistka” talvolta coinvolgeva anche corrispondenti operai e contadini. 

Rivista “Krasnaja Sibirjachka” (Siberiana rossa)

Si decise inoltre di creare delle riviste regionali a parte: ecco che apparvero giornali come “Krasnaja Sibirjachka” (Siberiana rossa), “Truzhenitsa Severnogo Kavkaza” (Lavoratrice del Caucaso del Nord) e altri.

“Rabotnitsa” (Lavoratrice)

Maggio 1923

Nel 1914, per “proteggere gli interessi del movimento operaio femminile”, Vladimir Lenin avviò la pubblicazione di “Rabotnitsa”, la prima rivista proletaria per le donne. Fu chiusa dalla polizia zarista ma riprese le pubblicazioni dopo la Rivoluzione. La rivista pubblicava articoli sull'importanza di “compiere il testamento di Iljich” e sull'educazione comunista. Ovviamente i temi principali erano legati al lavoro. 

Febbraio 1927

Questa rivista raccontava storie di donne-eroine della produzione e pubblicava articoli sulle professioni a cui aspirare (in un numero della rivista, ad esempio, si consigliava alle ragazze di cercare lavoro come fabbro, perché non richiede molta forza fisica). Venivano inoltre pubblicati consigli su come vestirsi comodamente al lavoro, sui danni causati dai tacchi alti e altri argomenti simili.

Il tema più importante della rivista era la rivoluzione nella vita quotidiana: le donne dovevano liberarsi dalla “schiavitù” maschile e domestica, e diventare a tutti gli effetti costruttrici della società comunista e della “grande nuova vita”.

Dicembre 1935 e 1936 - Stalin in copertina

“Lo sviluppo dell’intelletto viene ritardato da piccole preoccupazioni, pentole, kvas, secchi sporchi e altre nefandezze. Scartando tutto ciò, le donne sarebbero avanzate rapidamente e si sarebbero sentite completamente libere e felici”, scriveva Nadezhda Krupskaja sulla rivista “Rabotnitsa” nel 1925. 

Nel 1917 la tiratura della rivista era di circa 30.000 copie ed era in costante crescita: nel 1941 arrivò a 425.000 copie e nel 1990 a 23 milioni. 

Agosto 1956

Tra l’altro, è una delle poche riviste ancora oggi in produzione!

“Krestjanka” (La contadina)

Marzo 1929

La rivista “Krestjanka” è stata pubblicata dal 1922 al 2015, con una tiratura multimilionaria: nel 1989 contava 21 milioni di copie! L'obiettivo era quello di “agitare le contadine, propagare le idee comuniste e instillare nelle menti delle lavoratrici le conoscenze necessarie per la loro vita e il loro lavoro quotidiano”. 

La rivista spiegava come mantenere la casa e la fattoria, come educare i figli, raccontava inoltre lo stile di vita delle contadine in altri luoghi e come semplificare la quotidianità delle operaie. 

Aprile 1935

Questo giornale pubblicava anche storie di donne, talvolta scritte dai migliori autori sovietici come Maksim Gorkij e Aleksandr Tvardovskij. C’era anche una rubrica scherzosa che prendeva poeticamente in giro le vecchie abitudini e chi non rispettava il nuovo ordine.

“Batrachka” (Bracciante) 

Ottobre 1929

Dopo la morte di Lenin, dal 1925 al 1929 fu pubblicata una rivista simile a “Krestjanka”. Veniva distribuita tra le lavoratrici impegnate nel settore agricolo e forestale. Con il tempo si passò da 10.000 a 40.000 copie. 

Maggio 1928

La rivista non ha avuto vita lunga, anche perché la nozione stessa di “bracciante agricola” (“batrak”, “batrachka”, al femminile), cioè lavoratrice salariata, è esistita solo all'inizio dell'URSS e nel periodo della nuova politica economica. 

Marzo 1928

La “batrachka” pubblicava articoli sul tema del lavoro femminile e del ruolo della donna nella società: le donne - si credeva - dovevano servire innanzitutto gli interessi del proletariato e del Comunismo, e non la famiglia. 

Illustrazione: “Contratto di lavoro”, 1925

La rivista pubblicava anche contenuti sulla cura dei bambini e consigli su come prevenire le malattie sessualmente trasmissibili. Si rivolgeva alle donne analfabete che lavoravano nei campi, alle quali spiegava cosa fosse la sifilide e quanto fosse dannoso per il corpo il “samogon”, un liquore ad alta gradazione prodotto in casa.

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