Quali prodotti della Germania Est potevano essere acquistati dai sovietici e dove?

Russia Beyond (Foto: Boris Losin, Viktor Khomenko/Sputnik)
La Germania Est era il principale partner commerciale dell'URSS: riforniva il Paese di tutto, dalle apparecchiature elettroniche ai mobili, dai prodotti chimici ai tessuti. Tuttavia, trovare effettivamente questi prodotti sugli scaffali dei negozi non era per niente facile…

L'Unione Sovietica ha mantenuto forti relazioni commerciali con gli altri Paesi socialisti. Secondo il Comitato Statale di Statistica dell'URSS, dal 1946 al 1989 il blocco socialista ha rappresentato il 52,7-83,1% del fatturato prodotto dal commercio estero del Paese. Il principale partner di Mosca era la Deutsche Demokratische Republik (DDR), la Repubblica Democratica Tedesca.

Dove si potevano acquistare i prodotti della Germania Est?

Un negozio Berjozka a Sochi

Le merci importate venivano vendute nei negozi Berjozka, apparsi all'inizio degli anni Sessanta: avevano lo scopo di fornire all'Unione Sovietica valuta estera e per questo erano destinati agli stranieri che entravano nel Paese. Nei Berjozka si vendevano articoli di qualità superiore rispetto ai prodotti che si potevano trovare nei normali punti vendita al dettaglio. Questi beni - che dovevano dimostrare l'elevato tenore di vita del Paese - erano prodotti all'estero o realizzati in URSS per l'esportazione.

I cittadini sovietici che lavoravano all'estero - diplomatici, militari, giornalisti - erano ufficialmente autorizzati a fare acquisti nei negozi Berjozka: in questo modo lo Stato li incoraggiava a non spendere valuta forte nei loro viaggi di lavoro all'estero, ma a usarla in patria. Questi negozi vendevano le loro merci non in cambio di denaro contante, bensì di speciali certificati o assegni che diventavano una merce a sé stante sul mercato nero. Gli speculatori li acquistavano dai legittimi possessori e li rivendevano a un prezzo più alto.

Un negozio Berjozka a Leningrado

Una situazione analoga si verificava con i prodotti acquistati nei punti vendita Berjozka, che venivano poi rivenduti in negozi specializzati in prodotti di seconda mano, come negozi di elettronica, vestiti e altri articoli. L'assortimento di questi negozi veniva rimpinguato anche dai pochi cittadini che riuscivano a viaggiare all'estero: alcuni portavano con sé abiti acquistati in fretta e furia durante un viaggio oltre frontiera e che poi risultavano non andar bene, mentre altri compravano cose appositamente per rivenderle in patria. Occasionalmente arrivavano anche merci dalla Germania Ovest. Per riuscire ad acquistare prodotti importati in una “komissionka” (come venivano chiamati in gergo i negozi su commissione), la gente aveva bisogno di avere le giuste conoscenze tra gli assistenti alle vendite. Era importante anche conoscere gli speculatori stessi, che spesso vendevano la merce senza intermediari.

Il Leipzig a Mosca

Anche i comuni cittadini sovietici potevano entrare al “Leipzig”, una filiale del GUM, il principale grande magazzino del Paese, a Mosca. Lì si vendevano soprattutto prodotti provenienti dalla Germania Est, mentre in altri negozi simili - come la boutique polacca “Wanda”, il negozio bulgaro “Sofia”, lo jugoslavo “Jadran” e l'ungherese “Budapest” - si vendevano articoli prodotti in altri Paesi socialisti. Spesso le persone venivano a conoscenza delle consegne di determinati prodotti attraverso dei conoscenti e, il giorno in cui il prodotto doveva essere messo in vendita, accorrevano nel negozio il prima possibile per evitare code. 

Cosa si poteva comprare?

Tra gli oggetti che più suscitavano curiosità e interesse al “Leipzig” c’era il modellino di un treno, custodito in una teca di vetro, attorno al quale si radunavano folle di bambini e adulti quando veniva messo in funzione. Il modellino era assemblato con pezzi firmati PIKO, e ovviamente era il sogno di molti bambini sovietici. 

La capo-vendite nel reparto giocattoli di

Le bambole tedesche - che si differenziavano da quelle sovietiche per l'aspetto, i materiali e le caratteristiche - erano un dono particolarmente prezioso per le bambine. Ovviamente non era permesso portarle all’aperto e giocarci troppo per evitare che si sgualcissero subito. 

L'elenco dei giocattoli della Germania Est accessibili ai bambini sovietici comprendeva anche il kit di costruzioni “Grosblock”, figurine di “Cowboy e Indiani” e vari modellini di veicoli: trattori, carrelli elevatori, autopompe, auto della polizia, camion della spazzatura, autocisterne, autocarri a cassone ribaltabile, camion, ambulanze e sottomarini. 

Il modellino Barkas-1000

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Gli adulti, invece, al “Leipzig” acquistavano abiti, come cappotti, calze, collant, giacche in pelle, guanti, borse, calzature e altri articoli. Il negozio era noto, tra l'altro, per la sua pregiata biancheria intima, e in particolare per la lingerie. Secondo le memorie di chi era presente all'epoca, quando per la prima volta apparvero sul mercato sovietico le sottovesti, le ragazze del posto erano così affascinate dalla loro bellezza che le scambiavano per abiti e le indossavano come un capo del guardaroba a sé stante. Dalla DDR venivano importati anche i cosmetici e gli articoli da profumeria, come l'Odorex, uno dei primi deodoranti dell'URSS, e poco dopo il Nezhny, il Terpky e lo Svezhy, prodotti da un'azienda di nome “Florena”; si trovavano poi la schiuma da barba e il sapone dello stesso produttore, oltre a creme e profumi.

Il servizio di porcellana “Madonna” era un oggetto molto ambito dalle famiglie sovietiche. Nonostante l’URSS producesse le proprie porcellane, gli oggetti fatti nella DDR erano particolarmente ricercati, non solo per la qualità dei materiali, ma anche per le decorazioni sfarzose fatte con uno stile nuovo per i cittadini dell’URSS. Questi servizi ovviamente venivano tirati fuori solo per le occasioni speciali: il resto del tempo venivano custoditi gelosamente dentro una vetrinetta.

Sapone prodotto nella DDR

Anche i mobili delle famiglie più abbienti potevano essere prodotti nella DDR: il mobile Helga, ad esempio, fu un vero successo.

La Germania entrò a gamba tesa anche nelle case degli amanti della musica: le apparecchiature elettroniche prodotte nella DDR non comprendevano solo frullatori e altri elettrodomestici da cucina, ma anche registratori a nastro (prodotti dall'azienda “Grundig”); c’erano poi le chitarre “Musima”, che spesso venivano decorate con scritte - anche della DDR - raffiguranti bandiere, apparecchiature elettroniche e ritratti glamour di attrici, cantanti e presentatori tedeschi.

Strumenti musicali della DDR nel negozio Leipzig

L'interesse per questi oggetti sopravvive ancora oggi: spesso su internet in Russia si vedono annunci di credenze, cartoline, adesivi, cosmetici e persino vestiti della DDR in vendita, mentre i collezionisti e gli appassionati di oggetti retrò continuano a cercare giocattoli, porcellane e figurine d'epoca. 

Una scimmietta di peluche

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